Il reato di omicidio stradale entra nel Codice della Strada
Dopo un lungo iter, via libera a pene più severe per chi causa la morte sulle strade
Il reato di omicidio stradale entra nel codice della strada. Così ha deciso, mercoledì 2 marzo, il Senato, che ha detto Sì a un ddl del Governo che aveva chiesto la fiducia.
149 i voti a favore, 3 quelli contrari e 15 gli astenuti.
In sintesi, secondo la legge, la pena resta compresa tra i 2 e i 7 anni quando la morte viene causata violando il codice della strada, ma sale (tra gli 8 e i 12 anni) per chi causa il decesso di un’altra persona sotto l’effetto di droghe o con un tasso alcolemico oltre 1.5 grammi al litro.
Se il tasso alcolemico del conducente responsabile dell’incidente mortale oscilla tra 0.8 e 1.5, la reclusione varia tra i 5 e i 10 anni.
Se si causa la morte di più persone la pena può arrivare fino a 18 anni.
La fuga dopo l’incidente fa scattare un aumento della condanna – in ogni caso non inferiore a 3 anni per le lesioni e a 5 per l’omicidio – da 1/3 a 2/3.
Un lungo e complesso iter quello dell’introduzione del reato di omicidio stradale, per il quale erano giunte sollecitazioni da più parti d’Italia, in particolare dai familiari delle troppe vittime della strada uccise negli ultimi anni dall’incoscienza e dal mancato rispetto del codice altrui: in una mail, era stato lo stesso presidente del consiglio Matteo Renzi a rassicurare – nell’aprile 2015 – la famiglia di Francesco Saccinto, il ragazzo rimasto ucciso nel 2013 a 14 anni in un incidente stradale causato dal corinaldese Omar Turchi, ubriaco alla guida.
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