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Sconcertante scoperta: “Fellini vendeva libri e Anna Magnani recita in Fantozzi”

L’intervista al pubblico che palesa l’urgenza di cultura cinematografica

pubblico

La scorsa domenica, rileggendo i vecchi pezzi di questa rubrica, mi sono accorta che, nell’arco dei passati diciassette mesi di pubblicazioni, ho molte volte ripetuto, sottolineato, sottinteso e denunciato, in modi e forme diverse, l’esigenza di portare la cultura cinematografica nelle scuole, al fianco dello studio dell’arte e della letteratura.

Questo, non solo perché è dovere e diritto di ogni buon cittadino italiano avere conoscenza del proprio patrimonio artistico e culturale, di ciò che è stato detto, fatto e creato fino ad oggi, ma anche, e aggiungo soprattutto, per poter addolcire le sciatte mode odierne, giustamente vomitate da una società che ingurgita bulimicamente solo cibo avariato, quindi contenuti spazzatura d’ogni genere e forma, i comportamenti, ugualmente e logicamente dipesi dall’educazione culturale dell’individuo, ed il linguaggio, sempre più teso a regredire verso una sciagurata carestia lessicale.

Che l’arte, in tutte le sue dimensioni e nature, aiuti a campare e renda più lieta l’esistenza dell’individuo non è certo un’ipotesi, che abbellisca gli animi e stimoli il progresso, non è, di nuovo, una supposizione, indi per cui è giusto e doveroso che la scuola dell’obbligo si impegni a diffonderne il lieto verbo, magari (ma questo è un consiglio mio, che sono fresca di studi) evitando di far vivere la cultura ai giovani come il nemico che li costringe a chiudersi in casa tutto il pomeriggio per affrontare dignitosamente l’interrogazione del giorno seguente, ma presentandola loro come ciò che realmente è: una amorevole compagna di vita, una confidente, una guida, una musa ispiratrice, una donna angelo.

Appreso ciò, mi sono resa conto che, dopo numerose interviste e dialoghi con professori cinefili del calibro di Francesco Favi, montatori e direttori della fotografia come Simone Vacca, Fabio Bianchini e Luca Sabbioni, foley artist come John Roesch, compositori come Edoardo Talenti, giovani autori come Francesco Pancotti e figlie d’arte come Livia Risi, era giunto il momento di tastare il terreno anche nel fronte pubblico, scoperchiarne le conoscenze e le lacune, i dubbi e le perplessità riguardo il mondo del Cinema.

Ad offrirsi come cavie per questa drammaticamente divertente (poi capirete perché) chiacchierata, sono state cinque persone di diversa età e titolo di studio, tutte quante dichiaratamente non-cinefile. Individui normalissimi, che hanno voluto mantenere l’anonimità per poter essere schietti e sinceri. Abbiamo attribuito loro degli appellativi fittizi attraverso la distribuzione alfabetica, quindi li riconosceremo con i nomi di Anna (casalinga), Barbara (segretaria aziendale), Caterina (imprenditrice), Diana (diplomata al Liceo) ed Edoardo (perito chimico).

Cosa deve avere un film per spingervi ad andarlo a vedere?
Edoardo: Un buon trailer, ed un buon titolo. Poi se è una trasposizione da qualche libro o gioco che mi piace, tanto meglio.
Caterina: Attori che mi piacciono e storia avvincente.

Che criterio adoperate per definire un film “bello”?
Anna: Sicuramente il mio sguardo si focalizza sulla musica (colonna sonora ndr), il protagonista, gli altri attori e la morale.
Diana: Deve sicuramente portare con se un bel messaggio. Deve riuscire a farmi rispecchiare nella storia. Se riesco ad immedesimarmi e a sperare e desiderare assieme ai personaggi allora è un buon film.

Quanti film vedete in un anno?
Diana: pochissimi, forse una decina.
Caterina: uno al giorno. Ogni sera finito di cenare, è tradizione a casa mia mettersi sul divano e guardare un film sulla Pay tv. Il brutto è che poi me li dimentico subito.

Quante volte andate al cinema?
Edoardo: almeno una volta al mese.
Anna: quasi mai, è troppo caro ed ho altre priorità. Poi non mi sembra escano film interessanti. Sono sempre uguali le storie che propongono.
Barbara: Io e mio marito non andiamo spesso al cinema, perché è diventato veramente troppo costoso. Vanno più i miei figli che sono adolescenti e quindi con gli amici ogni tanto durante l’inverno lo frequentano, o è capitato in felici, ma rare, occasioni che vadano accompagnati dalla scuola.

Qualche nome di regista italiano attivo?
Caterina: Oddio, io non ho buona memoria. Mi viene in mente quello che ha il fratello che fa l’attore e che ha fatto quel film con quell’altro attore americano di colore che faceva il telefilm Il Principe di Bel-Air. Come si chiama?

Si chiama Gabriele Muccino, ed ora è al centro di una assurda discussione sui social a causa di alcune sue affermazioni su Pier Paolo Pasolini, conoscete?
Edoardo: E’ pazzesco. L’ho sentito nominare mille volte, ma non ti saprei dire nessuno dei suoi film.

Un vero peccato, sue opere come Accattone, Mamma Roma, Salò, Uccellacci e uccellini…sono dei veri capolavori. Ma tornando alla domanda sui registi del cinema italiano odierno?

Barbara: Nanni Moretti
Anna: Pieraccioni è il mio preferito, va bene?
Barbara: Ah, direi anche Vanzina e Neri Parenti, quelli dei cinepanettoni. Mi piacciono tanto.
Diana: Guarda, io non conosco quasi nessuno. Ah sì, uno mi è venuto in mente ma giuro che non sono sicura se faccia film o venda libri…

Come si chiama?

Diana: sto parlando di Fellini.

Federico Fellini è stato un grande regista italiano, non credo abbia mai venduto un libro in vita sua, al massimo un bel mucchio di caricature ai soldati americani, ma ahimè la risposta non posso accettarla come esatta, poiché essendo morto nel 1993, non possiamo considerarlo “attivo”. Dai ragazzi, chi ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 2014?

Caterina: Non mi ricordo il nome del regista né quello dell’attore principale che mi sembra interpretasse un giornalista. Non mi ricordo, a dire il vero, nemmeno il titolo del film che è stato premiato, ricordo solo che lo hanno dato in televisione e che faceva schifo.

Molti sarebbero d’accordo con questa tua affermazione, infatti anche nel caso de “La grande bellezza”, il film di Sorrentino premiato agli Oscar due edizioni fa, si è scatenato un vero putiferio. C’è pure chi sostiene che abbia voluto fare un omaggio a “La dolce vita”. Qualcuno di voi l’ha visto il capolavoro con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg e Anouk Aimée?

Barbara: Mah, sicuramente sì, quando ero piccola mia madre me li faceva vedere tutti questi film.
Diana: ero convinta fosse con Benigni, figuriamoci.
Anna: io devo ammettere che lo vidi, ma non tutto… insomma era troppo…. troppo pesante.
Questi film vecchi hanno un linguaggio difficile, sono come le poesie, non le puoi capire se non te le spiegano. Invece i film commerciali sono come quelle canzoni il cui ritornello ti rimane in testa subito, perché è semplice e accattivante.

Diana, stai sicuramente confondendo “La vita è bella” con “La dolce vita”. Un errore grave, ma comune, non disperare. Bene, visto che abbiamo scomodato Fellini, io direi di proseguire in questo senso. Che ne dite di fare un brainstorming ed elencare qualche regista importante italiano del passato?

Edoardo: Pasolini e Fellini si possono ridire?
Caterina: sempre per fare la figura di quella che non si ricorda niente, direi quel regista che faceva mezzi porno…….
Anna: Zeffirelli e De Sica. “La Ciociara” è un film che ho molto amato.

Caterina forse intendi Tinto Brass? Intanto complimenti ad Anna che ha citato Zeffirelli, famosi il suo “Fratello sole, sorella Luna”, e “Romeo e Giulietta”. Devo dire che nonostante sia ancora vivo, anche se momentaneamente non attivo al cinema, non è fra i registi più ricordati e neppure amati in patria. Però ve ne state dimenticando di importantissimi. Il regista di “Germania anno zero” e “Paisà”, per esempio?

Caterina: No comment.

E se vi dicessi Neorealismo?

Caterina: No comment.
Barbara: Non ne ho idea alcuna.

Dai ragazzi, Roberto Rossellini!

Edoardo: L’ho assolutamente sentito nominare, ma non riesco ad associare dei titoli a questo nome. Come prima d’altronde..
Caterina: Idem.
Diana: Me ne vergogno, ma io non l’ho mai sentito.

Dai Diana, ti sento un po’ sotto tono, dimmi qualche attore del passato cinema italiano che ti piace.

Diana: Fantozzi. Ah no, quello è il nome del personaggio. Allora, l’attore che fa Fantozzi e poi direi Stanlio ed Ollio, li guardavo quando ero piccola.

Molto tenero come ricordo, ma Stanlio ed Ollio sono inglesi, non italiani. Per quanto riguarda Fantozzi, direi che ti riferisci a Paolo Villaggio, ma è vivo e lavora, citarlo come attore del passato mi sembra scorretto. Allora vi chiedo di dirmi qualche film con Anna Magnani, chi vuol parlare?

Diana: Non ho mai sentito nemmeno lei.
Caterina: Come no, Anna Magnani era quell’attrice rossa con i ricci proprio su Fantozzi no?

No, quella era Anna Mazzamauro ed interpretava la signorina Silvani, hai fatto un mix di nomi e ti sei confusa.

Caterina: Hai ragione, hai ragione. Allora è quella che recitava nel film sull’isola deserta, dove lei era ricca e lui era il cameriere della barca.

Devo correggerti nuovamente purtroppo, anche in questo caso ti confondi con un’altra attrice italiana, ben più giovane e recentemente scomparsa, Mariangela Melato. Ed il film a cui alludevi era “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Lina Wertmüller. Un bellissimo film del quale mi piacerebbe parlare, ma è ora di giungere alla conclusione. Quando è nato il cinema?

Diana: Negli anni’50. Era in bianco e nero, quindi direi giù di lì.
Caterina: Si, negli anni’50.

La risposta non è esatta, ma vi lascio con il dubbio e con il desiderio di andarvelo a cercare da soli.

Ciò che è certo, è che se il Cinema fosse nato realmente negli anni’ 50 ci saremmo persi capolavori del calibro di “Il Monello” (1921) “Via col vento” (1939), “I bambini ci guardano” (1943) “Roma città aperta” (1945), “Notorius” (1946) e tanti, tanti, tanti altri ancora….

Giulia Betti
Pubblicato Domenica 8 novembre, 2015 
alle ore 11:54
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