Karim Franceschi, fascicolo d’inchiesta aperto dalla direzione antimafia e terrorismo
Le dichiarazioni del combattente di Senigallia e le modalità di reclutamento diventano di interesse per l'allarme terroristico
Un fascicolo d’inchiesta è stato aperto sulle affermazioni che Karim Franceschi, il giovane senigalliese partito per Kobane per combattere l’Isis, ha rilasciato ai giornali e poi pubblicato in un libro. Dichiarazioni che la Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Ancona ha deciso di esaminare e approfondire e che ha inserito nella relazione annuale presentata in Senato.
L’interesse investigativo è concentrato più che altro sul percorso che Karim ha effettuato per raggiungere Kobane e inserirsi tra le linee curde. Tra i punti da chiarire c’è anche la questione se può essere effettuato il percorso inverso e cioè se terroristi islamici possono arrivare in Italia utilizzando gli stessi canali o le stesse modalità.
Il giovane di Senigallia classe ’89, membro dello Spazio Comune Autogestito Arvultùra, ha raggiunto infatti Kobane, nell’attuale Kurdistan siriano al confine con la Turchia, per combattere le milizie del califfato di al-Baghdadi. Ben due volte si è recato nei luoghi di guerra, ha imbracciato il fucile e maneggiato bombe per difendere il progetto democratico del Rojava contrastando l’avanzata dell’Isis. Esperienza poi finita nel libro “Il combattente” e ora al centro dell’interesse investigativo della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e della sezione di Ancona.
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