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Massimo Marchini (Musinf Senigallia) spiega l’ambrotipo

Il fotografo senigalliese parla delle antiche tecniche di stampa

Massimo Marchini

Cominciano al Musinf le prove generali per l’incontro con i fotografi europei del progetto Frames. Tra le iniziative in programma per l’incontro europeo di maggio a Senigallia, coordinato da Alberto Polonara e dal suo team, infatti c’è anche un workshop al Foro Annonario di Massimo Marchini sulle antiche tecniche di stampa.

“Il prof. Bugatti, che dirige il Musinf, ci tiene molto” dice Massimo Marchini “che Senigallia nell’occasione dell’incontro europeo di maggio faccia un figurone come città della fotografia e perciò  ha insistito molto perché ci fosse al foro annonario la presentazione del mio nuovo manuale sulle antiche tecniche di stampa. Dunque venerdì sera, 27 marzo, al corso di fotogiornalismo per rassicurarlo faremo la prova generale della presentazione di un workshop partendo dalla tecnica complessa e meravigliosa del collodio umido”.

“Massimo Marchini“ spiega Giorgio Pegoli, coordinatore del corso di fotogiornalismo del Musinf “è un bravissimo fotografo ed un appassionato ricercatore e sperimentatore deIle antiche tecniche di stampa. Il procedimento dell’ambrotipo, che illustrerà venerdì sera è piuttosto complesso e i segreti per raggiungere buoni risultati non sono davvero pochi”.

L’ambrotipo è basato sull’uso del collodio, steso su una lastra di vetro. Si immerge la lastra di vetro in una soluzione a base di nitrato d’argento. Poi la lastra viene esposta alla luce prima che si asciughi. Dopo l’esposizione si passa allo sviluppo e al fissaggio. Infine si esegue la laccatura in nero della lastra. Così trasformando il negativo in ambrotipo. Oppure si colloca la lastra su un panno nero. Le immagini negative  su vetro possono anche  essere stampate a contatto per produrre immagini positive. La scoperta dell’ambrotipo, o lastra al collodio umido  si attribuisce a Frederick Scott Archer. Siamo nel 1850. Frederick Scott Archer morì nel 1854.

Scott Archer non brevettò la sua invenzione, che però ebbe grande successo. Brevetto che fu, in seguito, registrato da James Ambrose Cutting, un americano di Boston, che attribuì al procedimento il suo nome (Ambrose, dal greco, che significa immortale). Va aggiunto che il ferrotipo, è solo una variante dell’ambrotipo. Utilizza infatti una lastra metallica, di ferro o di alluminio, invece di quella di vetro.

“Le lastre al collodio di Massimo Marchini” conclude il prof. Bugatti, direttore del Musinf “sono bellissime e hanno il fascino irresistibile delle antiche fotografie con neri e grigi non realizzabili con le tecniche attuali. Un po’ di magia nel processo alchemico di Marchini c’è di sicuro. Del resto è per questo che tanti fotografi anche giovani vengono al Musinf per vedere come fa a stampare oggi un ambrotipo. Una cosa che al mondo in pochi ormai sanno fare”.

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