L’Istat e quell’interrogatorio a cui sei costretto a rispondere…
Sì, faccio parte dei 50mila sfigati bersagliati da domande sceme: ma spero sempre in una black list!
Il primo shock lo provi già nel ricevere la lettera e leggendo la prima riga: “Gentile Signora, gentile Signore, la informiamo che Lei, insieme ad altre 50.000 persone, è stato scelto per partecipare a un’importante rilevazione ….“. Al che mi vien da pensare quanto sia veritiero quel detto che la dea Fortuna è cieca (mai che vinca un premio anche di un solo euro), ma la sua dirimpettaia Sfiga è una perfetta cecchina.
Ed il primo dato inconfutabilmente veritiero che ci fornisce l’ISTAT è che sicuramente in Italia ci sono 50mila sfigati come il sottoscritto. Ma magari fossimo solo in 50mila! Ed il bello – e loro credono che dovrei esserne orgoglioso – è che mi hanno inserito in un loro contenitore che aprono ogni qual volta hanno necessità di questi “saggi”. Io vivo nella speranza che si rompa lui (il contenitore!) prima che me li rompa io definitivamente, nonostante il valore che oramai hanno.
Vi ricordate i famosi 10 saggi del compagno Giorgio? Beh, noi 50mila siamo una specie di costoro, molto meno intelligenti (io parlo per me, anche se penso che forse è per questo che veniamo scelti) ma certamente più anonimi e per nulla retribuiti.
Il contenuto della lettera è un alternarsi di carota e bastone, sdolcinata e rassicurante. Infatti proseguendo ed in caratteri in neretto (da notare anche questo!) si può apprendere: “… La Sua (si noti la S maiuscola!)collaborazione è indispensabile (ed è qui che il godimento raggiunge il culmine) per capire cosa avviene nel Paese e ai suoi abitanti (la carota!)…” Ed ora il bastone: “… L’obbligo di risposta per i cittadini è sancito dall’art. 7 del d.lgs. n. 322/1989 e dal D.P.R. 19 luglio 2013, la cui efficacia è stata prorogata dal….“. Cioè sono costretto a rispondere (e qui lo metto io in neretto!!) alle loro baggianate. Chissà quale sarebbe la penale? Il confino, l’esilio, una multa? Per masochismo, voglio restare nel dubbio!
In un Paese come il nostro, con un governo come il nostro, dove tutto è simil m@@@a, perché dire che è di m@@@a sarebbe di già troppo onorevole, si ha il coraggio di scrivere sempre in neretto: “La riservatezza di tutte le informazioni che ci fornirà è garantita per legge“.
E chi ci crede? In un paese dove la P2 – la P3 – i servizi segreti, mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, hanno fatto (e seppur non ne ho la certezza, qualche dubbio mi assale spesso) e continuano a fare i loro comodi schedando chi credono opportuno da tenere sotto controllo, questi mi si permettono di assicurare la riservatezza di quanto andrò a dire IO… se è vero che lo fanno è solo perché non conto un emerito tubo! La mia sicurezza non siete voi, è oramai l’età ed il fatto che non possiedo nulla da potermi togliere! Quando uno non ha più nulla, ritorna ad essere un uomo libero (è una citazione di cui non ricordo il padre!).
Intanto però possiedono nome, cognome, data di nascita, indirizzo e telefono, che nel corso della telefonata – previa ripetizione dell’intervistatrice che assicura che ciò resterà riservato – ne richiede conferma.
Sapete poi in che cosa consistevano questi 20 minuti di interrogatorio? In “un’importante rilevazione campionaria sulla sicurezza dei cittadini che l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) svolgerà allo scopo di conoscere quanto le persone si sentano sicure nel proprio ambiente di vita e di rilevare quanto siano diffusi alcuni episodi, come ad esempio, il furto del portafoglio o dell’automobile“.
E quando sopra definivo come baggianate le domande, è per il fatto che se affermo di non aver mai subito un furto, non credo che ci sia bisogno di far seguire un “Ha mai avuto il furto dell’auto? E del portafoglio? E di un oggetto di valore? E di…? E di..?” La stessa cosa se mai mi sono entrati in casa… Se affermo di non aver avuto furti, metteteci un punto… va bene che sono uno dei “50.000 saggi” e che per via dell’anzianità forse non offro sufficienti garanzie, ma allora non mi dovreste più estrarre dall’urna delle ‘eccellenze italiane’ di cui l’Istat non può fare a meno.
Alla domanda se mi ritenevo soddisfatto del lavoro svolto dalle forze dell’ordine, mi sono trovato in imbarazzo, per coloro che hanno stilato il questionario, perché mi hanno chiesto quante volte passano nel mio territorio, se due volte al giorno, se una al giorno, se una alla settimana, se una al mese… come se l’italiano medio fosse sempre lì, a guardare fuori dalla finestra a controllare i passaggi di questi militari. Ho sottolineato che il problema non è se passano, ma se li fanno passare, se il loro numero è sufficiente come altrettanto lo sono i mezzi messi a loro disposizione. Non so se sarà pervenuto… perchè il bello è che non esponi le tue idee, ma è solo “a domanda, risponde”!
Altra domanda riguardava l’illuminazione cittadina, se sufficiente o meno, sempre posta in una scala di grigi come quel famoso libro dalle 50 sfumature.
Insomma una serie di domande le cui risposte si leggono quotidianamente, attraverso i fatti di cronaca.
La domanda che forse sarebbe stata più opportuna credo dovesse essere impostata, sul perché oggi ci si sente meno sicuri, da che cosa dipende e come si dovrebbero superare questi timori. Di certo, non con questo questionario, che sarà reso pubblico chissà quando e comunque formulato solo dopo che i buoi sono fuggiti dalla stalla.
E quindi… alla prossima! O meglio, spero che leggano questo pistolotto e che mi cancellino dalla lista di quelli da loro considerati dei “privilegiati”, magari trascrivendomi su quella black list governativa del “chi non è con me, è contro di me“.
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