“Altro che cardioprotetta, Senigallia è a rischio e le promesse cadono nel vuoto”
Roberto Paradisi (Unione Civica), replica a Mangialardi sui defibrillatori: "il Sindaco afferma inesattezze"
Altro che “cardioprotetta”. Senigallia sportiva è ancora a rischio cardiovascolare. Ogni promessa del sindaco è caduta nel vuoto.
Il Comune di Senigallia non ha dotato di alcun defibrillatore gli impianti pubblici (come il sindaco aveva garantito in Commissione) lasciando alle singole società sportive l’onere di acquistare i costosissimi apparecchi. Ogni altra dichiarazione è mendace.
Gli unici defibrillatori (esattamente sei) forniti dal Comune sono stati regalati alla città da privati e collocati dall’Amministrazione negli impianti dove insistono le società sportive amiche (Uisp e Tennistavolo prima di tutti).
Le associazioni senza santi in Paradiso, il defibrillatore lo dovranno acquistare a spese proprie (comprese quelle escluse dai contributi regionali per esaurimento fondi). Ad oggi sono tantissimi gli impianti sportivi sprovvisti ancora di defibrillatore non sapendo i dirigenti sportivi come muoversi di fronte all’atteggiamento ondivago e ambiguo dell’Amministrazione.
Peraltro, vanno considerati impianti sportivi (ad oggi senza defibrillatori) tutti quei centri sociali pubblici o locali simili in cui si svolgono corsi di ballo o ginnastica (atteso che esclusi dall’obbligo del defibrillatore sono solo gli sport a ridotto impegno cardio-circolatorio quali biliardo, golf, giochi da tavolo…). Problematica questa nemmeno affrontata dall’Amministrazione.
Nemmeno per i corsi formativi il Comune riuscirà a dare una risposta concreta: i posti gratuiti messi a disposizione dalla Croce Rossa, in una realtà con oltre cento società sportive, sono ridicoli (per chi non rientra nelle gratuità il costo sarà di 35 euro, non male per un ente morale!). Tanto che alcune associazioni hanno deciso di organizzarseli per conto proprio. Non solo.
Mangialardi, non abituato a studiare le norme, afferma alcune inesattezze. La norma non impone affatto alle società sportive di dotare gli impianti pubblici di defibrillatori, ma impone l’onere delle società di averne uno per i propri atleti (potrebbe ad esempio anche essere portatile e non restare nell’impianto). Aggiunge la norma (art. 5 comma 6 del Decreto Balduzzi) che le società singole o associate “possono demandare l’onere della dotazione al gestore dell’impianto attraverso un accordo”.
Nel nostro caso (pensiamo agli impianti promiscui – quasi tutti – in cui alla mattina gli impianti vengono utilizzati dalla scuola senza alcuna possibilità di ingerenza delle società sportive e al pomeriggio vengono utilizzati dalle società con limiti di orari di affidamento dell’impianto e limiti persino sulle decisioni imposti dalle convenzioni) il vero gestore resta sempre l’Amministrazione comunale che delega le società a custodire e pulire l’impianto per un numero limitato di ore giornaliere.
Ergo, il Comune non può certo sottrarsi alle proprie responsabilità, legge alla mano, lasciando il cerino in mano ai dirigenti delle associazioni che sono dei veri e propri volontari dello sport a cui vengono richiesti impegni economici pesanti.
Diversamente, il sindaco ci risparmi almeno l’ipocrisia di una finta vicinanza allo sport.
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