Senigallia: alluvione e dissesto idrogeologico, quattro questioni da cui ripartire
L'intervento sul tema della lista civica La Città Futura
Alluvione e dissesto idrogeologico: quattro questioni da cui ripartire per La Città Futura di Senigallia, che interviene sull’argomento con le seguenti considerazioni.
1) Non è un problema semplice
Crediamo innanzitutto che vadano evitate facili conclusioni, posizioni prese “di pancia”, magari sostenute da idee personali, popolari o tradizionali. Al contrario, va mantenuto un orientamento scientificamente corretto, rigoroso anche se impopolare.
Riteniamo serva un approccio di sistema, interdisciplinare e su scala di bacino; un’analisi complessa a cui far seguire non pochi isolati provvedimenti, bensì un percorso articolato in diverse azioni coerenti, vasto come il nostro bellissimo territorio, fatto di risorse e fenomeni tra loro interconnessi.
2) Più natura, meno uomo
Le alluvioni, e in generale il dissesto idrogeologico, sono fenomeni in cui la natura si riprende i propri spazi e ci chiede di fare un passo indietro. A questa richiesta, la nostra risposta deve essere: meno antropizzazione, meno consumo di territorio, meno ruspe nei fiumi. Un passo indietro che non significa andarsene ma fare le opere necessarie e rispettose del fatto che siamo ospiti dell’ambiente, e non suoi dominatori assoluti.
3) I prossimi passi
Da alcuni anni le direttive europee in tema ambientale spingono per il ripristino delle pianure alluvionali e incentivano il ricorso alla laminazione diffusa, con approcci orientati alla riduzione del rischio. Crediamo vada data priorità a queste misure di ritenzione naturale dell’acqua, che apportano benefici proprio perché basate su processi naturali; in quest’ottica è sempre più urgente tornare a considerare l’agricoltura come uno strumento per la corretta manutenzione dei fondi agricoli.
Riguardo al tratto cittadino del Misa, oltre alla manutenzione ordinaria, riteniamo sia necessario, quale misura strategica, iniziare a programmare il rifacimento dei ponti del centro storico.
4) Non si parte da zero
L’istituzione dei Consorzi di Bonifica, competenti su tutti i corsi d’acqua minori, e la programmazione coordinata dal cosiddetto “assetto di progetto” sono tappe importanti da sostenere e da rafforzare, anche attraverso la loro apertura verso il “contratto di Fiume”. Crediamo che serva un piano globale per il bacino Misa-Nevola, coordinato e partecipato, che rimetta le comunità al centro delle scelte progettuali. Su questo aspetto, la presenza di Simone Ceresoni all’interno dell’organismo di supporto per l’attuazione del programma di mandato, con delega specifica riguardo al contratto di fiume e le aree urbanistiche strategiche e in degrado, rappresenta una garanzia di sensibilità, conoscenza e capacità amministrativa.
Nella foto la golena Pascoletto (Moesa a Grono), un esempio virtuoso di rinaturalizzazione che rende il fiume più bello e più sicuro.
Che la Riqualificazione Fluviale e la Gestione dei Rischi idrogeologici vanno affrontate con un approccio integrato è la prassi richiesta ,ormai dai diversi anni, dalla normativa europea, ma la carenza di scelte strategiche di coordinamento e di partecipazione a livello di Enti locali è purtroppo nella realtà dei fatti.
Con l'ultimo Collegato Ambientale il Contratto di Fiume diventa un articolo del Codice dell'Ambiente e con esso le "Buone Pratiche" per l'integrazione della tutela ambientale, della gestione del Rischio Idraulico con le relative azioni di mitigazione e riduzione del rischio (oltre che con la convivenza del rischio residuo), delle opere di naturalizzazione e, soprattutto dell'uso razionale del suolo.
Non vanno in tal senso nella giusta direzione gli interventi edificatori a Borgo Bicchia e a Bettolelle trascinati dalla Revisione del PRG 2015 con l'eclettica mescolanza Accoglienza, Inclusione Sociale e Sicurezza Idrogeologica.
Non vanno di certo in questa direzione le Deroghe edilizie al PAI profuse nella Riqualificazione Urbana degli Orti del Vescovo.
Non va di certo in questa direzione lo realizzazione del depuratore delle acque di scolo autostradali a ridosso dell'argine e su area esondabile.
Non va di certo in questa direzione la Centrale Idroelettrica di Bettolelle ( anche se Micro, come si affanna a dire la Regione escludendola dalla Valutazione di Impatto Ambientale).
Non vanno nella giusta direzione i recenti interventi sul fiume Misa che non contrastano di certo l'erosione spondale. E non va nemmeno nella giusta direzione la realizzazione della Pista Ciclabile come Infrastruttura fruitiva all'interno della fascia riparia del fiume.
Nel citato esempio virtuoso della rinaturalizzazione della golena Pascoletto si evidenziano le operazioni per la riduzione del rischio quali l'arretramento delle difese spondali e l'allargamento delle golene fluviali. Tutto il contrario di quanto è avvenuto, ed avviene, sul Misa dove a seguito della realizzazione di una infrastruttura stradale si sono verificati operazioni cementificatorie all'interno dell'alveo, e si sono verificate operazioni sulle sponde con irrigidimento del fiume e modifica dei processi idromorfologici, fino a spingersi nella costruzione sulla golena di una strada camionabile.
Pertanto non so se la presenza di Ceresoni sia di per sé una garanzia di "sensibilità, conoscenza e capacità". Da Assessore ha saputo solo mediare al ribasso. Riuscirà da Consigliere del Principe ad invertire le tendenze in uso? Alla speranza non si pongono limiti, ma è lecito dubitare.
stefano bernardini
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