Prosegue martedì 21 aprile alla Piccola Fenice alle 21.15 la rassegna dedicata al cineasta francese Robert Bresson con la proiezione del film “Un condannato a morte è fuggito” (1956, 99′), vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1957.

Quarto lungometraggio e pietra miliare della filmografia di Bresson, il film è tratto dal racconto autobiografico di André Devigny un tenente della resistenza francese internato dai nazisti, che nel 1943, a Lione, nella prigione di Montluc, era in attesa dell’esecuzione della sua condanna a morte.
Bresson si avvicina al film di genere carcerario con il suo consueto rigore.

Il tema, l’evasione di un detenuto da un carcere nazista, suggerirebbe violenza e spettacolarità; Bresson invece lo risolve in maniera sobria, apatica, con l’astensione ad ogni sorta di spettacolarizzazione. Le azioni si svolgono fuori campo. Gli attori rinunciano a recitare. La suspense c’è, ma è data dalla minuzia con cui il protagonista prepara la sua fuga. Il suo costruire la fuga ci appassiona, mettendoci di fronte un uomo che, nonostante tutto, la speranza non la perde mai, che usando ingegno ed operosità dimostra di saper cambiare il corso degli eventi.

Fontaine, nonostante viva nello squallore di 2 metri quadri, in un quotidiano fatto di gesti sempre uguali, nella limitazione dei rapporti umani, nel sospetto verso i compagni trova la forza di sperare.
Solo questo Bresson ci mostra, nè le crudezze delle fucilazioni nè l’efferatezza dei pestaggi, quasi a voler spogliare al massimo il contesto ed enfatizzare la perseveranza di Fontaine.
E’ prima di tutto, un film sulla fede: l’uomo che lottando contro la sua indolenza, ritrova risorsa nelle proprie forze.

Ingresso con tessera.