Il Coro del ’62 e dintorni non si ferma mai
"Da novembre a gennaio gli 'ingaggi' si sono susseguiti fitti e inesorabili"
Bisogna rassegnarsi: l’allegria e il “bel canto” del Coro del ’62 e dintorni non si placheranno! Da novembre a gennaio gli “ingaggi” si sono susseguiti fitti e inesorabili. I palcoscenici che hanno calpestato sono stati peraltro “vari ed eventuali”, come racconta la natura del coro stesso.
La sua presenza a fianco dei “4×70” il 7 dicembre era solo un antipasto perchè il menù completo prevedeva ben sei portate, servite come segue: il 14 novembre alla Casa di riposo di Trecastelli per festeggiare San Martino, il 16 dicembre presso gli Amici del Caffè Alzheimer, il 20 alla Casa di riposo di Corinaldo, il 25 al carcere di Montacuto, il 27 alla Casa di riposo Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia e il 13 gennaio alla Casa protetta per anziani di Senigallia. Una festosa passeggiata dal mare attraverso le colline della provincia.
Il consueto spirito goliardico che contraddistingue il gruppo, ispirato e alimentato dai maestri Andrea Celidoni e Gabriele Carbonari, si è fatto ancora più brioso grazie al clima natalizio; pareva di assistere a veri spettacoli, con gli artisti (vecchi e nuovi) in “total black” schierati di fronte al pubblico, non fosse stato per i cappelli di Babbo Natale o, peggio, le corna da renna che spuntavano da ogni testa.
Il repertorio: classico natalizio (Oh happy day, Astro del Ciel, Jingle bell rock,…), brani che potessero far riaffiorare emozioni e ricordi sopiti nel nostro pubblico non più giovanissimo.
Che bello veder illuminarsi gli occhi un po’ persi di alcuni di loro che all’improvviso ricordavano e cantavano insieme al coro! Che bello sentirli replicare alle battute spiritose del maestro, sorridere o –di più- ridere insieme! Piccoli grandi attimi di gioia condivisa.
A Montacuto questa volta il Coro ha invece portato soltanto un po’ di musica e di calore esterno da condividere durante le due Messe di Natale. Con la gioia di sempre, sicuri di vederla espandere nei luoghi che ci accolgono, ci siamo fatti strada nella nebbia fitta fitta della mattina del 25 dicembre, e poi ancora attraverso il gigantesco cancello scorrevole e le tante porte blindate. Qui altra umanità, fatta soprattutto di giovani, seri e silenziosi.
Abbiamo cantato insieme portando soltanto ciò che mancava loro: i nostri capelli grigi, il suono delle nostre voci e delle nostre chitarre e i nostri sorrisi. La loro stretta di mano calda e vigorosa ci ha espresso quanto avessero gradito.
Accade questo quando andiamo a cantare: le distanze si azzerano e ci confondiamo in un’unica umanità, in cui non si distinguono più di tanto le condizioni di ognuno. Giovani, meno giovani, anziani, malati, in salute, liberi, prigionieri per o di qualcosa. Sembrerebbe solo un dono da parte nostra a chi è meno fortunato di noi ma in realtà ogni volta si torna carichi di belle emozioni ricevute.
Grazie a tutti quanti hanno voluto esserci. Avanti tutta Coro col cuore!
da Musikè
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