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Italia Nostra Senigallia: “artificiosi gli stemmi papali in Piazza Garibaldi”

Il presidente Villani: "ma non si può non capire che gli alberi coprivano la visuale degli edifici"

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Piazza Garibaldi a inizio '900

E’ comprensibile che il taglio improvviso degli alberi in piazza Garibaldi abbia suscitato un certo scalpore e qualche reazione emotiva, ma è meno comprensibile che persone che fanno politica e che quindi dovrebbero essere informate di quello che accade in città siano letteralmente “cadute dalle nuvole”.

A parziale giustificazione della loro disattenzione va messo comunque l’atteggiamento di scarsa apertura al dibattito e al confronto dimostrato in più occasioni da questa Amministrazione su temi e progetti, che toccano spazi pubblici e riguardano direttamente il vissuto della gente, comportamento più volte stigmatizzato da questa Associazione.

Del progetto di piazza Garibaldi si parla almeno dal 2009 e Italia Nostra più volte è intervenuta sull’argomento, prima per mettere in guardia sui rischi archeologici, poi per contestare il progetto iniziale che rischiava di trasformare la piazza di un giardino all’italiana, poi infine per contestare soluzioni architettoniche non appropriate, quali la divisione dello spazio in tre fasce e l’artificioso inserimento della fascia centrale con i due stemmi papali. Non mi risulta che il dibattito promosso allora dalla Associazione abbia riscosso interesse e partecipazione, forse anche perché non ha avuto molta diffusione, visto che la stampa cartacea locale ignora sistematicamente questi argomenti, a meno che non diventino un “caso”.

Per quanto riguarda poi gli alberi (introdotti oltretutto fra ‘800 e ‘900), mi sembra ovvio considerare una piazza settecentesca un bene e un valore architettonico e quindi da valorizzare come tale, escludendo categoricamente funzioni quali quelle di un parco o di un giardino: come si fa a non capire che gli alberi coprono la visuale degli edifici e quindi ostacolano la percezione del paesaggio urbano, che è altra cosa rispetto al paesaggio naturale. Per avere un’idea dell’immagine originaria della piazza, guardare la cartolina nella foto in evidenza (foto Leopoldi).

Se si vogliono poi fare battaglie in difesa del verde, anche nell’ambito della nostra città, non mancano altre possibilità o addirittura emergenze. In sostanza Italia Nostra suggeriva di creare uno spazio aperto, con una pavimentazione disegnata geometricamente, senza orpelli e senza barriere alla visione delle architetture. Inoltre, al fine di rendere più fruibile lo spazio ai cittadini, anche in previsione di un ampliamento dell’offerta abitativa nell’area, proponeva l’inserimento di isole di verde con panchina inserite con sapienza nei punti che meno ostacolassero la visibilità degli edifici più monumentali. In questo modo si veniva anche a movimentare uno spazio, che rischiava altrimenti di divenire troppo monotono, evitando inserimento inappropriati.

Per dirlo con le parole di un intervento pubblicato nell’estate del 2013, proponiamo “che la piazza recuperi il suo aspetto originario, ispirando ogni intervento di arredo alle coeve piazze settecentesche della regione e di quelle limitrofe, e ciò in perfetta coerenza con i principi ispiratori del piano del centro storico. Che recuperi la sua unità spaziale, eliminando il dislivello che ora separa l’area a parcheggio dalle strade. Che venga ripristinata la visibilità della scenografia delle facciate eliminando i filari di lecci. Che la pavimentazione venga eseguita con lastre di arenaria locale o nazionale (molto più solida di quella di importazione) e con il sussidio di calcare bianco per sottolineare la geometricità degli spazi, senza escludere la presenza di qualche isola di verde con alberi e panchine nei punti in cui non disturbi la visibilità. Questa soluzione permetterebbe una maggiore fruibilità dello spazio, la conservazione del mercato settimanale assolutamente irrinunciabile, e lascerebbe anche impregiudicato il discorso del traffico e del parcheggio, che potrà essere affrontato a tempo debito, quando si prospetteranno soluzioni alternative”.

Poi si può far sempre una cosa diversa, ed è quello che temiamo accadrà, ma è appunto una cosa diversa dalla riqualificazione di una piazza storica rispettosa della sua identità.

Prof. Virginio Villani
Presidente Italia Nostra Senigallia

Commenti
Solo un commento
F_Libanori 2015-06-22 00:18:07
Secondo me si sarebbero dovute abbattere le piante malate (solo quelle che lo erano irrimediabilmente o la cui cura fosse stata improponibile ed ingiustificata).

E siccome il nuovo progetto prevede la messa a dimora di 40 piante, mi sono chiesto perché non fossero stati identificati tutti i lecci sani e non si fosse studiata la nuova sistemazione della piazza prevedendo la loro permanenza.

Ma questa è soltanto un’opinione, da rispettare come tutte quelle che si stanno manifestando in questi ultimi giorni sull’argomento.

Quel ch'era importante, tuttavia, è che la soluzione definitiva della piazza sarebbe dovuta derivare da un procedimento irrinunciabile che è quello della Variante al Piano Particolareggiato del Centro Storico (PPCS), che consente ai Consiglieri comunali di esprimersi in sede di adozione, che permette ai Cittadini di effettuare le loro osservazioni qualora lo desiderino, e che prevede che il Consiglio comunale (dopo un lasso di tempo neppure troppo lungo) le valuti e decida definitivamente.

Che poi il risultato fosse quello di ottenere una piazza senza piante (quale quella prevista originariamente nel Piano Cervellati) oppure una piazza con gli stemmi papali (la versione attuale che sembra non abbia paternità, anche se dovrebbe essere riconducibile ad un progetto la cui tavola 17 è stata pubblicizzata fra i bandi di gara del Comune nel - fu - project financing presentato dalla CPL Concordia, nella quale sono identificati tutti i progettisti dell'architettonico) poco importa.

Tuttavia ho l’impressione che, stando alla lettura dei quotidiani locali, la Variante al PPCS fosse un passaggio imprescindibile anche per altri aspetti del cosiddetto PIPERRU “Orti del Vescovo”.
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