Daniele Silvestri fa il pienone al teatro La Fenice di Senigallia
Tra i pezzi del nuovo album "Acrobati" e altri grandi successi, l'omaggio all'amico malato di sla Max Fanelli
“E la mia casa stasera è Senigallia“. Così Daniele Silvestri ha iniziato il concerto sabato 12 marzo del tour per il suo nuovo album “Acrobati“. Quasi tre ore di musica e parole (“Avete detto a casa che stasera fate tardi?”), in cui ha regalato momenti intensi e suggestivi alternandoli alla sua consueta carica ironica, ai quali hanno fatto seguito altre perle musicali del passato e un omaggio a un concittadino senigalliese che da tempo sta lottando per essere libero fino alla fine, Massimo Fanelli.
Delle 31 tappe di “Acrobati in tour”, già la metà sono soldout e tra queste proprio Senigallia: un tributo all’artista, ma anche un riconoscimento all’album uscito appena il 26 febbraio scorso ed entrato immediatamente al numero 1 della classifica FIMI/GfK degli album più venduti. Il disco annovera pezzi che viaggiano tra l’intimo (“Pensieri“, “La mia casa“) e il sociale (“Quali alibi“), tra riflessioni e abitudini (“La mia routine“), tra l’interno di un “monolocale” e la strada di una città in cui riversa le sue passioni, i suoi timori.
E proprio fuori delle case ci porta Daniele Silvestri con la scenografia: pensieri, tendenze, abitudini che riguardano ognuno di noi, come già anticipato dalla copertina curata da Paolino De Francesco: da un aeroplano si osserva un cielo tessuto di fili sui quali si muovono figure nel loro agire quotidiano, come dire che “camminare sul filo” è una pratica che riguarda tutti noi.
C’è tempo – e Daniele Silvestri lo fa con un video emozionante – per un omaggio a Massimo Fanelli, il 54enne senigalliese malato di sla, per raccontare come nacque l’amicizia: nel video del 2013 si vede Fanelli con i sierraleoncini che intonano “A bocca chiusa“. “Con la sua onlus per i bambini della Sierra Leone, in Africa – racconta Silvestri a quanti in sala ancora non ne fossero a conoscenza – ha dato veramente il suo cuore prima che la sla lo costringesse a letto. Ma nonostante questo la sua attività va avanti, così come la sua battaglia per i diritti civili e per essere libero fino alla fine“.
Lo spettacolo poi vira (e con esso la scenografia) nella seconda parte: si trasforma in un circo dove si esibiscono i musicisti “acrobati” sia per le richieste di Silvestri, che li “aziona” con le luci come fosse un burattinaio, sia per quelle del pubblico, tramite un sondaggio nel web sulle canzoni decretate “immancabili”. E come potevano mancare dunque “Occhi da Orientale“, “Il flamenco della doccia“, “Le cose che abbiamo in comune” dedicata alla mamma presente in sala, “La Y 10 bordeaux“, “Strade di Francia” e la finale “Cohiba“, cantata con tutto il pubblico in piedi.
Foto di Carlo Leone e Simone Luchetti
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