Digestore anaerobico per rifiuti organici alla Zipa di Casine di Ostra: l’allarme del GSA
Il Gruppo Società e Ambiente Senigallia: "No alla realizzazione in una zona interessata da esondazioni pochi mesi fa"
Vogliamo informare in merito ad un progetto che, a nostro avviso, può mettere in serio pericolo la città. Voi tutti ricorderete la terribile alluvione del 2014.
Una delle zone che furono allagate fu l’area sita nella confluenza tra il Misa e il Nevola, e l’acqua una volta inondata questa area finì poi per riversarsi sul Misa e quindi fu tra quelle che allagarono la città.
Ora, proprio in quella zona così fragile, c’è il progetto di collocare una discarica anaerobica per la gestione dei rifiuti organici. Un impianto imponente e “modulare” cioè destinato ad ingrandirsi con l’acquisizione di nuovi lotti di terreno adiacenti.
La scelta del luogo genera in noi parecchie perplessità. Fermo restando che la struttura sia solida, sicura e affidabile, rimane il dubbio della sua collocazione in una zona che ha già ampiamente dimostrato tutta la sua vulnerabilità.
Sembra che questo dubbio sia venuto solo a noi, perché,valutando i documenti in nostro possesso, sia la regione che tutti gli enti preposti, hanno concesso ogni genere di approvazione. Manca solo una certificazione: l’AIA cioè l’Autorizzazione Integrata Ambientale che, secondo le nostre informazioni, verrà concessa senza troppa difficoltà a breve.
Sappiamo bene quali appetiti si scatenino nel settore dei rifiuti, ma crediamo comunque che i cittadini debbano essere messi a conoscenza dell’eventuale pericolo che si sta concretizzando alle loro spalle.
La struttura in questione, metterà in atto un processo di “digestione anaerobica” cioè un meccanismo che trasforma il nostro rifiuto organico degradandolo fino a trasformarlo in “digestato”. Stiamo parlando di una struttura in grado di lavorare 45 mila tonnellate di rifiuti producendo, dopo la “digestione”, una buona quantità di sottoprodotti e scarti che devono essere stoccati in attesa di essere trasferiti alla loro destinazione finale. Il processo di digestione viene fatto in ambiente ermeticamente chiuso, per cui non si sentono cattivi odori e, questo, è un vantaggio rispetto alla gestione delle discariche aerobiche dove i rifiuti sono lasciati all’aria aperta.
Ma il problema si pone proprio per lo scarto di lavorazione: il cosidetto digestato, in pratica la materia solida che residua dalla trasformazione dei rifiuti organici, che nel procedimento verrebbe lasciato per qualche settimana nell’area destinata dallo stabilimento.
Il digestato, dopo la sua trasformazione non è più considerato un rifiuto organico, ma un rifiuto speciale, proprio per le caratteristiche organolettiche e chimiche che lo stesso acquista dopo la trasformazione.
Ora immaginate se, su questo digestato, si scateni la furia del fiume trascinando al mare una buona quantità di questo composto e sparpagliandolo lungo tutto il suo cammino.
Non è una mera ipotesi: durante l’alluvione del 2014, infatti, l’area su cui dovrebbe sorgere questo “digestore anaerobico” fu sommersa da circa un metro e mezzo d’acqua, che poi defluì nel fiume Misa e quindi raggiunse Senigallia.
Se l’impianto venisse realizzato lì ci sarebbe davvero un serio pericolo, in caso di alluvione, non solo di un allagamento ma addirittura di un problema ambientale e sanitario così che alla ricostruzione, dovrebbe aggiungersi la bonifica della nostra città.
Abbiamo constatato che gran parte della cittadinanza è all’oscuro di questo pericolo, per questo appena saputa la notizia abbiamo voluto iniziare una campagna di informazione e di sensibilizzazione.
Crediamo sia utile un dibattito che coinvolga i cittadini e tutte le realtà associative del territorio.
Speriamo che l’Amministrazione Comunale, insieme alle altre Istituzioni che in questo momento stanno esaminando il progetto, possano compiere qualsiasi azione volta ad impedire che l’impianto venga realizzato in una zona che è esondata pochi mesi fa, per scongiurare un pericolo ancor maggiore dell’alluvione.
Senza tener conto che se un simile progetto andasse in porto, alle spalle di Senigallia avremmo ben 2 discariche provinciali: quella di Corinaldo per i rifiuti indifferenziati (grigio) della Provincia e quella del nuovo digestore anaerobico posta nell’area a confine tra i territori di Ostra, Trecastelli e Senigallia, dove confluirebbe l’organico di tutta la Provincia di Ancona.
Una tale prospettiva va evitata posto che se si realizzasse avrebbe come ulteriore conseguenza anche un consistente aumento sulle nostre strade del traffico veicolare pesante, dedito al trasporto di rifiuti indifferenziati e umidi, con ovvie ripercussioni odorigene e sulla percentuale delle PM 10.
Ecco perché, di fronte ad una incognita così grande, forse, sarebbe bene dare la parola ai cittadini tramite un referendum. Sarebbe un bellissimo esempio di democrazia e partecipazione e toglierebbe agli abitanti del luogo la sensazione di essere solo delle vittime predestinate.
I cittadini vanno informati in maniera corretta e dare le responsabilità a chi effettivamente le ha.
L'impianto che avete descritto non è di proprietà Provinciale ma PRIVATO e l'iter è iniziato nel 2010, guardacaso circa un anno dopo l'inaugurazione dell'impianto AEROBICO di Corinaldo di proprietà Provinciale e gestito dal CIR33 con capacità nominale di 20.000 Ton/anno ma destinato a fallire....dopo qualche anno detto fatto.
Il fallimento di questo impianto era talmente prevedibile che appunto nel 2010 degli imprenditori hanno pensato bene di trovare loro la soluzione addirittura per gestire tutta la Provincia, 45.000 Ton/anno.
Dal momento però che la gestione dei rifiuti DEVE essere pubblica, la loro autorizzazione e subordinata all'eccesso non gestibile dagli impianti pubblici (se il pubblico non ci riesce allora può intervenire il privato). Dal momento che era tutto previsto e che l'impianto di Corinaldo ,costato 9 milioni di euro ,sarebbe andato in chiusura, è chiaro che a quel punto rimane questo impianto già autorizzato a beccarsi tutta la Provincia.
Il nostro organico, a suo tempo, ben presto ha iniziato ad essere dirottato in Romagna in un impianto a Biogas costandoci ben 94 euro a tonnellata e ben oltre gli 80 euro che paghiamo per il grigio. Avere un impianto in zona dove ai nostri Amministratori non costa nessuna fatica, a partire dalla Provincia e tutti a loro collegati pensate che vi avrebbero detto qualcosa ? Nelle varie riunioni pubbliche in merito e nelle conferenze dei servizi mi risulta (salvo prova contraria) che il Sindaco Mangialardi non sia mai stato presente....perchè ?
Questo impianto privato che costerà circa 15 milioni di euro circa , sulla base di calcoli fatti, si manterebbe da solo e forse ci uscirebbe anche qualcosa e dai cittadini, calcolando un incasso medio di euro 60 a tonnellata, fanno all'anno 2,7 milioni di fatturato. E' inutile poi dire che il prezzo comunque lo fanno loro.
Vi preoccupate poi del traffico e relativo suo inquinamento ? Certo perchè l'impianto è decentrato rispetto alla provincia e collegato male; molto probabilmente dovrà anche portare via l'acqua azotata con cisterne verso il depuratore di Monsano oltre al carico di organico e sfalci proveniente dalla Provincia.
Da questo aggiungiamo il traffico del differenziato che va sempre a Casine e dell'indifferenziato , come avete detto, a Corinaldo.
Consigliate di fare un referendum...per favore. Intanto chiedete spiegazioni ai vostri Amministratori ed alla Provincia (che comunque in questa storia si sono ben protetti) ed in ogni caso è un problema che deve risolvere la Provicnia in quanto responsabile della gestione rifiuti insieme all'ATA (composta dai Sindaci ).
La soluzione c'è e spiegata più volte da me su questo argomento che di sicuro non è mettere i bastoni fra le ruote a coloro che c'hanno provato e che i nostri Amministratori hanno assecondato........ora questi Signori Amministratori devono darsi da fare per ripristinare quello che doveva essere fatto a suo tempo prima che sia troppo tardi e che dei privati perdano soldi inutilmente.
Dimenticavo anche che questi tipi di impianto dovrebbero non solo essere autorizzati dal'A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) cioè valutare il posto su cui sorge ma anche dal V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) che appunto valuta ben altri aspetti che io e voi avete sollevato. In quest'ultimno caso sicuramente questo impianto non troverà spazio in quanto come detto, sulla base della sua alimentazione e dei bisogni per funzionare, la zona su cui è progettato non è assolutamente idonea e l'ho descritto . Grazie
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