Il Cinema Italiano non è un distributore di Pop Corn!
Screenshot intervista Luca Sabbioni
“Il cinema merita di meglio? Assolutamente si! Il cinema necessita di essere fruito e apprezzato da persone istruite ad accogliere e decodificare un certo tipo di messaggi. Perchè si è degli ignoranti in Italia se non si conosce Dante Alighieri, ma non lo si è se non si ha mai sentito nominare Vittorio De Sica o Mario Monicelli? Da quando un’arte vale più di un altra?...”
Chiacchiere sulla condizione attuale del Cinema italiano e dei suoi fruitori, con Luca Sabbioni, direttore della fotografia, professore alla Civica Scuola di Cinema di Milano e all’Università Statale ed esperto di fotografia cinematografica per la rivista Tutto Digitale.
Se le chiedessero di impugnare una metaforica spugna e cancellare dal cinema italiano un film, un intero genere, o un triste episodio della nostra storia cinematografica. .. quale sceglierebbe?
Sarò sincero, non mi permetterei mai di cancellare dalla storia del cinema un film, un autore o
addirittura un intero genere. Non mi fraintenda, nonostante io faccia un’attenta selezione, di film brutti ne ho visti.
Tuttavia, da cineasta, so che un film può non raggiungere le aspettative per motivi diversi, spesso indipendenti dalla volontà/capacità del suo regista. Inoltre, quando il film proprio non funziona, mi perdo spesso a ragionare sugli aspetti tecnici della sua realizzazione e devo dire che difficilmente ho visto film in cui non ci fosse proprio nulla da salvare: magari la fotografia, la colonna sonora, il montaggio, o l’audio in presa diretta…
Quando secondo lei il cinema italiano ha iniziato a retrocedere o … se vogliamo essere più gentili.. quando noi italiani abbiamo smesso di essere innovativi e accattivanti in questo settore?
Direi da qualche parte tra il 1984 – anno di uscita nelle sale di C’Era una Volta in America di Leone – ed il 1987 – anno d’uscita de L’Ultimo Imperatore di Bertolucci.
Credo che da quel periodo in avanti, i film italiani rilevanti a livello internazionale siano diventati sempre più rari – ma non svaniti del tutto: Le Quattro Volte di Frammartino, L’Uomo che Verrà di Diritti, Gomorra di Garrone, solo per fare qualche esempio in ordine sparso, sono film straordinari che hanno avuto non pochi riconoscimenti.
Mi sembra poi molto importante evidenziare che, se il cinema italiano ha smesso di essere innovativo, non hanno cessato di esserlo gli italiani: Ennio Morricone, Dante Ferretti, Dante Spinotti, Nicola Pecorini, Vittorio Storaro, Milena Canonero, Pietro Scalia, giusto per fare qualche nome, sono autori
italiani straordinari che continuano a influenzare la storia del cinema a livello mondiale, purtroppo lavorando quasi esclusivamente per produzioni estere.
Cerchiamo di capire cosa sia successo a partire dagli anni ’80… Il troppo benessere forse ci ha reso meno creativi e meno capaci di empatizzare con ciò che ci circonda?
Capire cosa sia successo da quel periodo in poi non è semplice e sarebbe necessaria una conoscenza più approfondita della storia italiana di quella che posseggo. Credo comunque che le responsabilità vadano ripartite tra i nostri politicanti.
Il cinema italiano è troppo dipendente dalla partitica e, a mio parere, l’affermarsi di certa televisione cha determinato un abbassamento nel gusto e nelle aspettative del grande pubblico, l’affermarsi dell’idea che fare film sia un hobby per ricchi e non un mestiere complesso per cui è necessario studiare e faticare, o addirittura appannaggio di alcuni grandi vecchi maestri che non hanno più nulla da dire sono alcuni dei motivi che possono tentare di spiegare questa regressione.
Io sono fortemente convinta che ad oggi il Cinema sia enormemente frainteso. Sono convinta che quest’arte non sia adeguatamente valutata… come avviene invece per la letteratura e l’arte… da sempre impartite nelle scuole dell’obbligo. Il Cinema, seppur molto più giovane, ha, parimenti delle due sopracitate discipline, rappresentato la società e documentato le sue trasformazioni in maniera cospicua, eppure dai più è considerato mero intrattenimento e non Arte. Lei è favorevole all’introduzione della materia “Storia del Cinema” nei programmi scolastici Italiani?
Naturalmente non potrei che essere d’accordo sull’introduzione della materia Cinema nelle scuole dell’obbligo. Quello cinematografico (e audiovisivo in genere) è un linguaggio e come tale ha le sue regole. Ora, tutti, non solo noi addetti ai lavori, abbiamo a che fare continuamente con questo tipo di linguaggio, ma nonostante questo nessuno si sogna di impartircene la grammatica e ciò è gravissimo, anche perché insita nelle possibilità di ogni linguaggio c’è la possibilità di mentire e l’audiovisivo lo fa spesso, anche quando non
dovrebbe, come avviene in alcuni servizi televisivi, in certi documentari o nella pubblicità.
Conoscere queste regole del linguaggio audiovisivo e quindi anche Cinematografico, come potrebbe migliorare la nostra vita?
Conoscerne grammatica e regole ci permettere di comprendere con maggiore facilità quando il linguaggio audiovisivo è usato per mentire o per condizionare le nostre scelte. Insegnare la storia del cinema e la grammatica dell’audiovisivo è l’unica cosa civile da fare se vogliamo restare un paese civilizzato.
Altra cosa molto spiacevole è constatare che la parola Cinema sia giunta oggi ad indicare il mezzo.. e non più il suo Contenuto.. Il “cinema” nell’immaginario comune è considerato un luogo come il bar, la discoteca o il circolo di bocce. Tutto ciò è tremendo poiché se ci riflettiamo sarebbe tale e quale a pensare l’arte figurativa come al Museo e non alle opere esposte.
Concordo con il fatto che il cinema non possa essere confuso con il luogo “sala cinematografica”: oggi la tecnologia ci permette di fruire un film in modo soddisfacente in contesti diversi. A questo proposito, trovo molto interessante l’esperienza proposta da “Mymovieslive” con la sala virtuale ed il cinema on demand.
Mi sembra tuttavia altrettanto importante ricordare che la modalità di fruizione di un film è fondamentale, non accessoria: guardare un film in metropolitana su un cellulare, interrompendone la visione più volte, è un po’ come ascoltare un concerto con un martello pneumatico in funzione di fianco… semplicemente non ha senso.
La fruizione senza interruzioni o distrazioni, così come la salvaguardia della qualità originaria dell’audio e dell’immagine, sono essenziali per poter godere e comprendere l’opera cui si sta assistendo.
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