“O smette l’Onda o smette l’Omo” – La morfologia di un Genio
Roberto Benigni "paladino del diritto e del dovere di ogni uomo di essere acculturato"
Sapevo di un uomo che nel suo sgabuzzino creava cose speciali, ma era crudo nei modi, sgarbato, scomodo in certe situazioni e ridicolo per natura agli occhi di molti. Quei molti non lo capivano e non comprendendo la sua originalità, si facevan beffa di lui o lo evitavano nel migliore dei casi.
Poi questi morí e al suo funerale si vide gente piangere, quella stessa gente che non molto prima lo aveva rifiutato.
Pochi mesi dopo la dipartita, la sua città natale decise di organizzare una mostra per esporre le sue opere e poi un’altra l’anno seguente e poi ancora un’altra e via con gli anni fino a raggiungere la “chissà che numero” edizione. Tutte belle ed affollate.
Oggi, che sono passati tanti anni, i bambini ascoltano affascinati, storie su di lui e sulla sua arte così criptica è così bislacca, risorta da quel polveroso sgabuzzino solo dopo la morte del suo autore.
È la storia di qualunque genio questa, è la storia di un incompreso, di un sottovalutato terrestre, di un Mito del domani… è la storia di uomo fra di noi.
Perché i grandi Geni, il più delle volte, vengono sottovalutati in vita e rivalutati coscienziosamente solo dopo la morte?
La mia idea è che un personaggio X, nel 2015, è socialmente più famoso da morto che da vivo, la sua fama aumenta in maniera esponenziale proporzionalmente ai click ricevuti dai vari articoli,post o tweet dedicati alla sua dipartita e all’escursus nella sua carriera.
Chi lo conosceva solo di nome, ora cadrà accidentalmente in almeno una sua opera, od in una sua intervista, saggio, libro, fotografia o citazione.
Ma i Social Media esistono solo da qualche anno e Internet è alla portata di tutti da poco più e allora come possiamo spiegarci il fatto che questo diabolico destino del Genio, sia un meccanismo che si ripete in loop dalla notte dei tempi?
Magari un sociologo saprà risponderci, io certamente non ne sono capace.
Sono in grado però di istruirvi un po’ riguardo uno dei personaggi più entusiasmanti ed interessanti dei nostri tempi, fortunatamente ancora vivo e quindi ancora in grado di riscattare la sua genialità.
Partendo dal presupposto che il termine genio è sopravvalutato in taluni casi e sottovalutato in molti altri, mi prendo, con il vostro permesso, la totale libertà di farne un uso estremamente personale e soggettivo, non prima di avervi dato una definizione di ciò che io considero Genio.
Genio per me è una persona Nuova. È una persona diversa dalle altre per una sua particolare abilità. Un’abilità che non è considerata buona, ma ottima. Con una condotta artistica non soddisfacente, ma eccellente. Un uomo che con il suo talento unisce le masse, che “parla” tanto agli uomini che alle donne, ai ricchi e ai poveri, agli ignoranti ed agli acculturati. Un uomo come Benigni per esempio.
“Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo” disse Fellini una volta, naturalmente scherzando, ma in realtà è destino di tutti i grandi nomi diventarne uno, prima o poi. Sará così anche per Benigni, è naturale, anche se essere definiti “benignani” non sarà di buon auspicio per la propria carriera. Non perché Roberto porti sfortuna, ma perché essere il duplicato meno bravo di un grandioso artista, è come essere il sosia di un bell’attore, un complimento effimero presto trasformato in un ostacolo ingombrante.
Bisogna essere originali e non ripetitivi, perché ogni uomo al mondo, ed ogni Artista a maggior ragione, è per sua natura unico ed irripetibile. E Roberto Benigni ha già dato prova della sua magna personalità. Un gigante da tutta la vita, sin da quando comparve con la sua stramba trasmissione in Tv. Si chiamava Televacca, ma era un po’ crudo come nome per un contenuto del piccolo schermo italiano. Non dimentichiamoci che << il Papa ci guarda!>>, fu quindi meglio conosciuta come Onda Libera, originale in tutta la sua essenza, dall’impalcatura metaforica che la sosteneva, sino ai contenuti nocivi alla noia e totalmente distanti da ciò che fu sino ad allora la maestra televisione, che con il tempo divenne sempre più cattiva (certamente non per colpa di Benigni). Un’onda libera, quindi sciolta, incontenibile, ma sopratutto non omologabile, così come il suo Primo interprete, un Arlecchino un po’ Zanni doppia faccia, un po’ Aristofane, un po’ Pinocchio, che mai fu e mai sarà rinchiuso in uno schema precostituito.
Starei qui pagine a tesservi le sue lodi, parlando del suo cinema e della sua comicità, ma si sa che sul web bisogna stare contenuti e voi che mi leggete settimanalmente sapete quanto io sia prolissa. La verità però, è che trovo orrendo ed insostenibile poter esprimere un pensiero con il count down delle righe sospeso tra il collo e l’orecchio che sfiata con tutta la sua antipatica pressione.
Detto questo, mi è impossibile procedere con l’elencazione dei motivi per i quali considero Benigni un Genio che debba essere rivalutato subito, senza aspettare che muoia. Perché io gli auguro con il cuore di campare cent’anni ancora, ma gli auguro ancor di più di essere riconosciuto per ciò che è ed è stato per lo Spettacolo Italiano, tanto cinematografico quanto televisivo, ma sopratutto per essersi proposto come paladino dei Diritti e dei Doveri Costituzionali e della Cultura, e naturalmente…..”paladino del diritto e del dovere di ogni uomo di essere acculturato“.
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