Piazza Garibaldi a Senigallia: “stemmi creano equivoci. Alberi? No a nuovi filari”
L'intervento sul restyling da parte di Virginio Villani
Raramente a Senigallia si è visto un dibattito così ampio e acceso, come quello suscitato dal progetto di Piazza Garibaldi; qualcosa di simile era accaduto per piazza del Duca, sempre dopo però che il progetto in questione era arrivata alla fase esecutiva.
E questo dovrebbe insegnare qualcosa.
Dopo i numerosi interventi che Italia Nostra ha dedicato alla questione, voglio chiudere il dibattito, almeno per quanto mi riguarda, con due riflessioni su due questioni ancora aperte: gli stemmi e gli alberi. Sulla prima va detto preliminarmente che un disegno che rievoca fatti o un personaggi della storia assume inevitabilmente una valenza simbolica e ripropone di conseguenza anche i valori di cui l’evento o il personaggio sono portatori. Uno stemma non può essere considerato semplicisticamente un elemento decorativo e di conseguenza prima di proporlo in un luogo pubblico bisognerebbe chiedersi quale rappresentazione si vuole dare e se tale rappresentazione sia condivisibile e opportuna.
Per fare un esempio, se a qualcuno venisse in mente di riprodurre lo stemma di casa Savoia in piazza del Duca, gli direi che dovrebbe darne prima una giustificazione in termini storici e politici, vista la valenza simbolica e la pluralità di interpretazioni cui un’operazione del genere potrebbe dare adito. Se poi mi si dicesse che si vorrebbe celebrare la monarchia artefice dell’Unità d’Italia, ammesso che una cosa del genere sia attualità, gli suggerirei una lapide commemorativa in grado di illustrate le ragioni di tale iniziativa senza dare adito ad equivoci o interpretazioni di parte. Altrimenti sarebbe come inserire lo stemma di casa Borbone nella pavimentazione di Piazza Plebiscito di Napoli.
Così gli stemmi papali in piazza Garibaldi non possono essere interpretati solo come un innocuo omaggio a singole figure storiche, ma rimandano inevitabilmente a quel potere temporale dei papi di cui sono il simbolo: non possono quindi passare come un semplice omaggio a papa Mastai cittadino senigalliese senza alludere anche a Pio IX come sovrano e alla monarchia papale di cui è stato rappresentante. La stessa cosa vale per papa Lambertini Benedetto XIV nella sua veste di protagonista dell’ampliazione della città. Di conseguenza, se nel riqualificare la piazza si vuole ricordare i protagonisti della sua realizzazione (papa Mastai) e dell’ampliazione in generale (papa Lambertini, ma anche altri), sarebbe più opportuna, più comprensibile e meno equivoca una scritta celebrativa dell’insieme degli eventi e dei suoi protagonisti, in grado di comunicare con più chiarezza e senza equivoci l’evento storico.
Passando al secondo punto, dopo l’abbattimento degli alberi la piazza appare più che mai un vero e proprio monumento dell’architettura settecentesca senigalliese, costituendo anche la testimonianza più esplicita di quel grande evento urbanistico che fu l’ampliazione. In nessun altro luogo della città questa rappresentazione può essere colta con la stessa immediatezza, nemmeno nei Portici Ercolani. Quindi perché togliere questa bella e integra visuale restituita dopo un secolo ai cittadini ? Che senso avrebbe ripristinare una nuova cortina di alberi lungo i lati della piazza, come vorrebbe una prescrizione imposta dall’alto? Perché collocare grandi vasi e lampioni ai lati della fascia centrale che spezzerebbero l’unita spaziale e coprirebbero la visuale dei lati brevi?
La richiesta di ornare di verde la piazza anche per renderla più fruibile potrebbe essere ugualmente soddisfatta e con più funzionalità realizzando angoli o isole di verde con panchine di metallo sapientemente progettati dal punto di vista formale e ben collocati dal punto di vista spaziale, in modo da non interferire con la visuale degli edifici, mentre per proteggere la fascia centrale basterebbero semplici dissuasori formati da piccoli blocchi di granito.
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