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Ultimo appuntamento con la filmografia di Gus Van Sant

Martedì 26 verrà proiettato "Gerry", primo capitolo della "Trilogia della morte"

Una scena del film "Gerry" di Gus Van Sant

Alla Piccola Fenice ultimo appuntamento della rassegna di gennaio dedicata al regista statunitense Gus Van Sant. Martedì 26 alle 21.15 verrà proiettato “Gerry” (2002, 103′), primo film della cosiddetta “Trilogia della Morte”, a cui seguirono Elephant e Last days.

Due giovani (Matt Damon e Casey Affleck) che si chiamano entrambi Gerry cominciano a passeggiare in una pineta per ritrovarsi progressivamente in marcia nel deserto. L’amicizia verrà messa a dura prova anche da disidratazione, allucinazioni e dalla consapevolezza di essere potenzialmente sempre più esposti alla morte, ora dopo ora.

Il deserto è sicuramente il terzo protagonista del film con i suoi sublimi, sconfinati paesaggi e spietati allo stesso tempo. Per i due Gerry ritrovare il sentiero sarà impresa ardua, ostacolati da un ambiente ostile che non offre punti di riferimento. Questa apparente staticità dell’ambiente, crea continui movimenti di luce, nuvole ed ombre che accompagnano i passi senza meta dei due giovani, abili a scandire l’idea dell’infinito paesaggistico che li circonda e l’assenza di una via di uscita. E se il panorama è l’essenza, l’accompagnamento sonoro ne diviene il fulcro: respiri pesanti, passi, versi di animali e vento trascinano lo spettatore in un clima quasi mistico. I dialoghi ridotti ai minimi termini e in stile “teatro dell’assurdo” creano atmosfere analoghe alle sceneggiature teatrali di Beckett e Pinter (“Ho conquistato Tebe”, “Ci sono molti dinosauri nella zona”…). Lo stesso nome che accomuna i due personaggi è avvolto in ermetiche interpretazioni (“Hai gerrizzato le procedure”, “C’erano troppi Gerry diversi per la strada”, “è stata una gerriata totale”). Una sorta di nome in codice (?).

Scritto e montato a sei mani (Van Sant, Damon, Affleck), il film è retto dall’onnipresente steadycam di Matias Mesa ma soprattutto dalla “magica” fotografia di Harris Savides (con Van Sant sin dal precedente “Scoprendo Forrester”, 2000): zoom out e campi lunghissimi a sottolineare la supremazia della natura e l’impotenza dell’uomo di fronte ad essa.

Gerry segna un punto di rottura nella filmografia di Van Sant (dopo i due didascalici “Will Hunting” e “Scoprendo Forrester”) e un ritorno allo sperimentalismo degli esordi (Mala Noche 1985). Lo fa ispirandosi ad un regista europeo come Béla Tarr, ungherese, che a detta dello stesso Van Sant è stato uno dei maggiori autori a cui ha guardato per la svolta “sperimentale” 2002-2007.

La scelta di tempi dilatati, lunghi piano-sequenza, dialoghi scarni e suono in presa diretta sono gli elementi che denotano “Gerry” lontano anni luce dalle pellicole hollywoodiane.

Presentato al Sundance Film Festival e al Toronto Film Festival e due nomination agli Independent Spirit Awards (regia e fotografia), il film fu girato nella Death Valley in California, sul Grande Lago salato nello Utah, e in Argentina.
Da menzionare le musiche del compositore minimalista estone Arvo Pärt.

Versione originale sottotitolata

Ingresso alle proiezioni con tessera FICC. Possibilità di tesseramento all’ingresso del cinema.

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