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Trivellazioni, estrazioni, stoccaggio co2: il mare Adriatico in pericolo

Marche e Abruzzo lanciano l'allarme: il 12 giugno a Senigallia il dossier "Tutti i numeri degli idrocarburi"

locandina dell'incontro su Sibilla e trivellazioni nel mare Adriatico promosso dai comitati di tutela

La Regione Marche è a fortissimo rischio di deriva petrolifera, con il 22% del territorio regionale, ben 215.00 ettari, oggetto delle mire dei petrolieri. Tutte le province sono interessate. Per quanto riguarda il mare antistante la regione sono addirittura 450.000 gli ettari ricadenti in concessioni o istanze per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi. In realtà, se si tiene conto del recentissimo parere favorevole rilasciato il 3 giugno scorso dal Ministero dell’Ambiente sul progetto di prospezione presentato dall’azienda Spectrum Geo, praticamente tutto il mare del medio Adriatico sarà oggetto di ricerche di idrocarburi.

Nel Dossier “Tutti i numeri degli idrocarburi nelle Marche”, curato dal Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua, sono passati in rassegna tutti i procedimenti e i progetti. Il Forum dell’Acqua, lo Spazio Comune Autogestito Arvultùra di Senigallia, i Centri Sociali delle Marche, e l’Associazione Ambiente e Salute nel Piceno, lo hanno presentato oggi in conferenza stampa per informare la comunità marchigiana sui progetti in corso e quelli in arrivo, dai titoli minerari, come concessioni di coltivazione, permessi di ricerca, istanze di ricerca e istanze per lo stoccaggio, ai gasdotti in fase di autorizzazione. Questi ultimi sono lo scheletro infrastrutturale alla base di un’ampia strategia volta quasi esclusivamente a collegare tra di loro pozzi e stoccaggi non per assicurare servizi ai cittadini ma per far diventare l’Italia un luogo di passaggio di gas verso il Nord Europa. Il tutto per favorire il profitto dei privati, con espropri e rischi, come scoppi ed incendi, che ricadono sui cittadini che devono anche sopportare la beffa di pagare questo opere e i relativi appalti nella bolletta! Sono quattro (più un quinto in fase embrionale di progettazione) i nuovi grandi gasdotti che dovrebbero attraversare ampi territori della regione per decine di chilometri di nuove condotte.

In terraferma sono 30 i titoli minerari già concessi (26) o in corso di valutazione (4). Tra questi ultimi spiccano i due progetti di stoccaggio di palazzo Moroni e S. Benedetto del Tronto per la loro rilevanza in termini di potenziale impatto sull’ambiente e sulle popolazione. Si evidenzia che lo stesso Ministero ha ipotizzato l’induzione/innesco di sismi a causa delle attività di iniezione e estrazione di gas dal sottosuolo. Ricordiamo che recentemente il governo spagnolo ha dovuto chiudere uno stoccaggio dopo soli due mesi di attività a causa dei continui tremori, con un danno economico di oltre un miliardo di euro. Attualmente in terraferma vi sono 21 pozzi eroganti gas e decine di altri pozzi non eroganti o abbandonati. Per quest’ultimi non siamo a conoscenza del loro stato attuale, nonostante recenti ricerche scientifiche condotte a livello mondiale abbiano evidenziato gravi rischi di contaminazione per le falde ed emissioni in atmosfera incontrollate. Inoltre vi sono 85.000 ettari oggetto di permessi di ricerca già rilasciati per i quali da un momento all’altro potrebbero essere presentati i progetti per la perforazione di nuovi pozzi, come avvenuto recentemente a Ripatransone. Altre due istanze per permessi di ricerca per quasi 23.000 ettari sono in fase di valutazione.

Per quanto riguarda il mare la situazione è, se possibile, ancora più allarmante. In totale vi sono 21 procedimenti a vario stadio di avanzamento su 459.000 ettari, con 25 piattaforme già installate e 35 pozzi eroganti sia gas che olio. In realtà colpisce il dato relativo ai nuovi permessi di ricerca, che assommano oltre 200.000 ettari. Praticamente presto davanti alle coste marchigiane potranno spuntare piattaforme e petroliere come funghi. Un solo incidente, come avvenuto recentemente in California, potrebbe mettere in ginocchio interi settori economici nonché avere un impatto rilevante sulla salute. Il cambiamento climatico impone di uscire quanto prima dal mondo dei combustibili fossili ed è un errore madornale promuovere nelle Marche e in Italia altri decenni di trivellazioni. Il Belpaese, con il suo patrimonio ambientale, paesaggistico e artistico, le sue produzioni di qualità dall’olio al vino, e l’alta densità di popolazione, è particolarmente vulnerabile a tutti i rischi connessi alle perforazioni petrolifere e dagli stoccaggi: da incendi a perdite in mare e in terraferma di idrocarburi; dalle emissioni di inquinanti ai rischi geologico come sismi e subsidenza. Un’economia diffusa che viene messa a rischio per privilegiare un’economia inquinante concentrata in poche mani. Il caso di Ripatransone né è un esempio lampante, con un pozzo proposto qualche mese fa ed attualmente in Valutazione di Impatto Ambientale nazionale, a 500 metri dal centro storico e in mezzo alle vigne del rosso piceno le cui produzioni sono poste a rischio,

Tra i vari progetti in mare spicca per l’unicità nel panorama italiano quello dello stoccaggio di CO2 nel sottosuolo, il progetto denominato Sibilla. A 27 km (14,6 miglia nautiche) dalla nostra costa, si trova il pozzo Cornelia dove è in progetto la piattaforma di escavazione Sibilla. Parliamo di una superficie di 218,14 kmq di mare, dove la società “Independent Gas Management s.r.l.” ha deciso di applicare nuove tecnologie, tutte sperimentali, per lo stoccaggio di CO2 in profondità. E’ una sperimentazione che, a parte i costi enormi che gravano sulla collettività, implica rischi in parte ancora inesplorati.

In generale, le royalty versate alla regione sono del tutto ridicole (di solito circa 1 milione di euro all’anno) a fronte dei ricavi delle multinazionali, grazie anche alle incredibili franchigie di cui godono i petrolieri. Infatti, a mero titolo di esempio, fino a 80 milioni di Smc di gas estratto in mare non pagano nulla nonostante i giacimenti siano formalmente patrimonio dello Stato!

Per contrastare questi rischi che interessano anche le Marche e proporre iniziative concrete per l’efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili, che già oggi rappresentano oltre il 40% della produzione elettrica nazionale, lo Spazio Comune Autogestito Arvultura di Senigallia insieme ai Centri Sociali delle Marche e all’Associazione Ambiente e salute nel Piceno che da anni si batte contro lo stoccaggio di S. Benedetto del Tronto, hanno partecipato lo scorso 23 maggio a Lanciano in Abruzzo ad un’imponente manifestazione di popolo contro le trivelle in Adriatico. 60.000 persone (in una città di 40.000 abitanti!) sono scese in piazza contro la deriva petrolifera dell’Adriatico promossa dalle multinazionali del petrolio e dal Governo Renzi, grazie al decreto “Sblocca Italia”.

Alla luce dei dati contenuti nel dossier è evidente che non si tratta solo di scontata solidarietà ad ogni lotta che difende i beni comuni ma di pericoli concreti che riguardano il territorio e il mare marchigiano. Venerdì 12 giugno alle ore 21.15 presso l’Auditorum San Rocco di Senigallia il dossier sarà presentato in un’assemblea pubblica a cui parteciperanno Augusto De Sanctis e Fabiano Di Bernardino, del Coordinamento No Ombrina 2015 Abruzzo. Riteniamo che la lotta che la popolazione abruzzese sta portando avanti contro i progetti petroliferi in tutta la regione è la stessa lotta che dovremmo mettere in campo noi marchigiani contro Sibilla, gli stoccaggi e in generale la deriva petrolifera. In comune abbiamo non solo la difesa dell’Adriatico dall’essere trasformato in una groviera, ma la tutela del nostro territorio, della sua ecologia, della sua economia, della sua cultura, della sua democrazia e del suo “buon vivere”.

Il mare Adriatico non appartiene né al Governo Renzi né all’Unione Europea, ancora meno alle multinazionali del petrolio. Il mare Adriatico è un bene comune: la difesa delle sue coste, delle sue acque e dei suoi prodotti riguarda tutti noi. Chiediamo alla nuova amministrazione regionale un impegno strenuo per la difesa del nostro mare, della nostra terra e della nostra economia.

Commenti
Ci sono 3 commenti
Mario Rossi 2015-06-10 22:02:50
Mi chiedo: tutti quei (...omissis...) che lo sorso 31 maggio hanno votato Ceriscioli, le sanno queste cose ??????? temo proprio di no !!!!
Mario2 2015-06-10 23:31:37
Per una volta mi trovo pienamente d'accordo .
BlackCat
BlackCat 2015-06-11 11:46:21
La maggior parte della gente che vota PD lo fa per bandiera presa, altri per poltrona presa e altri ancora per interesse personale... Poi qualcuno ci crede ancora (poveri loro...). Al PD di Renzi non gli può fregare di meno di queste tematiche se non per il tornaconto elettorale e i pacchetti di voti (e soldi) che portano gli imprenditori delle trivelle.
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