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Il Don Giovanni si prepara a conquistare La Fenice: intervista ad Alessandro Preziosi

"Il mio Don Giovanni spinge sull’acceleratore dell’amoralità per scardinare l’ipocrisia degli altri"

Optovolante - Ottica a Senigallia
Il Don Giovanni di Alessandro Preziosi

A poche ore dalla messa in scena al Teatro La Fenice di Senigallia, abbiamo incontrato Alessandro Preziosi per parlare del suo Don Giovanni, uno dei personaggi più affascinanti delle letteratura che cela dietro la maschera di seduttore uno grimaldello con il quale sezionare ed analizzare la cultura di ieri e di oggi.

Non molto tempo fa ha definito il personaggio del Don Giovanni un capro espiatorio: le va di approfondire questo concetto?

Il Don Giovanni rappresenta a mio avviso un capro espiatorio della morale nella società in cui viveva ed in cui si vive adesso: non c’è molta differenza tra il 1600 e la situazione odierna. L’ipocrisia viene portata a livelli talmente tangibili che diventa la realtà costante con cui si deve fare i conti: il Don Giovanni ha il merito, e per qualcuno la colpa, di vivere la vita nel modo in cui molti sognerebbero; ci mostra quanto sia affascinante un certo tipo di esistenza anche se questa ha come contraltare una giustizia per nulla divina ma soltanto terrena. Sia chiaro, il Don Giovanni è un personaggio crudele: il fatto che spinga sull’acceleratore dell’amoralità per scardinare l’ipocrisia degli altri non significa che non si muova per la sua bramosia.

Quanto è attuale quindi il personaggio del Don Giovanni?

Appurato che una delle protagoniste indiscusse dell’opera è l’ipocrisia direi attualissima: basta guardarsi intorno un attimo; viviamo in tempi in cui, in maniera inequivocabile, l’ipocrisia è accettata di buon grado, viene addirittura ostentata, premiata. La falsità è la normalità, lo strumento con cui si salgono i gradini della scala sociale. La storia di Moliere non è altro che una parabola sul potere che si conquista grazie ad essa, un mezzo che fa leva sulle debolezze altrui. Non voglio essere frainteso: il Don Giovanni che mettiamo in scena non vuole essere una denuncia alla società piuttosto una condivisione, una lente di ingrandimento per andare a vedere cosa si cela tra le pieghe di questi comportamenti. Denunciare qualcosa vuol dire liberarsene, condividere invece significa porsi delle domande e cercare delle risposte: dove manca la serietà, ecco spuntare i Don Giovanni; dove non ci sono regole, c’è la legittimazione del male.

Cosa devono attendersi i molti che stasera (Ndr: 4 novembre) verranno a Teatro per assistere al tuo Don Giovanni?

Dipende molto dalla loro curiosità: ci saranno tante cose sul palco e ognuno sceglierà cosa portarsi a casa. Un’occasione per riflettere, un’analisi della società odierna, uno specchio per le nostre piccole mediocrità ma anche tanti gesti che possono far sorridere e ridere e poi la seduzione: il Don Giovanni è fondamentalmente un seduttore… delle parole però. Porta una maschera e inganna il mondo, seducendolo con la sua arte di affabulatore, con le parole appunto: il suo ruolo contemporaneo è proprio questo.

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