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Case popolari, Nuova Senigallia tuona contro l’amministrazione

"Vengono favoriti gli extracomunitari e penalizzati gli italiani"

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Edilizia residenziale pubblica

Cerchiamo di far chiarezza sulla questione delle “case popolari” (la c.d. Edilizia Residenziale Pubblica). Una problematica sociale assai spinosa a Senigallia (così come in altri Comuni), ossia quelle unità immobiliari che le amministrazioni comunali destinano, tramite una graduatoria, a chi purtroppo non se ne può permettere una, né comprandola né affittandola. Come mai sempre più italiani, senigalliesi in questo caso, non riescono ad entrare nelle graduatorie e, di conseguenza, non hanno un tetto sotto il quale vivere? La risposta non è difficile: nei comuni a guida PD, quindi a Senigallia, vengono favoriti di gran lunga gli extracomunitari e penalizzati gli italiani. Vediamo in che modo avviene questo “favoritismo”.

Premessa: “Cosa dicono la Costituzione Italiana e la Corte Costituzionale sul Diritto all’Abitazione“?

In alcuni articoli della Costituzione emerge un chiaro riferimento a valori riconducibili al diritto alla casa, la quale viene concepita come elemento essenziale per garantire lo sviluppo della persona umana. La prima traccia di tutela del diritto alla casa emerge nell’art. 14 della Costituzione nel quale viene sancita l’inviolabilità del domicilio, attraverso la previsione del divieto di immissione da parte degli organi dello Stato e di terzi e viene sottolineato l’impegno delle istituzioni al fine di garantire le condizioni indispensabili per tutelarne la riservatezza. Anche nelle norme relative alla famiglia si possono scorgere riferimenti al diritto alla casa. L’art. 29 della Costituzione sancisce proprio il riconoscimento dei diritti alla famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra i quali il diritto all’abitazione, base e punto di partenza per lo sviluppo di tali formazioni sociali. Altro riconoscimento sotto il profilo Costituzionale lo si trova nell’art. 30 della Costituzione: l’obbligo “di mantenere, istruire ed educare i figli” può incontrare seri ostacoli nel momento in cui i genitori non possiedono risorse sufficienti per permettersi l’acquisto o la locazione di un immobile. Senza uno spazio abitativo è impossibile crescere una famiglia e riuscire a garantire l’istruzione, l’educazione e comunque un livello di vita sano ed equilibrato. Altro elemento normativo connesso è l’art. 32 della Costituzione sulla salute. Vivere in un ambiente malsano, insicuro, privo delle misure igienico sanitarie fondamentali, sovraffollato e privo di qualsiasi servizio adeguato alle esigenze della persona umana, costituisce un pericolo per la vita stessa delle persone. Ampliando maggiormente la prospettiva e prendendo in considerazione i principi fondamentali alla base della nostra Carta Costituzionale, si può tranquillamente sostenere che l’assenza di uno spazio abitativo adeguato alle esigenze della persona e della famiglia costituisce un grave freno all’attuazione dei principi di dignità della persona e di uguaglianza sostanziale, valori fondamentali per il nostro Paese. Sul tema la Corte Costituzionale si è espressa più volte ritenendo il diritto all’abitazione riconducibile proprio all’art. 2 della Costituzione, definendolo un “DIRITTO SOCIALE FONDAMENTALE”. In virtù di tutto questo, il diritto all’abitazione rientra a pieno titolo tra i diritti fondamentali della persona nel nostro Paese.

Anche in questo caso, così come per i “parcheggiatori abusivi”, esistono leggi e regolamenti che i comuni a guida PD non ratificano e non applicano, questo per una chiara volontà politica di aiutare fortemente chi è una fonte di guadagno per loro e per il loro “entourages” di cooperative, associazioni e Caritas varie, come appunto l’extracomunitario che oggi, in Italia, è tutelato e coccolato mille volte di più di un italiano in barba alla Costituzione Italiana. Anche Senigallia, con la sua amministrazione, non sfugge a questa “regola” che noi usiamo definire “ignobile e vergognosa”!

Quando si fa domanda per l’assegnazione di un alloggio comunale, così come per la richiesta dell’asilo, ma anche di aiuti economici, viene stilata una graduatoria che, nel caso di Senigallia, vede sempre prevalere gli extracomunitari rispetto ai senigalliesi. Questo perché viene fatta una discriminazione già al momento della presentazione della domanda in quanto all’Italiano viene chiesto di presentare l‘I.S.E.E., mentre allo straniero NO, per loro basta una autocertificazione. Ma che valore può avere una autocertificazione che dice che non si possiede nulla quando nessuno potrà mai controllare se questo corrisponde o meno a verità? Ovviamente nessun valore.

Questo avviene perché l’amministrazione comunale di Senigallia non ha mai voluto applicare due semplici decreti: il D.P.R. 445/2000 art. 3 e il D.P.R. 394/1999 art. 2, secondo i quali le autocertificazionidelle proprietà possedute all’estero non sono ammissibili, in quanto l’autorità italiana non ha competenza di eseguire controlli fuori confine, al contrario di quanto può invece avvenire per i cittadini Italiani. Se venissero applicati questi due chiari e semplici decreti, allora ci sarebbe uguaglianza di trattamento tra tutti (altro principio inviolabile), perché nel caso dell’extracomunitario sarebbe il consolato di appartenenza a fornire la documentazione all’amministrazione comunale, una documentazione reale e vera e non una semplice autocertificazione che la maggior parte delle volte è fasulla. Se venissero applicati questi due decreti, verrebbero proibite le autocertificazioni per i beni immobili dei cittadini stranieri residenti in Italia. Le proprietà possedute all’estero sarebbero certificate (anche in caso siano inesistenti) da apposito documento legalizzato e tradotto in italiano dall’autorità consolare italiana. Tutto questo sarebbe anche indispensabile “ai fini dell’accoglimento della domanda relativa all’accesso all’assistenza economica (servizi a domanda individuale, servizi sociali, servizi assistenziali, servizi soggetti a contribuzione, erogazione di contributi, sussidi e provvidenze alla persona, bandi di concorso per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica)“.

Anche la composizione del nucleo familiare dovrebbe essere comprovato ai sensi dell’art. 3 del D.P.R. n. 445/2000 e dell’art. 2 del D.P.R. n. 394/1999 con documentazione rilasciata dalla competente autorità dello stato estero, corredata di traduzione in italiano legalizzata dall’autorità consolare italiana, che ne attesti la conformità all’originale.

Ovviamente verrebbe fatta eccezione per gli aventi diritto dello stato di rifugiato politico. Sarebbero esentati anche quei soggetti stranieri nei cui paesi di origine è impossibile acquisire la documentazione.

Nei comuni italiani dove sono stati recepiti e applicati i due decreti, sono stati risparmiati centinaia di migliaia di euro di contributi non dovuti (quindi più soldi da destinare a chi veramente ne ha bisogno), e anche per quello che riguarda l’assegnazione delle case popolari, le domande sono calate in misura del 40% (e questo vuole chiaramente dire che il 40% delle autocertificazioni erano fasulle), così come si sono praticamente dimezzate le richieste di aiuto economico. Ergo, centinaia di migliaia di euro risparmiati che possono essere spalmati su chi ne ha veramente bisogno ed è in regola con le leggi italiane.

Poniamoci ora alcune domande: perché l’amministrazione di Senigallia, come anche altre, non rispetta i principi della Carta Costituzionale? Perché l’amministrazione di Senigallia non recepisce e attua questi due decreti? Perché l’amministrazione di Senigallia permette che ci sia una discriminazione di trattamento tra l’extracomunitario e l’Italiano? Perché l’amministrazione di Senigallia non mette tutti sullo stesso piano? In pratica, perché l’amministrazione comunale di Senigallia lascia i suoi cittadini senza una casa favorendo di gran lunga gli extracomunitari?

Fatte le domande provate a trovare voi le risposte…

Tematica delicata quella delle case popolari e non ce la facciamo più nel vedere dei nostri connazionali e concittadini costretti a non poter avere un tetto decente per vivere. Non ce la facciamo più a ricevere lettere “disperate” di famiglie senigalliesi con bambini che non sanno più a che santo votarsi con lo sfratto esecutivo alle porte.

Con quale coraggio i nostri amministratori attuano una politica che penalizza fortemente i senigalliesi invece di mettere tutti sullo stesso piano?

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