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Digestore anaerobico a Casine di Ostra: il Gsa al sindaco di Senigallia, “rompa il suo silenzio”

"La realizzazione dell'impianto è pericolosa per la collettività, il sindaco Mangialardi prenda posizione"

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Esondazione nella zona in cui si vuole costruire la centrale biogas di Casine di Ostra

Il Gruppo Società e Ambiente scrive al sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi sull’imminente costruzione di un digestore anaerobico in zona Zipa, nel territorio del Comune di Ostra, chiedendo al primo cittadino di prendere una posizione ufficiale rompendo “il lungo silenzio” .

Questa la lettera del Gsa.

Gentile signor Sindaco,

certamente sarà a conoscenza dell’imminente costruzione di un digestore anaerobico posto in zona Zipa, a Casine d’Ostra.
Come lei saprà si tratta di una grande struttura che, in assenza di aria, trasforma il rifiuto organico in “digestato” e produce gas metano dalla decomposizione.
Dalla documentazione ufficiale si evince che, nell’ambiente chiuso ermeticamente, si sviluppano microrganismi patogeni; tra questi, i più ricorrenti sono rappresentati dal numeroso gruppo delle enterobatteriacee (Salmonella, Shigella, Yersinia, Escherichia, ecc.) oltre a Listeria monocytogenes, Campylobacter, enterococchi fecali e batteri sporigeni dei generi Clostridium (C. tetani, C.botulinum, C.septicum, C. sordellii) e Bacillus.
Durante il processo di digestione della materia organica, si produce ammoniaca, anidride carbonica, acido solfidrico, inoltre, in assenza di ossigeno, la decomposizione di sostanze organiche può portare alla produzione di diossina.
Nel digestato, cioè nel prodotto finale della lavorazione, si possono trovare anche sostanze tossiche quali metalli pesanti o composti organici di sintesi come i fitofarmaci o i bifenili policlorurati,  inoltre è accertata la presenza di nitrati tali da non rendere appetibile il digestato come fertilizzante da spargere sui terreni agricoli.
Quindi il digestato è, a tutti gli effetti, un rifiuto, e, la direttiva CEE 75/ 442,classifica il digestato come rifiuto speciale (codici CER 190600- 190603-190 604- 190- 605).
In Germania e, ancor più, in Scandinavia e Svizzera, sono adottate precauzioni molto più stringenti che quelle adottate in Italia per il trattamento dei digestati. Inoltre, si pone grande attenzione ai siti, dove questi impianti sono collocati.
In Italia, la linea non sembra quelladella precauzione; però, c’è un’eccezione nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano dove nella DAL (Delibera di Assemblea Legislativa) adottata dall’’Emilia Romagna si legge:
“è considerato non idoneo all’installazione di impianti di produzione di energia da biogas e produzione di biometano, il territorio individuato quale comprensorio di produzione del formaggio “Parmigiano-Reggiano”.

Quindi possiamo dedurre che stiamo parlando di qualcosa di pericoloso e che, nei territori di forte rilevanza economica, ci sia più tutela di quanta non ce ne sia da noi che non produciamo parmigiano….

Infatti, da noi, posizioneranno l’impianto in zona Zipa a Casine d’Ostra dove, nel 2014, durante l’alluvione, si è registrata una piena di due metri di acqua testimoniata da foto e racconti dei presenti.
Signor Sindaco, riesce ad immaginare se quell’impianto fosse stato già operativo con le sue quarantamila tonnellate di rifiuti, quale scenario avremmo avuto?

Noi contestiamo il luogo, perché non è adatto ad una struttura di quella portata.

Noi vediamo un pericolo che può compromettere il nostro territorio per molti anni.

Noi temiamo per il nostro futuro e, assieme a noi, le migliaia di persone che hanno firmato la petizione esprimendoci il loro timore.

La paura che, in una nuova alluvione, al danno causato dall’acqua, si aggiunga anche quello sanitario e biologico, porta i cittadini a percepire queste scelte come il frutto di una volontà oligarchica poco attenta al bene della collettività.

Per questo le chiediamo di rompere il suo lungo silenzio e di unire la sua voce alla nostra, per la difesa della salute dei cittadini, del territorio e della sua economia turistica che non trarrebbe vantaggi da un disastro ambientale di grandi proporzioni.

Noi invochiamo la cautela e la prudenza, ci aiuti a sostenere questa posizione.

Commenti
Solo un commento
paolofiore 2016-03-12 21:57:07
Il Sindaco ovviamente sa tutto e non mi risulta abbia fatto alcun che nell'evitarne la costruzione anche perchè ancora ricordiamo tutti la sua presenza nell'inaugurazione del centro raccolta FORSU di Corinaldo gestito dal CIR33, grande fallimento che per chi si interessa un pochino era palese fin da subito.
Questo impianto, che non costerebbe nulla alla Provincia in quanto privato, toglierebbe dall'imbarazzo tutti coloro che avevano decantato le lodi dell'impianto di Corinaldo (ricorderete i video documentari su quell'impianto) costato all'incirca 8 milioni di euro e per fortuna parte recuperati dalla conversione in impianto di selezione dell'indifferenziato deciso in una riunione ATA.
Ma nella stessa riunione ATA si era anche imposto una immediata ricollocazione della FORSU, ovviamente su impianto pubblico, per evitare appunto di essere scoperti troppo a lungo ma da allora, circa due anni, nulla di fatto (ricordo comunque che si è arrivati al voto perchè l'impianto già da un paio d'anni risultava in sofferenza, cioè dopo due anni dall'apertura).
Dove difetta il pubblico ecco che arriva il privato che ovviamente si muove secondo i suoi comodi e dove chiaramente c'è interesse.
Non entro in merito a quanto avete scritto a livello tecnico in quanto a mio avviso non è corretto ma qualsiasi cosa va bene ma quello che a me fa arrabbiare è che chi ha l'incarico di gestire i rifiuti NON LO STA FACENDO a partire dai Sindaci (ATA) fino alla Provincia.
Le regole ci sono ma non vengono rispettate.......se vengono fatte vedrete che non ci sarà spazio per gli avventurieri che però al momento fanno comodo a chi ha sbagliato o non ha voglia di fare.

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