“Tonnellate di rifiuti speciali a rischio esondazione” tra Senigallia e Ostra
Il Gsa avverte: "Entro pasqua potrebbe arrivare l'autorizzazione per il digestore anaerobico a Casine". E parte la raccolta firme
Agire prima che sia troppo tardi. E’ questo il senso della nuova iniziativa del Gruppo Società e Ambiente (GSA) di Senigallia che lancia un’azione informativa per sensibilizzare i cittadini di Senigallia, Ostra, Corinaldo e del comprensorio sui rischi derivanti dal digestore anaerobico che dovrebbe sorgere nella zona Zipa, a Casine di Ostra.
La campagna di sensibilizzazione vuole far comprendere quali rischi si correrebbero se passasse l’ultima autorizzazione per far sorgere tra il fiume Nevola e il fiume Misa, in una zona esondabile (le foto allegate si riferiscono all’alluvione del 3 maggio 2014), un impianto per il trattamento dei rifiuti organici dell’intera provincia anconetana.
L’autorizzazione in questione è l’A.I.A., l’Autorizzazione Integrata Ambientale, e rappresenta l’ultimo passo prima che divenga realtà l’impianto da 45mila tonnellate l’anno di rifiuti digestati.
La campagna informativa partirà sabato 27 febbraio con banchetti in centro a Senigallia e Ostra e con la pubblicazione di materiali sul sito gsa-senigallia.it e sulla pagina facebook dedicata: servirà per informare e per raccogliere le firme contro un progetto che sembra non prendere in considerazione l’ipotesi di possibili inondazioni dell’impianto una volta ultimato.
“La zona, nel 2014, venne allagata da quasi due metri d’acqua – afferma la presidente del GSA Laura Lavatori –. Possiamo solo imamginare cosa sarebbe successo se durante quel 3 maggio l’impianto fosse stato già operativo: una quantità enorme di rifiuti digestati che vengono considerati speciali dopo il trattamento dell’umido sarebbe stata sparsa nel fiume, in tutto il nostro territorio e nell’acqua del mare“.
“La questione lascia parecchie perplessità – afferma un’altra componente del GSA, Luisa del Grande – poiché non solo l’area non è ancora stata dichiarata esondabile, ma abbiamo saputo che non è nemmeno avvenuta la perimetrazione in base al rischio ormai divenuto concreto“.
Senza contare poi – sottolineano Alan Canestrari e Marta Torbidoni, rispettivamente consigliere comunale di Forza Italia e responsabile cittadino di FI – le ripercussioni in termini di traffico, di inquinamento da polveri sottili e nella qualità della vita per gli abitanti della zona dove già insiste, poco distante, l’impianto per il trattamento della frazione inorganica di Corinaldo.
Ma la campagna d’informazione e di sensibilizzazione ha anche i tempi ristretti: a quanto sembra, la conferenza dei servizi (tavolo tecnico a cui prendono parte Regione Marche, Provincia di Ancona, Comuni, Autorità di Bacino, Sovrintendenza, ARPAM) potrebbe rilasciare l’autorizzazione già nel prossimo incontro di fine marzo, con l’attenuante di richiedere solo un piano di mitigazione del rischio idrogeologico, finalizzato a far defluire meglio l’acqua al fiume Misa.
“Non capiamo perché – concludono i responsabili del GSA di Senigallia – dopo quanto accaduto con l’alluvione ci si ostini a far costruire un simile impianto in un’area che si è dimostrata così pericolosa solo pochi mesi fa. Noi non vogliamo ridurre il rischio, vogliamo che la popolazione non lo corra. E per questo chiediamo anche che le istituzioni, sindaco in testa, firmino insieme a noi“.
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