“Il collegamento tra Misa e porto di Senigallia fu chiuso commettendo enormi violazioni”
Senigallia Bene Comune scrive a Ministeri, NOE e Magistratura: "Vogliamo mettere la città in sicurezza"
“Non vogliamo essere noi a trarre delle conclusioni sulle violazioni commesse: a quello penserà la Magistratura. Noi vogliamo solo operare per mettere ad ogni costo in sicurezza la città di Senigallia, ponendola al riparo dal rischio di allagarsi nuovamente”.
Si esprime così Giorgio Sartini, consigliere comunale di Senigallia Bene Comune, in chiusura della conferenza stampa con la quale ha annunciato di aver inviato ufficialmente a una lista di Ministeri, organi e autorità di controllo, una lettera di segnalazione sulla chiusura del collegamento idraulico tra fiume Misa e porto della Rovere e sull’allungamento del molo di levante, operati nell’ambito dei lavori di ampliamento e trasformazione del porto stesso.
I destinatari della lettera e del materiale raccolto da Sartini, affiancato dall’ingegnere Vito Macchia e dall’avvocato Riccardo Pizzi, sono il Ministero delle Infrastrutture, il Ministero dell’Ambiente, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il Prefetto di Ancona, il Procuratore della Repubblica di Ancona, il Comando Carabinieri del NOE, per la tutela dell’ambiente, la Corte dei Conti delle Marche, l’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Le motivazioni di questa segnalazione, che chiama le autorità ad esaminare l’iter dei lavori e chiede la riapertura del canale di collegamento e il ripristino delle lunghezze dei moli, sono di varia natura, burocratica e tecnica, ma si possono riassumere, come più volte ribadito da Sartini, Macchia e Pizzi, nella necessità di restituire al fiume Misa quella che era una vasca di espansione a capienza illimitata (il porto, quindi il mare), che permetterebbe di mitigare gli effetti delle piene del fiume.
Alla base dell’azione che Senigallia Bene Comune sta portando avanti con determinazione, ci sarebbero quelle che gli stessi esponenti della lista civica non esitano a definire “enormi violazioni, operate disattendendo le raccomandazioni e i pareri forniti negli anni dal Ministero dell’Ambiente e dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici”.
Il focus è sul 5° stralcio dei lavori di ampliamento e trasformazione del porto di Senigallia da porto canale a porto di mare: il mantenimento del collegamento tra fiume e darsena era uno dei punti esplicitamente posti dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, così come monitoraggio e dragaggio dei fondali e un bypass idraulico sul molo di levante, in direzione della Rotonda, erano raccomandazioni che il Ministero dell’Ambiente aveva avanzato.
“Non aver mantenuto il collegamento – afferma Sartini – non solo è una violazione e uno stravolgimento rispetto a quanto indicato dagli organi ministeriali nazionali, ma è una delle cause dell’evento alluvionale del 3 maggio 2014, quando il fiume ha trovato una strozzatura senza possibilità di scolmare dopo il ponte della ferrovia, punto in cui notoriamente l’alveo del Misa è stato ristretto per far rimanere più alto il livello delle acque e consentirne la navigabilità in quanto esso era l’entrata del porto.”
“Chiudere il collegamento con una decisione presa dai tecnici e dirigenti, senza sottoporla a valutazioni degli organi preposti – continua Sartini – è solo una delle mosse sbagliate, in alcuni casi non consentite, che sono state fatte per la messa in sicurezza del Misa: ponte Perilli è stato ristrutturato con i piloni in alveo nonostante esso ricada nel PAI, che non consente di rifare ponti in tal modo; il Misa è stato sconsideratamente ripulito dalla vegetazione, fattore questo che accelera lo scorrimento delle acque e l’erosione degli argini soprattutto nei tratti in curva, le vasche di espansione, per come sono state progettate, saranno costose, insufficienti a contenere una massa d’acqua come quella del 3 maggio, addirittura dannose in caso di precipitazioni prolungate; l’operazione di escavo dell’isolotto del Misa che si era formato vicino alla foce del fiume è stato solo di facciata, poichè quel materiale non è stato rimosso dal fiume, ma solo ridistribuito nel suo letto.”
“Curioso e sconcertante, poi – interviene Pizzi – che proprio l’Amministrazione, dopo aver speso 800mila euro per ristrutturare ponte Perilli con i piloni in alveo, ora approvi delle linee programmatiche in cui si scrive che si andranno a reperire fondi per il rifacimento dei ponti sul Misa a campata unica. Questo significa che i soldi appena spesi sono stati letteramente sperperati.”
Ci ha pensato poi l’ingegner Macchia a fornire una breve cronistoria dell’iter:
Nel 1988 vengono introdotte le prime direttive in merito alla richiesta della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sulle opere pubbliche.
Nel 1990 ancora i porti e i lavori che insistono su di essi rientrano nei PRG comunali: ai Comuni è la competenza su di essi
Nel 1994, con la legge 84 di quell’anno, tale competenza viene tolta ai Comuni, dato che nascono le Autorità Portuali per i grandi scali marittimi, come Ancona, e per quelli piccoli sono le Regioni ad assumere la competenza, nell’ambito di un più ampio quadro nazionale di gestione.
Nel 1995 il Ministero dell’Ambiente emette quello che è l’unico suo documento riguardo ai lavori per il porto di Senigallia: qui si raccomanda il dragaggio sia dello sbocco a mare, sia del collegamento tra fiume e porto.
Da giugno 1999 a dicembre 2000 le deleghe per la realizzazione delle vasche di espansione vengono affidate al Comune di Senigallia, che alla fine di quel periodo le restituisce alla Regione Marche, non essendo riuscito ad avviarne la costruzione.
Nel 2001 arriva il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che esprime posizione favorevole allo scollegamento idraulico tra fiume e porto, a meno di un collegamento controcorrente.
Sempre a inizio anni 2000 iniziano i tavoli di confronto tra Comune di Senigallia e Regione Marche sulla redazione del Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) della città, dal quale viene esclusa la zona del porto: tale piano, che come ricorda Macchia verrà approvato ma non verrà sottoscritto dai tecnici regionali, “si ferma” al ponte ferroviario sul fiume Misa.
Nel 2006, al posto del collegamento aperto tra fiume e porto, viene introdotta l’idea di costruire una porta vinciana, su richiesta, a quanto si legge dagli atti, dei pescatori che temevano l’insabbiamento del porto a causa dei detriti trasportati dal Misa
Nel 2007, con determina 1.134, il Responsabile Unico di Procedimento (RUP), ingegner Gianni Roccato, approva la perizia di variante avanzata dalla direzione del cantiere, ovvero i tre progettisti del porto, sancendo così la definitiva chiusura del collegamento tra Misa e porto. La motivazione della richiesta e della decisione, oltre al risparmio economico sui successivi lavori di manutenzione e dragaggio, starebbe nel fatto che serviva un passaggio carrabile per collegare i due lungomari.
Alle lettere spedite da Giorgio Sartini e dalla sua lista civica è finora arrivata la risposta da parte dei Carabinieri del NOE, che invitano il consigliere comunale a rivolgersi alla locale stazione dei Carabinieri per consegnar loro tutti gli atti ed avviare eventualmente un’indagine.
Senigallia Bene Comune illustrerà nel dettaglio tutto questo iter alla cittadinanza il 30 ottobre alle ore 21 all’Auditorium San Rocco.
Allegati
Scarica e leggi lettera e documentazione in PDF
Lettera di segnalazione spedita alle autorità
Allegato 1
Allegato 2
Allegato 3
Allegato 4
Allegato 5
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