Le Marche e le Bandiere blu: tutelare l’ambiente per promuovere l’economia
Ceresoni:"Occorre avere sempre attenzione sui progetti che minano la salute del nostro mare"
Lo scorso 12 maggio la Fee – Foundation for Environmental Education – ha conferito a 17 comuni della Regione Marche la bandiera blu, il prestigioso riconoscimento alle località costiere che soddisfano standard qualitativi ambientali e ricettivi.
Terza regione in Italia per numero di bandiere, dopo Liguria e Toscana, le Marche hanno quindi 17 spiagge che possono fregiarsi di un simbolo che premia località turistiche e balneari che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio, distinguendosi in modo particolare per la pulizia delle acque, la qualità dell’accoglienza e delle strutture turistiche, la funzionalità dei servizi offerti, come ad esempio una ben organizzata raccolta di rifiuti urbani e differenziata, ma anche l’originalità e la frequenza di iniziative di educazione ambientale.
Ma è un riconoscimento, non un premio, come ricordava sempre il prof. Fernando Rosi, per molti anni riferimento degli albergatori senigalliesi e storico Presidente del Comitato FEE Marche. Un riconoscimento di cui non si deve solo andare fieri, ma che va costantemente promosso, ogni giorno, nel nostro agire politico quotidiano. Va promosso perché difendere l’ambiente significa difendere la sostenibilità del nostro futuro, e nello stesso tempo l’economia delle imprese – agricole, agroalimentari, turistiche – del nostro territorio.
Ecco allora che occorre avere sempre attenzione sui progetti che minano la salute del nostro mare. Pensiamo ai pericoli che incombono – le trivelle per la ricerca di petrolio, lo stoccaggio di Co2 (progetto Sibilla) – rispetto ai quali abbiamo già espresso dissenso con fermezza contro un modello di sviluppo obsoleto e fallimentare, che insegue ancora l’egemonia del petrolio in un mondo che si sta invece indirizzando sulle energie rinnovabili.
Pensiamo a cosa ne sarà delle nostre bandiere blu se permetteremo che si realizzino questi progetti, basati su uno sviluppo insostenibile e sullo strumento della deroga a 360° che tutto travolge: regole e territorio, paesaggio e beni archeologici, biodiversità, turismo e risorse naturali.
Ci siamo interessati. Abbiamo posto l’attenzione al danno che tali linee progettuali porterebbero all’Italia, al nostro ambiente, ai nostri beni culturali. Abbiamo espresso il nostro dissenso a un provvedimento che considera “strategiche”, senza alcuna distinzione, tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi: diminuendo l’efficacia delle valutazioni ambientali, emarginando il ruolo delle Regioni e forzando sulle norme che avevano dichiarato dal 2002 off limits l’Alto Adriatico.
Abbiamo ribadito che ci interessa il bene del nostro territorio e abbiamo premuto, a livello locale, grazie ai consiglieri comunali de “La Città Futura“, proponendo una mozione che faceva appello alla Regione Marche per il ricorso alla Corte Costituzionale sui punti più pericolosi di tali provvedimenti, quelli che affidano al Ministero dello Sviluppo economico il compito di predisporre un piano delle aree in cui siano consentite le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, senza prevedere la necessaria acquisizione dell’intesa con la Regione interessata. Escludendo cioè dai processi decisionali i veri interessati: le cittadine e i cittadini delle comunità locali.
Invece a noi interessa e ci siamo fatti sentire. Ci hanno ascoltato e la Regione Marche ha presentato il ricorso alla Corte Costituzionale.
Ma per continuare a sventolare le nostre bandiere blu non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo continuare a porci il problema di quale progetto di futuro dare ai nostri territori, dobbiamo difendere un’economia che fa dei pregi naturalistici, ambientali e paesaggistici i punti di forza della nostra Regione, dove si svolgono fiorenti attività economiche legate ai settori delle pesca e del turismo, dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo.
Sventoliamo allora le nostre 17 bandiere blu. Con orgoglio, ma con l’attenzione di chi la stessa energia la mette per difendere l’ambiente, l’economia turistica, la pesca e l’ecosistema del Mare Adriatico.
da Simone Ceresoni
candidato al Consiglio Regionale con Altre Marche – Sinistra Unita
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