UAAR Senigallia: “Pio IX assassino, definizione basata sui fatti della storia”
"La fucilazione del concittadino Simoncelli è storia Risorgimento; Piazza Garibaldi, non è nome a caso"
Come UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti) ci vediamo costretti ad intervenire ancora sulla scellerata ed indegna scelta di inserire gli stemmi pontifici in una piazza intitolata a Garibaldi, per avanzare alcune precisazioni, e fornire una risposta alle note di questi ultimi tre giorni.
Prima di tutto è nostro dovere sottolineare come alcuni aspetti emersi e riguardanti il progetto nella sua complessità, non rientrano nelle nostre competenze statutarie. Il nostro unico dovere, è quello di portare avanti le nostre istanze, dando voce ai nostri soci e simpatizzanti ed ai tanti cittadini senigalliesi che in queste ultime ore ci hanno contattato esprimendo la loro contrarietà, l’irritazione per quei simboli papali, e la loro vicinanza e solidarietà alla causa. Ci fa piacere constatare come anche altre associazioni (Italia Nostra), sicuramente più autorevoli di noi nell’esprimere un giudizio complessivo sulla riqualificazione della piazza, abbiano richiamato l’attenzione sulla questione dei simboli pontifici definendoli “artificiosi”. E’ segno che un problema c’è, va affrontato sotto tutti gli aspetti, e soprattutto risolto in modo opportuno e responsabile.
Ricapitolando, pare che a Senigallia ci troviamo di fronte ad una situazione bizzarra, dove improvvisamente i simboli pontifici siano alla disperata ricerca di una “paternità”.
L’architetto che ha disegnato la riqualificazione della piazza – a lui la nostra solidarietà – si è chiamato (giustamente!) fuori dalle modifiche apportate al suo progetto con i simboli papali. Quale sia il senso di voler commissionare un lavoro ad un Picasso, per poter farlo rivedere da un Goya o un Dalì, non ci è dato sapere.
Gli stessi “papisti” della diocesi, dicono di non aver ne chiesto, ne voluto simili stemmi ai quali invece, come noi, preferirebbero una piazza più inclusiva. L’ex Assessore Ceresoni, invitando le Istituzioni a “ponderare riflessioni sulla questione” – e anche noi ci auguriamo che vengano ponderate a dovere – fa sapere che i motivi di tale scelte da parte del “gruppo di progettazione comunale” (che più laico, evidentemente non si può), risiedono nel voler ricordare i pontefici che hanno edificato quella zona della città. Motivazioni piuttosto inconsistenti, se si pensa che i due Papi in questione, altro non hanno fatto che amministrare da sovrani quali erano, la semplice edificazione su quelle che erano le loro terre, e che poi sono diventate Italia. Questo basta a voler inserire simili decorazioni? Se questo è il motivo, e non quella sospetta sviolinata – neanche richiesta! – all’ultimo “Papa-Re” ed ai suoi adepti moderni, non vorremmo che tra qualche anno qualcuno si mettesse in testa, con la stessa logica e gli stessi motivi, di “riqualificare” il palazzo dell’Ex GIL con un bel fascio littorio.
E’ nostro dovere fornire un appunto di risposta alla nota della diocesi, anche su altre questioni.
Rispediamo al mittente le accuse di “contrapposizioni ideologiche” e di “intolleranza”. La Storia è Storia. Se Pio IX ha sofferto nel “gestire uno dei momenti più drammatici della nostra storia nazionale”, figuriamoci gli italiani tutti con Garibaldi, Mazzini, Cavour e via dicendo, che combattevano per l’Unità del loro Paese, contro i mercenari austriaci e francesi agli ordini del Papa “sofferente” e da lui stipendiati. Che il beato Pio IX, fatichi a farsi rilasciare l’attestato di santo dopo 137 anni dalla sua morte, non è una novità ed ha motivi ben precisi. Che il Mastai Ferretti predicasse il comandamento divino “non uccidere”spedendo innocenti al patibolo e nonostante da anni alcuni Stati come il Granducato di Toscana avessero dato l’esempio abolendo la pena capitale, non è una novità. E’ Storia risorgimentale che lo riguarda direttamente, anche la fucilazione dell’innocente concittadino patriota Girolamo Simoncelli, il quale fu ammazzato come capro espiatorio per ribadire la supremazia del Pontefice nella sua città di origine, nonostante gli stessi parenti stretti di Pio IX lo volessero scagionare dalle false accuse.
La lista di queste uccisioni è così lunga che finì per dare lustro perfino ad un boia, quindi con tutto il rispetto che si possa avere nei suoi confronti, la parola “assassino” è pienamente motivata sia dagli ordini che impartiva per reprimere i suoi cittadini dissidenti, sia dalle firme riportate in calce sulle sentenze capitali. A prescindere dalla storiografia, il nostro, per nulla ideologico, è comunque un giudizio basato sui fatti, espresso su un personaggio morto da ben oltre un secolo.
Tornando ai giorni nostri e ad esseri umani ancora in vita, prima di accusare di “intolleranza” noi o chiunque altro, la diocesi di Senigallia dovrebbe imparare a farsi un esame di coscienza, dal momento che proprio relativamente all’intolleranza, il 20 aprile scorso, si è fatta promotrice di un evento all’insegna dell’omofobia, con un relatore il quale si è lanciato in un monologo senza contraddittorio, spacciando bufale e falsità su un’inesistente “ideologia gender” e su un’inesistente “insegnamento della masturbazione ai bambini” nelle scuole. Per quello che sappiamo ed per ciò che emerge quotidianamente dagli organi di stampa, gli unici che chiedono conto di quanto si masturbano i ragazzi e le ragazze, sono i preti nei loro confessionali, e l’unico che ultimamente si sia distinto in “contrapposizioni ideologiche”, è il Vicariato di Roma, che con una lettera ha invitato gli insegnanti di religione cattolica (scelti dai Vescovi e pagati dallo Stato), a scendere in piazza e partecipare a quella fallimentare manifestazione che si è svolta domenica 21 giugno, contro il riconoscimento dei diritti di altri individui ed di tutti i tipi di famiglie, che corrisponde al nome di “Family Day”.
Chiudiamo questa nostra nota, ribadendo che Garibaldi e soprattutto i nostri avi concittadini senigalliesi – i quali non a caso hanno voluto intitolargli proprio quella piazza di fronte al Duomo – meritano decisamente più rispetto di due regnanti dello Stato Pontificio, che oggi come ieri, sono solo i rappresentati di quanto possa essere in antitesi con i comuni valori ed i principi di una normale democrazia.
I cittadini senigalliesi di oggi, questo lo sanno anche senza andare ad aprire libri o manuali di Storia.
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