Senigallia “povera” di trasparenza e semplificazione
I consiglieri del M5S esaminano il caso della riqualificazione della casa di riposo dell'Opera Pia Mastai Ferretti
Siccome ci è capitato di leggere un insolito provvedimento pubblicato solo il 4 novembre scorso all’Albo Pretorio, la determina dirigenziale n. 802 del 10.8.2015 a firma del Segretario generale, abbiamo voluto (come Consiglieri comunali) cercare di capirne anche il significato.
Tale atto ci ha così indotti a leggere l’art. 1.7 delle Norme tecniche (NTA) del Piano particolareggiato del centro storico (PPCS) che testualmente prevede:
<<Intervento di riqualificazione della casa di riposo dell’Opera Pia Mastai Ferretti.
Al fine di perseguire le finalità sociali della casa di riposo dell’Opera Pia Mastai Ferretti e al contempo i principi e gli obiettivi del PPCS la progettazione della organizzazione distributivo funzionale della proprietà della Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti sita nel centro antico di Senigallia sarà assoggettata a concorso pubblico nel rispetto dei principi e degli obiettivi del presente PPCS senza alcuna limitazione per quanto attiene a volumi e/o superfici ma con l’unica finalità di contemperare le particolari esigenze legate al servizio pubblico della casa di riposo con quelle di tutela e valorizzazione del centro antico, in particolare delle mura urbiche. Il progetto che sarà approvato dal Comune integrerà il Presente PPCS senza ulteriori adempimenti amministrativi. In pendenza dell’approvazione di cui sopra si applica quanto stabilito nell’accordo di programma approvato con decreto del Sindaco di Senigallia n.479 del 24.05.1999, come modificato dal Collegio di Vigilanza in data 22.12.2004>>.
Abbiamo subito pensato al tecnico incaricato della progettazione del PPCS e, per la sua notorietà (parliamo dell’architetto bolognese Pier Luigi Cervellati), non dubitiamo che egli, pur nel formulare in maniera così criptica la norma (se tale può essere considerata), si riproponesse comunque di perseguire un ambizioso risultato.
Tuttavia, le norme sono soprattutto rivolte ai cittadini comuni che, a nostro avviso, non dovrebbero essere messi nella gravosa condizione di rivolgersi, a loro volta, ad un professionista che gliele spieghi, dietro logico compenso.
Ma qui l’ambiguità deve essere andata oltre il consentito perché, nel leggere quell’atto e nel consultare quello a cui esso faceva seguito, ci siamo resi conto che neppure i validi e numerosi tecnici (di sicuro per niente sprovveduti), che si sono cimentati in un concorso pubblico di progettazione, come previsto dalla normativa che il Comune di Senigallia si era data, dovrebbero averci capito molto.
Infatti, nella delibera di Giunta comunale che ha originato tale determina (la n. 111 del 19.5.2015) c’è scritto:
<<è stato esperito … un concorso di architettura con la finalità di “contemperare le particolari esigenze legate al servizio pubblico nel rispetto dei principi e degli obiettivi del PPCS..” concorso che secondo la deliberazione dell’Ente (Fondazione Opera Pia) non ha prodotto risultati congruenti con le attese dell’ente stesso e che pertanto non ha prodotto l’integrazione normativa prevista dal medesimo PPCS (vedasi punto 1.7 delle NTA-PPCS)>>.
Era quindi successo che la commissione giudicatrice nominata dalla Fondazione Opera Pia aveva ritenuto che nessuno di quei progetti presentati (che, di solito, non sono neppure convenientemente remunerati perché si punta ad ottenere l’ambito incarico per la progettazione dell’intervento edilizio) fosse sufficientemente valido.
La nostra convinzione è che, per effetto della citata norma, si sia verificato che quei professionisti non siano stati messi nella condizione di avere certezza sugli obiettivi da perseguire tramite la presentazione dei loro elaborati.
Perché ciò non debba più accadere, nel nostro programma elettorale abbiamo enunciato come nostri obiettivi principali la semplificazione e la trasparenza che, applicate alle norme, sarebbero di grande aiuto per gli utenti e di estrema utilità per gli stessi dipendenti comunali perché ne agevolerebbero il lavoro, rendendoli quindi anche assai più sereni e consci delle loro capacità professionali.
Non è logico pensare che nella situazione in cui si è venuta a trovare la Fondazione Opera Pia, per riuscire a conseguire l’obiettivo di migliorare gli immobili ed i servizi di cui dispone, sia stata costretta a contattare l’Amministrazione comunale ed a stipulare con essa un’Intesa?
Quante Intese, e quanti Piani d’area, sono presenti nei regolamenti del Comune di Senigallia che non trovano corrispondenza in analoghi contesti?
Noi stiamo lottando contro questa assoluta carenza di semplificazione e di trasparenza, cioè quella profusione di concetti misteriosi che, a Senigallia, prende origine dalle decisioni “oscure” (di soli intenti) del Consiglio comunale e si perfeziona con le decisioni “in chiaro” di pochi soggetti: i singoli funzionari, la Giunta, il Sindaco e, ora, i membri di un fantomatico Staff, della cui nomina ci è giunta notizia leggendo i giornali di questi ultimi giorni.
Noi la pensiamo in modo completamente diverso e puntiamo ad un ribaltamento della piramide, perché vorremmo che le scelte fossero sempre effettuate partendo dal basso, a seguito del confronto con i cittadini interessati.
Altrimenti accade che anche un soggetto di rilevante funzione sociale ed istituzionale si debba convincere che, anziché dare un incarico a valenti liberi professionisti (che non mancano certo nel nostro territorio), sia preferibile rivolgersi a dipendenti comunali perché sarebbero gli unici a garantire la corretta interpretazione delle citate norme, ed in poco tempo.
Il disciplinare di gara che la Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti aveva pubblicizzato, d’altronde, prevedeva che potessero partecipare al concorso soltanto gli architetti iscritti nei rispettivi ordini professionali da almeno 5 anni alla data di pubblicazione dell’avviso (era dell’1.3.2010) e ci sorge il dubbio che la stessa Fondazione, ora, non abbia neppure richiesto la prestazione professionale a dipendenti comunali con analoghe caratteristiche (come logica vorrebbe) e che non si sia neppure preoccupata di esaminarne i curricula.
È nostra consuetudine portare a conoscenza dei cittadini senigalliesi valutazioni di tal genere e, per far ciò, avremmo voluto poter utilizzare una semplice bacheca; ma il Sindaco Mangialardi non ci ha dato la possibilità di installarla, anche se ce ne sono tante nel Centro storico non rispettose delle stesse norme a cui (egli ha deciso che) solo noi siamo tenuti a sottostare.
Poi, non appena il Sindaco si sarà anche degnato di farci rispondere ai nostri 18 quesiti relativi al progetto degli Orti del Vescovo, ci attrezzeremo per effettuare quel confronto sereno, a cui lui sembra auspicare, sui tanti argomenti di pubblico interesse che investono la nostra città, confrontandoci in Consiglio comunale.
da
Riccardo Mandolini e Marco Bozzi
Consiglieri comunali M5S Senigallia
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