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Normalmente Senigallia interviene su volantini Lega Nord distribuiti a Scuola Rodari

"Occorre ribadire ancora che non esiste nessuna ideologia gender, per combattere quella che è una truffa culturale"

La Città Futura in Festa 2015
Normalmente Senigallia

Il gruppo Normalmente, si dice lieto e soddisfatto che sabato pomeriggio scorso, alcuni genitori degli alunni della Scuola “G. Rodari” di Senigallia, ci abbiano segnalato l’ennesimo tentativo delirante, di mistificare e spaventare i cittadini – per il soliti fini di bassa propaganda – la realtà di quanto accade nelle scuole del Paese. Come abbiamo sempre fatto, è bene quindi tornare ad informare e rassicurare la cittadinanza tutta. Questa volta sul volantino demagogico che è stato distribuito ai genitori di fronte alla Scuola Rodari da parte della Lega Nord.

Se è piuttosto comprensibile che a molti genitori non sia capitato di andare a verificare nel dettaglio cosa dicono le leggi italiane ed internazionali, o nello specifico quanto prevedano le circolari del Miur in ottemperanza a quelle leggi e sul “Piano dell’Offerta Formativa” (POF), soprattutto nelle parti riguardanti i programmi scolastici per il raggiungimento di una parità tra i generi, e piena uguaglianza di tutti i cittadini, in contrasto alle discriminazioni e violenze di genere, difficile che molti di loro non abbiano potuto sentire o leggere le parole usate di recente dal Ministro Stefania Giannini per definire chi, con le sue fantasiose interpretazioni sugli studi di genere, diventa artefice o suo malgrado pedina di quella che è appunto una “truffa culturale” a tutti gli effetti.

Volantino distribuito dalla Lega Nord alla Rodari di SenigalliaNel ribadire che non esiste nessuna “ideologia gender” o “cultura gender” che viene insegnata nelle scuole, e che semmai gli “studi di genere” o i programmi scolastici finalizzati alla lotta contro ogni forma di discriminazioni riguardano solo in modo marginale anche i diritti LGBT (per esempio sul fenomeno del “bullismo omofobico”), chiediamo al Sindaco di Senigallia, o al suo Assessore all’istruzione ed alle politiche dell’educazione Simonetta Bucari, quali azioni concrete abbiano intrapreso o intendano intraprendere, al fine di tutelare non solo l’onorabilità degli insegnanti e delle scuole senigalliesi, ma anche per informare studenti, genitori e cittadini tutti, sui programmi scolastici di educazione al rispetto, alla tolleranza ed all’affettività che li riguardano direttamente, e che con la complicità di “truffatori culturali” di vario tipo, rischiano di essere mal interpretati.

Lasciamo alla “Lega Nord” fornire nel modo più obiettivo possibile, qualsiasi considerazione su quei 8.400 € spesi dalla Regione Marche con la delibera n. 78 del 16/02/2015 per i programmi scolastici che coinvolgono l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Raziali (UNAR). Purché questo gruppo politico il cui Segretario Provinciale fino a ieri parlava di “olio di ricino” da somministrare al Prefetto di Roma, e che di recente, per interessi politici ha anche fatto sdoganare l’aggettivo “orango” per le persone di colore, abbia anche l’onestà intellettuale di esprimere le sue considerazioni su quel “generoso” finanziamento di 800.000 € istituito dal Governo nel 2010 per la “Scuola Bosina” di Varese, fondata e gestita dalla moglie di Umberto Bossi, o su quanto siano costati al contribuente, le decorazioni con 700 (settecento!) simboli leghisti del “Polo Scolastico Gianfranco Miglio” di Adro, volute dal discutibile Sindaco leghista, Oscar Lancini. Quantomeno per sapere come la Lega Nord intende declinare il concetto di “coerenza”.

 

da Normalmente Senigallia

Commenti
Ci sono 21 commenti
BlackCat
BlackCat 2015-09-21 10:27:35
Chiedere alla Lega di dire la verità e di essere coerente è un'esercizio perso. Fondano la loro politica sull'analfabetismo culturale. Spero che le istituzioni intervengano su quello che giustamente viene definita "una truffa culturale" perpetrata da ambienti ecclesiastici e neofascisti.
Paperinik
Paperinik 2015-09-21 12:56:31
Se foste un tantino più onesti ammettereste che l'ideologia gender esiste ed è portata avanti da personaggi come Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria (Sic...), quindi bene ha fatto la Lega ad informare chi purtroppo non è preparato e viene indottrinato a puntino. Bene anche fa chi sui social network spiega le cose che sono, chiaramente, un pochino diverse da come le raccontate voi. La truffa culturale è la vostra, non certo di chi informa.
fredvargas
fredvargas 2015-09-21 14:11:08
Se trovo questo schifo di propaganda nella scuola di mio figlio prendo il primo leghista che mi capita e glielo faccio mangiare
O. Manni
O. Manni 2015-09-21 14:12:44
Emanuela, penso che prima di commentare sia buona cosa leggere l'articolo e soprattutto aprire i link che collegano alcune parole. Per esempio, fai lo sforzo di aprire il link collegato alla parola "circolari" e leggi cosa ne pensa il Miur e cosa ha trasmesso a Dirigenti scolastici lo scorso 15/09/2015, prima di questa buffonata di volantinaggio che tu osi addirittura chiamare "informare chi non è preparato". La realtà di cosa rientri, peraltro a pieno titolo, nei programmi scolastici e nel POF, è ben diversa da quella rigirata per interessi di becera propaganda dalla Lega, e sicuro non ha nulla a che vedere con lezioni per bambini e ragazzi sulla "cancellazione delle differenze tra uomo e donna". A proposito di questo, interi pollai ridono a crepapelle. Nessuno sta negando o ha mai negato l'esistenza dei "Gender Studies" (Studi di genere). Ma da qui a propagandare la fanfaronata che questi siano un'ideologia o una cultura, mi pare che ne passi parecchio. Dunque già il non sapere di cosa si tratta (altrimenti non se ne parlerebbe in quei termini), lascia già intendere parecchie cose, non ti pare? I programmi scolastici in ottemperanza a leggi e direttive europee avviati dall'UNAR (se non sai cos'è, apri il collegamento), sono rivolti ai giovani per educare alla tolleranza, al rispetto, alle pari opportunità, all'uguaglianza di tutti senza distinzioni di genere, religione, sesso, ecc, ed in contrasto alla violenza (anche omofobica), alle discriminazioni (anche omofobiche), agli stereotipi ed ai pregiudizi (anche riguardanti gli omosessuali). Ritengo personalmente che questi programmi, in una società dalla mentalità bigotta e retrograda come la nostra, siano non solo auspicabili, ma anche doverosi. Pertanto, non mi sembra intellettualmente onesto o corretto, parlarne di un "indottrinamento" ad un'ideologia o una cultura. Si tratta di civismo, ed è incontrovertibile che la nostra società ne abbia un urgente bisogno, per non dover piangere ancora sui cadaveri di qualche donna violentata e stuprata, sui corpi di qualche ragazzo omosessuale che decide di farla finita con un mondo che non lo accetta, o su quello di qualche bambino deriso perché in sovrappeso. C'è una certa differenza tra il voler "cancellare le differenze" di cui parlano gli ipocriti legaioli, e il saper "accettare le differenze". Trovi che tutto questo sia sbagliato? Benissimo. E' un'opinione. Discutibile in modo viscerale, ma è un'opinione. Ciò che non è un'opinione è la strategia furba e lesta messa in atto da preti e fascistelli vari, su tutta quanto la questione. Mi spiego...Non volendo dire apertamente "siamo omofobi, siamo contro le pari opportunità, non vogliamo prevenire la violenza di genere, e ci basta che le donne o gli omosessuali stiano al loro posto", perchè se dicessero così avrebbero pochissimo seguito, si sono inventati la "teoria gender"...Che è Il "bau-bau 2.0"...La mammasantissima delle cialtronerie inoltrate esponenzialmente da veri sprovveduti su UATSAP o su FEISBUC, che non hanno la più pallida idea di cosa siano questi studi di genere. Si sono resi conto che il nemico che loro vogliono combattere per i loro interessi politici ed economici non era poi tanto terribile e quindi hanno trasformato il nemico, rendendolo più cattivo, più brutto, più nero, inventandosi maliziosi ed abominevoli bufale come le lezioni di "masturbazione" o la possibilità di "scegliersi" il genere (uomo o donna) di appartenenza. Riesci a trovare, da fonti certe ed affidabili, che si siano mai tenute lezioni di questo genere, o che ai bambini sia sta data la possibilità di scegliere a che genere appartenere? Mi dici quale mostro di insegnante o scuola su questo pianeta, possa anche solo pensarle certe cose??? Ci state con il cervello, o avete completamente perso la trebisonda!? Vedete un po, tu e i tuoi "onesti" e "sinceri" "informatori" leghisti, di non rendervi più ridicoli, di quanto non lo siate già, va...!
Gnagnolo
Gnagnolo 2015-09-21 15:37:13
Non si capisce cosa Fred Vargas vuol far mangiare a chi. Il leghista al figlio? Oppure il figlio al leghista?
Una volta erano i comunisti a mangiare i bambini... va a finire che aveva ragione D'Alema: la Lega è una costola della sinistra.
fredvargas
fredvargas 2015-09-21 16:05:01
Li mangio tutti io ché quel che non strozza ingrassa
Paperinik
Paperinik 2015-09-21 17:07:41
Senza dover scrivere un pistolotto lungo Km, tipico di chi vuole INTORTARE e INDOTTRINARE il prossimo con il bla bla bla, ricordo che per la teoria del gender non esistono più due sessi, maschio e femmina, ma tanti generi, a seconda della libera scelta di ognuno.... Bene, per quanto mi riguarda invece di sessi ne esistono due, quindi ognuno è libero di pensarla come meglio crede, voi dite la vostra e la Lega dice la sua. Come mai avete e manifestate paura in questo? Niente niente il fatto che la gente legga e si informi vi mette ansia e paura? Suvvia, calmi e sangue freddo, non siete voi i depositari della verità assoluta, fate un bel respiro e rilassatevi.
O. Manni
O. Manni 2015-09-21 18:16:49
Di solito Emanuela, chi ti intorta o ti indottrina a forza, non é solito mostrarti prove, chiederti di leggere link da fonti obiettive, esortarti alla verifica di quanto afferma o spiegarti le cose nel dettaglio. Chiediti piuttosto quanti erano i relatori a fare da contraddittorio all'incontro organizzato dalla curia con il fenomeno Gianfranco Amato, lo scorso Aprile, tanto per fare un piccolo esempio. Se il pistolotto ti sembra lungo, é proprio perché non basta uno slogan o un volantino per spiegare certi argomenti, i quali a questo punto, auspico vorrai approfondire in modo decente, e per il bene di tutti, te in primis. Secondo gli studi di genere, il genere non si sceglie. Cominciate a ficcarvelo in quella testa dove c'é l'eco. Il genere non si "sceglie" più di quanto non si scelga di nascere biondi, mancini o con gli occhi verdi. La dimostrazione empirica del fatto che chi ti racconta simili balle non ci ha capito una fava, me la stai confermando. Se poi ritieni che io abbia paura di confrontarmi apertamente con gente dedita a propagandare simili cialtronerie, ho il dovere di avvisarti che sei fuori strada e di parecchio. Altrimenti per perdere tempo a ripondere e spiegare? Si trattasse di semplici opinioni poi, nessuno avrebbe nulla da ridire. Il problema é che un'opinione é un'opinione, uno studio, una ricerca o una prova, non forniscono un'opinione, ma una verità. Dire che secondo te é la Terra é piatta, non é più un'opinione da un bel pezzo, sai? Aggiornati...E la gente "legge e si informa", semmai. Non "legga e si informi". Altrimenti passa da sprovveduti.
Mario2 2015-09-21 19:34:11
Ormai nella nostra moderna società tutto è ammesso... Tranne avere un'opinione diversa dalla maggioranza.
Mario2 2015-09-21 19:38:24
Dimenticavo, maggioranza composta da chi suo malgrado si uniforma per non essere additato come omofobo, razzista, fascista etc, questa è la dittatura moderna, in un mondo dove l'immagine è l'opinione pubblica hanno un certo peso il sistema migliore per far pressione sulla gente è proprio l'additare ed emarginare qualcuno che ha un opinione diversa.
O. Manni
O. Manni 2015-09-21 21:33:47
Certo Mario2...Come no. Perché dare dei razzisti e/o dei fascisti a chi darebbe olio di ricino ad un prefetto, o chiama "orango" una persona di colore, effettivamente é sbagliato e sicuramente (SICURAMENTE, EH!), significa far parte di una "dittatura moderna" (tipo spectre da complotto plutogiudaicomassonicoomosessualista), additarlo ed emarginarlo per le sue "opinioni". Tu si che hai capito tutto...É questa singolare e strana maggioranza che non ragiona, non si applica e viene uniformata al pensiero unico de GHEI!!
Mario2 2015-09-22 08:16:08
O.Manni non so se ricordi quando il Presidente Obama ha aperto un profilo su un famosissimo social network? E stato coperto di insulti, molti razzisti, ma non li ha rimossi, lui stesso ha dichiarato "questo e' il prezzo della Democrazia". In Democrazia ci sono delle opinioni, non c'e' un opinione giusta e una sbagliata, chi vuole imporre la sua idea come te o come i tuoi amichetti sono dei fascisti, magari rossi ma sempre fascisti, punto.
Gnagnolo
Gnagnolo 2015-09-22 09:53:07
In democrazia ci sono e ci devono essere delle opinioni, ma non è che tutte le opinioni possano essere messe sullo stesso piano. Ad esempio, se io mi sveglio una mattina con l'opinione che 2+2=5, la mia opinione ha la stessa dignità delle altre, oppure sarebbe meglio chiamarla cazzata? Mario, Lei volerebbe su un aereo costruito in base alla teoria del 2+2=5?
O. Manni
O. Manni 2015-09-22 11:52:23
Attenzione Gnagnolo, che in giro ci sono persone assolutamente convinte che 1=3, e che ridere di queste loro convinzioni o farsene beffe, si configura come un vilipendio punibile dal codice penale, e pienamente denunciabile come violazione di un loro diritto umano.
Paperinik
Paperinik 2015-09-22 14:24:23
Roma – Nella fucina degli insegnanti pro-gender: a Roma la due giorni per «educare alle differenze». A fianco della cartina d’Italia, sul muro, alcune locandine colorate con diverse famiglie. Un bimbo, due bimbi, due mamme, due papà. Non è la scuola del futuro, a Roma è già realtà. Sabato e domenica alla scuola Cattaneo, in pieno Testaccio, è andata in scena la due giorni di «Educare alla differenze» – appuntamento irrinunciabile per chi vuole introdurre nelle scuole italiane «un altro genere di informazione»: decisamente gay-friendly e, come va di moda ripetere, «libero da pregiudizi». È la fucina degli insegnanti «pro-gender» (o pro-studi di genere che dir si voglia). Ad organizzare tutto sono tre associazioni vicinissime alla galassia Lgbt, con tanto di patrocinio del Comune di Roma. Docenti e genitori imparano come combattere il bullismo, ma anche come insegnare ai bimbi a liberarsi dagli «stereotipi di genere»: per la fascia d’età 0-6 anni, le insegnanti ricompongono in modo non convenzionale le fiabe ritagliate su fogli di carta: la principessa libera il principe, mentre la nonna va al ballo con il rospo. Biancaneve ingenua e bellissima – ça va sans dire – è un modello nefasto e superato. Altrove si utilizzano giochi da tavolo per riscrivere il vocabolario. Sulle carte del Memory, un maschio e una femmina costruiscono una casa: per distinguere le carte i bimbi sono costretti a dire «il muratore» e «la muratrice». C’è la teoria del genderbread, per cui l’identità sessuale non è mai definita ma sempre in divenire, mentre a proporre un «laboratorio sull’identità sessuale degli adolescenti» è il centro lgbt bolognese «Cassero», noto per aver organizzato una festa in cui uomini travestiti da Gesù mimavano atti sessuali con una grossa croce. Nell’aula a fianco, il tavolo «fuori programma» ospita «De-generiamo», un laboratorio di «quasi-danza» che vuole riflettere su «identità e stereotipi» esplorando «autoerotismo, post-pornografia, dominazione e sottomissione, bondage e burlesque». Il tutto nella cornice di un evento organizzato da associazioni che si propongono come interlocutrici del Miur al tavolo che dovrà discutere le linee guida per attuare la riforma della Buona scuola laddove (comma 16 legge 107/2015) parla di «educare alla parità tra i sessi, prevenire violenza di genere e discriminazione, informare e sensibilizzare studenti, docenti e genitori».
anfatti
anfatti 2015-09-22 15:15:31
Emanuela, sarebbe corretto citare la fonte per controllare da dove hai copincollato questo testo!
O. Manni
O. Manni 2015-09-22 15:33:14
Emanuela, la scritta in fondo a quello che hai copiato ed incollato, perché evidentemente on onore alla "libertà di pensiero" non riesci a spiegare a parole tue, deve essere "(Fonte: Il Giornale)". Così, tanto per capire quali menti sviluppate, progredito ed avanzate hanno scritto l'articolo, e per capire quale senso la redazione vuole dare alle notizie. La storia del "Cassero", così come viene raccontata é l'ennesimo tentativo di gettare fumo in faccia alle persone. La rappresentazione con il crocifisso di cui parla l'articolo fu assolutamente voluta, e identica ad una nota vignetta della rivista satirica francese Charlie Hebdo (quella si "siamo tutti Charlie" dopo gli attentati di Parigi). Lo fecero proprio come provocazione e per dimostrare come a differenza della Francia, in Italia tutti dicono di "essere Charlie", ma evidentemente, passato il tempo delle manifestazioni, dei politici a sfilare a favore di telecamera, e la sbornia a favore della libertà di satira e di espressione, da buoni ipocriti, ben pochi lo sono. Una provocazione ed una rappresentazione che per il fine che si era proposta, fu riuscitissima. Il resto dell'articolo che sembra scritto con piedi, ci racconta di una "non notizia" e di una assoluta normalità, per chi conosce alcuni metodi pedagogici per combattere stereotipi e pregiudizi. Tant'é che un laboratorio simile, partecipato da svariati rappresentanti di diversi paesi, si é appena concluso all'Hotel Trieste di Senigallia, senza che nessuno abbia gridato a chissà quale scandalo. Continua pure ad abboccare come un allocco da allevamento....
Paperinik
Paperinik 2015-09-22 18:05:12
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/04/regione-veneto-ok-a-mozione-anti-teoria-gender-nelle-scuole-favorisce-abusi-sessuali-e-pedofilia/2008001/ Regione Veneto, ok a mozione anti-teoria gender nelle scuole: “Favorisce abusi sessuali e pedofilia” Il Consiglio regionale ha approvato la mozione presentata dal consigliere Sergio Berlato di Fratelli d’Italia che obbliga gli istituti a “non introdurre ideologie pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l’ideologia gender”. La motivazione: "In Paesi dove simile strategie sono state applicate hanno portato ad una sessualizzazione precoce della gioventù". A Venezia il sindaco Brugnaro aveva messo all'indice i libri. E’ “emergenza educativa” in Veneto. Così almeno, secondo il Consiglio regionale che ha approvato la mozione presentata dal consigliere Sergio Berlato di Fratelli d’Italia che obbliga le scuole a “non introdurre ideologie pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l’ideologia gender”. Con 24 voti a favore e 9 contrari, la proposta è passata creando un acceso dibattito dentro e fuori le istituzioni. Berlato ha presentato il documento dicendo che “in alcuni casi purtroppo l’educazione all’affettività è diventata sinonimo di educazione alla genitalità, priva di riferimenti etici e morali, discriminate per la famiglia fatta da un uomo e una donna. In Paesi dove simile strategie sono state applicate, come in Inghilterra e in Australia, questo ha portato ad una sessualizzazione precoce della gioventù, con conseguente aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), dipendenza dalla pornografia, all’attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze ed aborti già prima dell’adolescenza e all’aumento della pedofilia”. Chiaro l’attacco contro “i libretti in cui la famiglia composta da una donna e da un uomo è vista come uno stereotipo da superare e l’omofobo viene identificato in base al grado di religiosità. In alcuni casi si è arrivati alla deriva dell’ideologia gender”. Una posizione simile a quella del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che con una circolare inviata il 24 giugno – 9 giorni dopo aver vinto il ballottaggio con Felice Casson – al personale docente di asili nido e scuole dell’infanzia aveva fatto ritirare 49 testi che affrontano il tema della discriminazione. Berlato e la maggioranza sono convinti, com’è specificato nella mozione, che ”l’ideologia gender non è solo pericolosa, in quanto porta alla disintegrazione della personalità con conseguente fragilità psichica, instabilità emotiva ed affettiva, bassa autostima e senso di inadeguatezza ma anche totalmente inutile”. Una presa di posizione spiegata dal fatto che secondo Berlato “esiste un paradosso che dimostra come nei Paesi in cui si è maggiormente investito nella cosiddetta impostazione di genere paritario, quali la Norvegia, le differenze uomo – donna, sono molto più accentuate”. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia ha puntato il dito contro la strategia nazionale dell’Unar, l’Ufficio nazionale anti- discriminazioni razziali che ha redatto progetti educativi “con l’aiuto esclusivo di associazioni LGBT, senza l’adeguato coinvolgimento di associazioni ed enti rappresentativi dei genitori”. Parole che hanno scatenato le associazioni gay e non solo. Il Partito Democratico ha difeso a spada tratta la Buona Scuola, spiegando che non contiene nulla di quanto indicato nel testo del provvedimento proposto da Berlato ma la maggioranza non ha avuto dubbi e ha approvato la mozione che impegna la giunta ad intervenire nelle scuole di ogni ordine e grado affinché “non venga introdotta in alcun modo la teoria del gender e venga rispettato il ruolo prioritario della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario”. D’ora in poi in Veneto “saranno coinvolti – si legge ancora nel testo – gli enti rappresentativi dei genitori e delle famiglie in ogni strategia educativa della scuola”, soprattutto “nella predisposizione dei progetti sull’affettività e sulla sessualità, rendendo il loro contenuti trasparenti ed evitando il contrasto con le convinzioni religiose e filosofiche dei genitori”.
Paperinik
Paperinik 2015-09-22 18:11:52
http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=132932 Consegnati a Mattarella 180 mila "no" al gender nelle scuole. Sono oltre 180 mila le firme raccolte dalla petizione no-gender “Per una scuola che insegna e non indottrina”. Le 41 associazioni promotrici le hanno consegnate al presidente della Repubblica Mattarella. Intanto mentre l’opinione pubblica è concentrata sulle proteste contro la riforma scolastica, domenica scorsa la commissione Cultura della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che introduce “lezioni di parità di genere in tutte le scuole”. Sulla petizione Paolo Ondarza ha intervistato Toni Brandi, presidente di Pro Vita Onlus: R. – Le firme che sono state raccolte, in circa due mesi, sono 180 mila 517, cosa che per una petizione nazionale credo non sia mai successa. D. – Ecco, a questo punto arriveranno nelle mani del presidente Mattarella… R. – Che certamente - mi spiace dire la verità - è stato quello, delle tre autorità che abbiamo sollecitato (il premier Renzi e il ministro Giannini, ndr.) che ha mostrato maggiore sensibilità al tema. Il presidente ha risposto con una bella lettera, con saluti, e ci augura successo. Una lettera positiva. Mentre gli altri neanche hanno risposto. Sono nove settimane, che noi cerchiamo un appuntamento con il ministro dell’Istruzione Giannini, che ne ha fissati due e poi li ha cancellati. Da Renzi non abbiamo avuto nessuna notizia. D. – E poco si parla di questo indottrinamento che - denunciate- sta già avvenendo nelle scuole italiane… R. – Guardi, noi stiamo mettendo insieme un dossier con numerosissimi casi di indottrinamento gender. Produrremo presto anche un video, perché a Milano, a Perugia, a Torino, in moltissime scuole, in moltissimi asili nido soprattutto, i bambini vengono indottrinati sulla teoria gender e su un aperto transessualismo e omosessualismo. D. – Indottrinamento - denunciate - condotto da organizzazioni Lgbt… R. – Spieghiamo agli ascoltatori che la sigla sta per Lesbiche, Gay, Transessuali e Bisessuali. Adesso questo indottrinamento è volontario, e le amministrazioni stanno "buttando" milioni e milioni di euro per promuovere queste teorie assurde, ma se passerà il ddl Fedeli, che è ora al Senato, tutto ciò sarà obbligatorio. Il decreto Fedeli vuole derogare 200 milioni di euro a questo fine. D. – Va ricordato, a questo punto, quanto accaduto domenica scorsa, quando ad insaputa della maggior parte della gente è stato approvato un emendamento dalla settima Commissione della Camera dei Deputati, che introduce lezioni di parità di genere in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Di cosa stiamo parlando? R. – Dell’applicazione del decreto Fedeli, senza che questo sia stato approvato in pratica. D. – Nell’enunciato c’è la questione della parità di genere, quindi la lotta agli stereotipi culturali ad ogni forma di discriminazione, di prevaricazione dell’uomo sulla donna. Dietro, però si nasconde anche l’ideologia del gender… R. – Ma certo, assolutamente. A noi dicono sempre: “Guardiamo l’Europa”. Perché non ci raccontano cosa è successo nei Paesi nordici? La Norvegia è il più grande Paese che ha sostenuto, negli ultimi dieci anni, le teorie del gender. Invito tutti gli ascoltatori ad andare su Internet e cercare “il paradosso norvegese”. Adesso hanno tagliato i fondi all’Istituto del genere norvegese - questa è un’azione del governo - perché si sono resi conto che sono delle teorie assurde. Le do un esempio: il prof. Lippa, norvegese, ha intervistato 200 mila persone di 58 culture diverse e in tutti i casi ha trovato che gli uomini vanno verso lavori di meccanica, di tecnica, e le donne verso lavori che riguardano i servizi e le persone. Questi studi dimostrano che uomini e donne sono biologicamente diversi. D. – Questa è la dimostrazione che non si tratta di stereotipi culturali, quegli stereotipi che la teoria del genere vorrebbe abbattere, in nome di un egualitarismo, che però annulla ogni differenza di natura… R. – Esatto. È lì che si sbagliano, perché gli stereotipi esistono, come no: sono le veline, le donne oggetto, le donne iper-sessualizzate; sono gli uomini, i maschi infedeli e muscolosi con le belle macchine, che portano le giovani a non mangiare, ad avere anoressia ed altre malattie. Questi stereotipi, spinti dai media – la televisione Mtv, per esempio - danneggiano la nostra società e vanno combattuti.
Paperinik
Paperinik 2015-09-22 18:16:31
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-gender-nella-buona-scuola-ce-eccome-13641.htm Il gender nella "Buona Scuola" c'è eccome - di Gianfranco Amato 26-08-2015 - Esiste o no un riferimento al “gender” nella legge sulla cosiddetta “Buona Scuola”? Cerchiamo di rispondere a questa che pare essere la domanda del momento. Il pericolo gender, in realtà, si annida nel sedicesimo comma dell’art. 1 della legge, che testualmente recita così: «Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all'articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013». L’insidia sta in due punti di questa disposizione normativa: il termine «violenza di genere» e il richiamo all’art. 5 della Legge 119/2013, la cosiddetta “Legge sul femminicidio”. Vediamo attentamente come stanno le cose. Violenza di genere: L’esperienza ha ampiamente dimostrato che è proprio attraverso questa espressione che vengono surrettiziamente introdotti nelle scuole i corsi sulla teoria gender. La “violenza di genere” è diventata quello che il Cardinal Angelo Bagnasco, con un’espressione efficacemente evocativa, ha lucidamente denunciato come un cavallo di Troia. Qualcuno sostiene che il Cardinale abbia preso lucciole per lanterne, ma non è così. Che non si tratti di un abbaglio del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana lo dimostra l’ordine del giorno n. 9/2994-B/5 approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 8 luglio. Con quel documento parlamentare, infatti, la Camera dei Deputati, dopo aver preso atto, nella premessa, del fatto che proprio il concetto di “violenza di genere” del citato comma 16, «ha comportato una serie di storture applicative, che sono andate ben al di là dell’istanza, da tutti condivisa, di prevenire la violenza di genere e le discriminazioni», ha impegnato il Governo «in sede di applicazione del comma 16 del provvedimento in esame, ad escludere ogni interpretazione che apra alle cosiddette “teorie del gender”». Per gli increduli ed i negazionisti facciamo presente che il citato ordine del giorno si trova pubblicato a pagina 87 dell’allegato “A” ai resoconti stenografici della Camera dei Deputati relativi alla seduta dell’8 luglio 2015. La Legge sul Femminicidio: La seconda insidia sta nel richiamo espresso all’art.5 della cosiddetta “Legge sul femminicidio”, articolo che porta il titolo di “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”. In pratica la legge sulla “Buona Scuola” dice che il piano triennale dell’offerta formativa deve «informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate nel Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere». Ma cosa prevede quel Piano d’azione espressamente richiamato nel sedicesimo comma dell’art.1? Al punto 5.2 (Educazione), il Piano recita testualmente così: «(…) Obiettivo prioritario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa, dell’orientamento sessuale (…) sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica». Identità di genere: Ora, chi pretende di trovare nella legge la parola inglese “gender” è destinato a rimanere inesorabilmente deluso. Per il semplice fatto che in Italia i documenti del governo e le leggi vengono redatte rigorosamente in lingua italiana. Nonostante l’ostentata anglofilia del Premier Renzi e la sua spiccata propensione per l’idioma di Shakespeare – in cui, però, è bravo negli scritti ma zoppicante in orale – oggi nel nostro Paese le leggi vengono ancora scritte con la lingua di Dante. La traduzione ufficiale della parola “gender” che il governo ed il legislatore utilizza è “identità di genere”. Lo spiega bene, ad esempio, il documento governativo intitolato “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”, redatto dall’U.N.A.R., Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale, un ufficio del Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. A pagina 7, quel documento del Governo definisce l’identità di genere come «il senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categorie sociali e culturali di uomo e donna, ovvero ciò che permette a un individuo di dire: “Io sono un uomo, io sono una donna”, indipendentemente dal sesso anatomico di nascita». Quel documento del governo specifica bene la differenza tra genere e sesso, precisando che mentre il sesso è costituito dalle «caratteristiche biologiche e anatomiche del maschio e della femmina, determinate dai cromosomi sessuali», il genere è, appunto, «la percezione soggettiva di appartenere ad una delle categorie sociali e culturali di uomo e donna, indipendentemente dal sesso anatomico». Utile evidenziare anche quanto si leggeva all’art.1, lett. b), del testo unificato adottato come testo base il 9 luglio 2013 dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, recante norme in materia di discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Questo era il tenore letterale di quella disposizione: «Ai fini della legge penale si intende per “identità di genere” la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico». Anche in questo caso, increduli e negazionisti possono trovare il testo a pagina 73 del Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 9 luglio 2013. In realtà è proprio l’erronea considerazione che uomo e donna siano semplici categorie sociali e culturali, unita all’idea che si possa scegliere di appartenere all’una o all’altra categoria indipendentemente dal sesso biologico, che sta alla base della teoria gender, così duramente ed aspramente condannata da Papa Francesco, al punto da essere stata da lui definita «uno sbaglio della mente umana che crea tanta confusione», il 21 aprile 2015 durante il suo incontro con i giovani di Napoli nel Lungomare Caracciolo. All’Udienza Generale tenuta in Piazza San Pietro il 15 aprile 2015, il Santo Padre si è chiesto pubblicamente quanto segue: «Io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione». Ed è proprio il tentativo odioso di indottrinamento di questa teoria nelle scuole che continua ad essere una costante preoccupazione di Papa Francesco, che non perde occasione per esprimere la sua dura denuncia a riguardo. Durante il discorso alla Delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia (BICE) tenuto l’11 aprile 2015, il Santo Padre ha affermato che «occorre sostenere il diritto dei genitori all’educazione dei propri figli, e rifiutare ogni tipo di sperimentazione educativa sui bambini e giovani, usati come cavie da laboratorio, in scuole che somigliano sempre di più a campi di rieducazione e che ricordano gli orrori della manipolazione educativa già vissuta nelle grandi dittature genocide del secolo XX, oggi sostitute dalla dittatura del “pensiero unico”». Nel suo viaggio di ritorno dalle Filippine, il 19 gennaio 2015, Papa Francesco, rispondendo ad una domanda di Jan-Christoph Kitzler, giornalista della radio tedesca Ard, è tornato ancora una volta a parlare della teoria gender definendola «una colonizzazione ideologica» identica a quella praticata attraverso l’indottrinamento della «Gioventù Hitleriana» durante gli anni bui del regime nazionalsocialista del Terzo Reich. Queste le sue parole testuali pronunciate rievocando un ricordo personale: «Vent’anni fa, nel 1995, una Ministro dell’Istruzione Pubblica aveva chiesto un grosso prestito per fare la costruzione di scuole per i poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo grado di scuola. Era un libro di scuola, un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del gender. (…) Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura. (…) Perché dico “colonizzazione ideologica”? Perché prendono proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e rafforzarsi, per mezzo dei bambini. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai “Balilla”, pensate alla Gioventù Hitleriana... Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo. Ma quanta sofferenza!». Papa Francesco ha, inoltre, ben chiara quale sia l’attuale situazione delle scuole italiane riguardo all’indottrinamento gender. Lo ha dimostrato quando, nel discorso di apertura del convegno ecclesiale della Diocesi di Roma, tenuto in Piazza San Pietro il 14 giugno 2015, ha pronunciato queste parole: «I nostri ragazzi, ragazzini, che cominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima e la famiglia: si deve agire contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante volte dovevano “ri-catechizzare” i bambini, i ragazzi, per quello che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche, che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale». Abbiamo appreso che la Diocesi di Padova, con un proprio comunicato, ha rassicurato i fedeli sul fatto che la legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” non contenga alcun riferimento al “gender”. Colpisce il fatto che questa affermazione non si sia basata su un’attenta analisi critica del testo normativo ma sulle rassicurazioni ottenute dagli esponenti del governo. Una Chiesa che non vaglia la realtà alla luce della fede e della ragione ma si affida alle rassicurazioni del potere civile, forse non è una Chiesa attenta agli ammonimenti del Vicario di Cristo. La Diocesi di Padova afferma, confidando sulle parole del governo, che nelle scuole non viene e non verrà mai introdotta alcuna teoria gender, mentre il Papa denuncia il fatto che già oggi genitori siano costretti a “ri-catechizzare” «i bambini, i ragazzi, per quello che riportano da alcuni professori della scuola o per quello che dicono i libri che danno lì». Uno dei due non ha l’esatta percezione di quello che sta accadendo. E noi non abbiamo alcun dubbio che, in questo caso, a sbagliare sia la Diocesi di Padova e non Papa Francesco.
Paperinik
Paperinik 2015-09-22 18:25:24
http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/gender-la-colonizzazione-ideologica-nelle-scuole/ Gender, la “colonizzazione ideologica” nelle scuole - Un'ideologia che sembra assumere vere e proprie vesti politiche fino ad insinuarsi gradualmente tra i banchi di scuola dei più piccoli. Una vera e propria propaganda sessuale mascherata da nobili fini. Ma cos'è in realtà il Gender? Perché iniziare dalle scuole e quale la posizione del MIUR? Lo abbiamo chiesto a Roberta Romanello, membro del direttivo del comitato “Famiglia Educazione Libertà”. di Roberta Barone - Intervistata da L’Intellettuale Dissidente, Roberta Romanello, membro del direttivo del comitato “Famiglia Educazione Libertà”, ci spiega cos’è in realtà la tanto discussa ideologia “gender” e qual è il messaggio che si propone di diffondere tra i più piccoli al fine di “fondare una nuova società” e di sovvertire l’individuo attraverso lo scardinamento dell’identità sessuata della persona. La questione del “genere” (o gender, in inglese) sembra oggi assumere vesti politiche fino a diventare una vera e propria ideologia. Qual è innanzitutto il messaggio che questa vuole diffondere nella società odierna e perché viene vista come una “minaccia” per la figura stessa della famiglia? L’istituzionalizzazione di questa visione ideologica dell’essere umano è a tutti gli effetti una minaccia non solo per la figura della famiglia ma per il sussistere della società stessa. Infatti nel momento in cui “maschio” e “femmina” diventano irrilevanti e tutti possiamo decidere cosa vogliamo essere, ecco che anche le figure di “madre” e “padre” diventano totalmente irrilevanti, l’individuo diventa asessuato e indifferenziato, e la società si disumanizza. Questa ideologia viene purtroppo promossa dalle istituzioni sia a livello generale attraverso il Parlamento (il disegno di legge di Valeria Fedeli al Senato, che vuole rendere obbligatorio per tutte le scuole l’insegnamento del gender, ad esempio), sia a livello locale tramite le amministrazioni regionali e comunali (la modulistica scolastica e non solo dove le parole “padre” e “madre” sono state sostituite da “genitore 1” e “genitore 2”, i progetti per l’educazione all’affettività che entrano nelle scuole, quasi tutti intrisi dell’ideologia gender, i registri per le unioni civili che mirano ad equiparare le unioni tra persone dello stesso sesso con la famiglia naturale, e tutte le iniziative che tendono a scardinare la dimensione sessuata biologica di maschi e femmine). Il termine “genere” o “gender” ha pressoché sostituito ovunque nella comunicazione istituzionale il termine sesso: questo è molto grave e significa proprio che questa ideologia è portata avanti dalle istituzioni. Il messaggio del gender è apparentemente un messaggio positivo: combattere le diseguaglianze sociali tra maschi e femmine; in realtà il gender, definendo l’identità sessuale come “costruzione culturale”, e le differenze tra maschi e femmine come “stereotipi da abbattere” mira a scardinare innanzitutto l’identità sessuata della persona, considerandola uno stereotipo culturale, e di conseguenza scardina le basi delle relazioni primarie della società, quelle tra uomo e donna, la complementarietà tra i due sessi che, sola, può dare vita a figli. I legami famigliari sono i primi legami compromessi da questa ideologia. Il gender è sostanzialmente la distruzione dell’unità ontologica della persona, di cui l’identità sessuale biologica è parte determinante in tutti i processi e gli sviluppi psichici e sociali. Infatti la visione di uomo che sottende questo termine è un essere che vuole slegarsi completamente dalla sua realtà biologica sessuata; un individuo che, partendo dal rifiuto della propria identità sessuale in quanto incompatibile con il proprio desiderio, pretende di darsela da sé attraverso gesti e parole (come sostengono gli ideologi del gender, primi fra tutti il Dott. Money e Judith Bulter); la sessualità diventa così una pura performance, e perde drammaticamente il suo ancoraggio alla realtà. L’individuo che aderisce a questo tipo di interpretazione della propria identità sessuale accetta di entrare in una fluidità permanente, un viaggio alla ricerca di sé che potrebbe non finire mai. Questo processo è ben descritto da una studiosa del fenomeno, Marguerite A. Peeters nel suo ultimo libro, IL GENDER, edito da San Paolo, che definirei una pietra miliare per chi voglia comprendere davanti a quale complesso fenomeno ci troviamo. Ma non c’è assolutamente nulla di scientifico nel gender, anzi esistono prove scientifiche solo del contrario: e cioè che gli esseri umani nascono maschi o femmine, e che il cervello e lo sviluppo ormonale che avviene già nell’utero materno ha una funzione determinante per lo sviluppo dei caratteri maschili o femminili. Se ciò avviene in modo erroneo è solo per patologie genetiche, che la scienza ben conosce, non certo per teorie astratte che vengono sbandierate come verità. Il distaccamento netto tra “biologico” e “costruzione culturale” in merito alle differenza tra uomo e donna -quindi tra bambino e bambina- è uno dei punti che i fautori dell’ideologia gender premono per portare all’interno delle scuole dietro gli espedienti riguardanti l’”educazione sessuale” o la “lotta alla discriminazione sessuale”: è così? Perché iniziare dai bambini? Iniziare dai bambini significa a tutti gli effetti fondare una nuova società. L’idea che sta dietro al fenomeno gender è proprio quello di sovvertire la società. Inculcare nelle menti dei bambini l’idea che possano scegliere cosa vogliono essere (se maschi, femmine o un altro dei 56 generi proposti ad esempio da Fecebook negli Stati Uniti) significa un sovvertimento della natura e delle relazioni sociali, e di conseguenza un cambiamento totale del tessuto sociale da qui a vent’anni. Molto spesso i progetti che entrano nelle scuole portano la maschera della lotta al bullismo o della promozione delle pari opportunità, o di educazione all’affettività. In realtà abbiamo constatato come tutti questi progetti portino inevitabilmente avanti l’ideologia gender. La cosa peggiore è che questi progetti vengono introdotti nelle scuole a totale insaputa dei genitori; sono progetti mascherati da buone intenzioni, ma che arriveranno a modificare radicalmente, goccia dopo goccia, lo sguardo dei bambini sulla realtà, innanzitutto partendo da una confusione su chi siano loro; se la realtà non ha più nulla da dire, ecco che il bambino perde l’interesse a conoscerla. Lo svuotamento di questo aspetto cognitivo è drammatico e avrà conseguenze che non siamo in grado di percepire oggi in tutta la loro devastante portata. Stiamo vivendo in un momento in cui i bambini sono lasciati negli ambienti scolastici per periodi di tempo sempre più lunghi; questo significa che i genitori perdono in gran parte il controllo su quello che viene trasmesso ai propri figli. In questo spazio lasciato vuoto dai genitori è facile che si inseriscano questi nuovi attori, gli esperti, che portano avanti questi progetti. Per questo noi continuiamo a ripetere che i genitori devono essere molto più attenti di quanto non lo siano oggi a ciò che viene passato come educazione tra i banchi di scuola. Spesso vengono a scoprire solo dopo che i loro figli sono stati sottoposti al lavaggio del cervello, perché inevitabilmente qualcuno di loro torna a casa con delle domande. Ma il progetto culturale che mira a isolare le persone dai legami famigliari è portato avanti anche attraverso altre iniziative, tutte connesse tra loro, oltre alle recenti leggi e sentenze della magistratura: divorzio sprint e fecondazione eterologa, le adozioni cosiddette “stepchild”, il registro unioni civili eccetera. Questo porterà a breve a una società dove l’essere umano resterà sempre più isolato e solo davanti alla macchina statale e del potere. Il 30 Aprile 2013 l’”Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni” (UNAR) adottò, per volere dell’ex Ministro del lavoro Fornero, la tanto contestata Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, fortemente voluta dalle associazioni Lgbt. Quale, ieri ed oggi, le posizioni del Miur sul tema dell’ideologia nelle scuole? Il MIUR oggi sembra scomparso da questo quadro perché i famigerati libretti “Educare alla diversità nella scuola”, voluti dall’UNAR ed elaborati in collaborazione con 29 associazioni LGBT, , sono stati ritirati. In realtà, come ho spiegato prima, questa strategia entra nelle scuole attraverso una miriade di altri progetti, una vera e propria giungla; tutto il territorio italiano è colpito a macchia di leopardo da una miriade di iniziative, al punto che monitorarle tutti diventa impossibile, Per questo è assolutamente necessaria la vigilanza dei genitori. È davvero brutto dover dire che i genitori devono vigilare affinché l’istituzione che dovrebbe più proteggere i bambini e gli adolescenti, la scuola, è divenuta a tutti gli effetti il campo di battaglia dove si combatte questa guerra ideologica. E sul campo ci sono i nostri figli, dagli asili all’università. L’ultima del MIUR, da quello che ci è arrivato proprio in questi giorni, è che sulla modulistica scolastica è prevista per “genitore 1” e “genitore 2” la scelta tra “maschio” “femmina” o “annulla”. Il Papa richiama costantemente al pericolo di “colonizzazione ideologica” nella scuola e nella società, al diritto dei bambini a crescere in un ambiente idoneo al loro sviluppo psichico ed emotivo; anche il Card. Bagnasco ha ripetuto in diverse occasioni che le scuole assomigliano sempre più a “campi di rieducazione”. Noi auspichiamo che queste parole non restino inascoltate, sia da parte dei genitori, sia da parte degli educatori, sia da parte della società e dello Stato. In alcuni Pesi europei, come in Germania, molti genitori hanno avuto conseguenze legali pur di difendere i propri figli dall’insegnamento di questa ideologia nelle scuole, rifiutandosi di portarli in classe. Ciò, a parere di questi ultimi, significa escludere i genitori dall’educazione sessuale dei figli. Anche in Italia hanno avuto luogo proteste similari dei genitori? Anche in Italia abbiamo avuto episodi di protesta dei genitori, che per ora comunque non sono approdati ad assenze programmate dalla scuola come è successo, ad esempio, in Francia. Il caso più clamoroso è stato quello del Liceo Giulio Cesare di Roma dove è stato dato da leggere ad adolescenti di seconda superiore il libro di Melania Mazzucco “Sei come sei” che descrive, con dovizia di particolari (odori, sapori, sensazioni) un rapporto orale tra due ragazzi in uno spogliatoio. Qui abbiamo avuto una rivolta dei genitori contro insegnante e Preside, e anche un’interpellanza al Senato. Ma ci sono moltissimi altri episodi: i libri che erano stati distribuiti negli asili e messi poi all’indice nel Veneto per la rivolta dei genitori, i cui titoli lasciano già trasparire di cosa stiamo parlando: “Il segreto di papà”, “E con Tango siamo in tre”, “Perché hai due mamme” e via dicendo. È appena uscito un libro che raccoglie molti di questi casi, scritto da un avvocato in prima linea contro il diffondersi nelle scuole dell’ideologia gender: GENDER (D)ISTRUZIONE di Gianfranco Amato. Consiglio la lettura di questo libro agli scettici, per capire davanti a quale invasione ci troviamo a livello scolastico. Vorrei anche menzionare la grande battaglia di civiltà che viene portata avanti dalle Sentinelle in Piedi, che manifestano nelle piazze di tutta Italia contro il disegno di legge Scalfarotto, già passato alla Camera e in discussione al Senato, che intende creare il reato di “omofobia”, con tanto di carcere da 6 mesi a 6 anni per chi ad esempio dicesse che i bambini hanno diritto a non crescere con un papà e una mamma, e non con coppie dello stesso sesso; oppure chi dovesse opporsi alle adozioni da parte di coppie omosessuali, o chi dissentisse dalla creazione in tutti i comuni dei registri delle unioni civili e via dicendo. Questo significa che non si potrà più dissentire da chi impone la cultura omosessualista. Perché nasce il comitato “Famiglia, educazione, libertà” e quale obiettivo si propone di raggiungere? Vi sono già prossime iniziative in programma? Il Comitato “Famiglia, educazione, libertà” nasce proprio perché con un gruppo di amici abbiamo capito che manca attenzione sulla tematica della scuola, e che la famiglia va aiutata in quanto sta vivendo un periodo di crisi non solo a livello di legami famigliari, ma anche a livello di tempo per impegnarsi nella cura e nell’educazione dei propri figli. Questo momento di debolezza della famiglia va protetto dagli attacchi di chi sta cogliendo l’occasione per aggredirla e distruggerla arrivando fino alla manipolazione della verità nelle aule scolastiche. Oltretutto abbiamo uno Stato che tende sempre più a negare quella che è una libertà primaria delle famiglie: la libertà di educazione, che oggi a tutti gli effetti, in Italia non esiste. O mandi i figli alle scuole statali, oppure devi pagare rette salatissime affinché ti sia garantita la possibilità di educare i tuoi figli secondo i principi in cui credi. Abbiamo in programma un’iniziativa molto importante insieme ad altri comitati di genitori, che, notiamo con piacere, stanno sorgendo in tutta Italia; ma è prematuro parlarne oggi.
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