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Italia Nostra: “cinta muraria Senigallia, bel piano che rischia di rimanere un sogno”

"L'amministrazione dimostri che c'è davvero la volontà politica di tradurre quanto proposto in azioni"

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Cinta muraria di Senigallia

Giovedì 2 aprile nella sala Mediateca della Biblioteca comunale gli architetti Vania Curzi, Michele Gasparetti e Paola Raggi hanno presentato il Piano di Conservazione e Valorizzazione delle Mura di Senigallia, cui hanno collaborato l’archeologo Giuseppe Lepore e il geologo dell’Università di Urbino Mauro De Donatis su incarico dell’amministrazione comunale.

Arriva così a compimento una proposta avanzata da Italia Nostra fin dalla sua costituzione nel 2008, fatta propria dal gruppo consiliare dei Verdi e inserita nel programma amministrativo 2010-2015 dall’assessore Ceresoni.

Lo scopo del progetto è quello di restituire visibilità e monumentalità alla cinta murata, ripristinando almeno in parte le altezze originarie e bordandole, laddove possibile, di un grande prato verde a fruizione pubblica con percorsi e piste ciclo-pedonali e quanto altro. In altre parole creare uno stacco netto fra la città cinque-settecentesca e la città contemporanea, rendendo immediatamente percepibile l’identità e la forma della città murata e proponendo nel contempo anche una lettura più evidente della città novecentesca.

La realizzazione del progetto viene a migliorare radicalmente la scenografia urbana e con essa il godimento estetico che ne deriva, mettendo contestualmente a disposizione del centro urbano nuovi spazi verdi, soprattutto dalla parte del fiume, dove si offrono grandi possibilità progettuali.

Il progetto affronta in modo unitario tutta la fascia antistante delle mura, e anche retrostante dove ancora esiste, iniziando dalla Rocca fino al bastione della Penna (ex Politeama), proseguendo lungo via Leopardi fino al ponte del Portone, costeggiando il fiume sul lato ovest fino a collegarsi con i tratti ancora recuperabili del quartiere del Porto, lungo via A. Caro, via A. Costa e presso Porta Lambertina. In altre parole tutto lo spazio non edificato prospiciente le mura va considerato in maniera unitaria e riprogettato nelle sue articolazioni, sede stradale, parcheggi e pista ciclo-pedonale e percorsi, in funzione della valorizzazione delle mura.

Pianta di Senigallia nel 1600Ma perché il progetto possa realizzarsi in tutte le sue potenzialità e cambiare l’immagine della città storica è stata anche prevista e proposta l’eliminazione, ove possibile, dei volumi che fanno da ingombro alla vista e alla fruizione delle mura, i capannoni e magazzini destinati ad attività artigianali e commerciali, i chioschi fra Largo Puccini e la curva della Penna, gli edifici delle caserme sul lato del fiume Misa.

Questi interventi possono essere resi possibili da specifici interventi urbanistici e da un piano di delocalizzazione delle attività, via via che cambia anche la destinazione d’uso e la situazione proprietaria degli stessi.

Gli autori dello studio e del progetto con passione e competenza hanno previsto poi una serie di innovazioni atte e migliorare la visibilità e la percezione del sistema murario, prevedendo un abbassamento della quota del piano di calpestio al fine di restituire quanto più possibile l’altezza originaria della scarpa e una illuminazione adeguata e poco invasiva. Ma la parte più originale e innovativa riguarda la progettazione di assi di penetrazione dalla periferia ovest verso il centro storico attraverso alcuni varchi già esistenti sulle mura, realizzando pontili ciclo-pedonali sul Misa innestati su percorsi che portino direttamente nel cuore della città e fino al mare: ad esempio riaprendo il percorso attraverso via dell’Angelo, secondo un accordo di programma siglato nel 1999 e mai realizzato. E’ anche il modo migliore questo per collegare via ciclo-pedonale i parcheggi e l’area commerciale al centro storico, riducendo l’uso dell’auto.

Nel riconoscere però il giusto merito ai progettisti e dare atto all’amministrazione di un’iniziativa meritevole e lungimirante, dobbiamo anche sottolineare che il piano, pur avendo accolto ed arricchito di nuovi spunti le nostre proposte, resta un bellissimo progetto in attesa di strumenti attuativi che lo rendano vincolante ed esecutivo, con il rischio finisca archiviato, come altri, nella categoria dei sogni nel cassetto. Infatti Italia Nostra aveva chiesto fin dall’inizio un vero e proprio strumento urbanistico con precisi vincoli normativi in grado da prescrivere rigorosamente modi e percorsi della realizzazione del piano stesso: in sostanza uno strumento in cui calare fin da subito tutti gli interventi pubblici e privati sulle mura e per le mura, evitando così interventi edilizi o comunque modifiche degli spazi tali da comprometterne il recupero e la riqualificazione integrale. Cosa che non è avvenuto finora in tante occasioni, da ultimo la riprogettazione dei giardini Catalani e il restauro degli edifici sopra le mura prospicienti i giardini stessi.

Perciò chiediamo agli amministratori di non dimenticare il piano nel cassetto una volta spente le luci sulla sua presentazione, ma di dimostrare la volontà politica di tradurlo in chiare azioni amministrative, individuando fin da subito l’ufficio che dovrà farsi carico delle fasi successive a partire dall’individuazioni delle strategie necessarie per rendere attuabili le trasformazioni che il piano propone e procedere poi all’elaborazione dei progetti esecutivi.

Da parte nostra non mancheremo mai di richiamare i futuri amministratori agli impegni presi, sollecitare la prosecuzione del percorso iniziato e controllare che non vengano autorizzati interventi in contrasto con il Piano stesso.

Ha scritto recentemente l’assessore Ceresoni che “il Piano per la conservazione e la valorizzazione delle mura urbiche getta le basi operative per il prosieguo di altre attività: dall’abaco per il manuale del restauro, al manuale di manutenzione, fino allo studio di progetto per l’illuminazione delle stesse mura”.

Questo potrà anche andare bene, ma non basta. Bisogna andare oltre perché il Piano diventi operativo e sia in grado di incidere secondo le linee progettuali che contiene.

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