Si scrive ‘Home by Three’ ma si legge Rock: intervista alla band senigalliese
Il 3 aprile in programma il release del loro disco ‘Desert; è online anche il video di Two Chances
Si chiamano Home by Three ed è probabile che in futuro sentiremo molto parlare di loro. L’album di esordio ‘Desert’ ha riscosso non pochi consensi dagli addetti ai lavori: hanno fatto incetta di recensioni tra il positivo e l’entusiastico; per loro si sono scomodati riviste musicali come ‘Blow up’e Rumore. Classic Rock ha scritto di loro: “L’esordio discografico di una band italiana è sempre un passo insidioso ma il trio marchigiano salta l’ostacolo con l’energia di un sound che attinge dai suoi principali ispiratori, vedi i Get Up Kids, con un risultato finale convincente ed ispirato”.
Home by Three, al secolo Andrea Pedrini (Chitarra e voce), Matteo Procaccini (basso) e Davide Donati (batteria), senigalliesi doc, sono attivi da cinque anni, ma ‘Desert’ è il loro primo lavoro in studio. Dieci brani di psycho rock cantati rigorosamente in inglese che trasudano energia. Sempre in questi giorni è stato messo online il loro primo video ufficiale del pezzo Two Chances, realizzato anch’esso da un senigalliese (Alessandro Ubaldi).
Questa è l’intervista rilasciata per SenigalliaNotizie.it
Per chi volesse ascoltare gli Home by Three dal vivo, venerdì 3 aprile al Gratis Club è in programma il release del disco.
Raccontateci da dove partono gli ‘Home by Three’: come è iniziata la vostra avventura musicale?
La nostra avventura è iniziata in allegria e così si protrae. Volevamo esprimerci e abbiamo trovato il nostro mezzo. Siamo amici che hanno piacere a stare insieme. Facevamo casino 10 anni fa e continuiamo a farlo ora. Quello che è cambiato è che stiamo prendendo coscienza pian piano, senza fretta, e possiamo già guardare al passato con un sorriso.
Chi sono state le vostre fonti di ispirazione musicale?
L’ispirazione è la vita quotidiana, quindi banalmente la nostra fonte massima potrebbe essere qualsiasi cosa ci si pari davanti da quando ci svegliamo fino alla sera, musicalmente parlando e non. Le band che ascoltiamo sono quelle che ci fanno stare uniti e amare quello che abbiamo. Ci paragonano spesso a Get Up Kids e Jimmy Eat World ma sono solo influenze, noi siamo molto più malati.
Qual è la situazione della musica italiana oggi? C’è qualche realtà che apprezzate particolarmente?
La musica italiana oggi è molto viva, ci sono un sacco di realtà interessanti ma sono un sottobosco da scoprire. A volte sono molto nascoste ma trovarle è una bella sorpresa e si può godere più che con quelle prescritte dal medico di base. Abbiamo avuto l’occasione di trovarci con altre ciurme, da Cosmetic a Tongue Typo, Minnie’s, Lekkerbekken, Girless and the Orphan… e il naufragar è dolce in questo mar.
Con la consapevolezza che, come diceva il grande Frank Zappa, “Parlare di musica è come ballare di architettura”. Come descrivereste a parole ‘Desert’?
A noi piace descriverlo come un ballo viscerale che ci eravamo scordati di conoscere. Ci avevano insegnato i passi una volta e con tutti i corsi di ballo che abbiamo visto in tv non era più così scontato sapere dove mettere i piedi senza pestare quelli degli altri e di nuovo sentirsi umili. I balli più semplici non sono necessariamente meno entusiasmanti.
Hanno già scritto di voi un gran bene. Vi aspettavate questa pioggia di recensioni positive?
Ci prepariamo sempre al peggio, questo è da dirsi. Ma siamo molto felici che le persone che hanno ascoltato il disco abbiano colto quello che più o meno velatamente cercavamo di esprimere. Non siamo degli oratori per masse ma piccoli apicoltori e vorremmo poter offrire il miele più delicato.
Al tempo dei new media, dei social e del web 2.0, come è cambiato il modo di diffondere musica e di farsi conoscere? E con quali conseguenze?
Noi veniamo dagli anni in cui la M di MTV stava per Music. Abbiamo vissuto tutta la nascita della musica 2.0 e siamo sicuri che sia stata una rivoluzione. Né positiva né negativa, sia chiaro. Ha lanciato molti missili e ha fatto deragliare molti treni, è vero, ma bisogna viverla per quello che è e godersi il momento, come sempre. Si dice che con internet sia più facile farsi conoscere per una band emergente; non è vero. Ora possono farlo tutti e questo riporta il bilancio in pari. Si dice che la qualità ne abbia risentito; non crediamo. La condivisione e il confronto ti mettono davanti all’obbligo di migliorare. Se davvero hai fiato nuoti, altrimenti non vai lontano.
Quali sono i prossimi obiettivi che vi ponete?
Vorremo continuare a giocare il nostro gioco, sbagliare per imparare, scoprire per crescere. Dopodiché ci sentiremo soddisfatti comunque sia andata e arriverà la voglia di proseguire, fino al momento in cui sentiremo di avere dato agli altri tutto quello che potevamo.
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