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A Senigallia lo spettacolo di sensibilizzazione sul cyberbullismo

Al teatro La Fenice "Like - storie di vita online", il format con Luca Pagliari in tour in Italia - VIDEO

Luca Pagliari a teatro con lo spettacolo di sensibilizzazione sul cyberbullismo "Like - storie di vita online"

Partito da Cagliari, dopo le tappe a Ravenna e Milano, giunge a Senigallia al Teatro Fenice il format giornalistico-teatrale dedicato al cyberbullismo, dal titolo “Like – storie di vita online“. L’incontro è parte integrante della campagna educativa itinerante della Polizia di Stato “Una vita da social”, giunta alla sua 2^ edizione.

Per la sua chiave comunicativa originale e la sua forza emotiva, “Like – storie di vita online” ha immediatamente riscosso un enorme successo da parte dei docenti e soprattutto degli studenti.
Ancora una volta la Polizia di Stato scende in campo con un solo grande obiettivo: “rendere la rete sempre più sicura per evitare che possano ripetersi i gravissimi episodi di cronaca culminati con il suicidio di alcuni adolescenti ed il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto della rete“.

Sono orgoglioso – afferma il giornalista Luca Pagliari, ideatore e conduttore dell’incontro – di portare questa campagna nazionale nella mia città. Tra l’altro le immagini, con cui ho ricostruito parte della storia, sono girate quasi interamente a Senigallia. I ragazzi del Liceo Scientifico “E. Medi” mi avevano chiesto di partecipare alla loro assemblea, mi è quindi sembrato bello sfruttare l’occasione per realizzare la tappa“.

Lo spettacolo prende spunto da una drammatica vicenda di cronaca avvenuta a Roma il 20 novembre 2012, quando il quattordicenne Andrea Spezzacatena, studente di liceo, si tolse la vita all’interno della propria abitazione. Solo in un secondo momento la famiglia scoprì che Andrea era stato vittima di pesanti attacchi alla sua persona tramite un social network e accusato di essere gay e conosciuto con l’appellativo “il ragazzo dai pantaloni rosa”.

Durante il format, dedicato a oltre 800 studenti del Liceo Scientifico Medi, l’autore farà capire l’importanza delle parole in tutte le sue sfumature attraverso filmati, letture, musiche e testimonianze dirette.
Like – storie di vita online” non lancia accuse e non intende processare alcuno; è impossibile stabilire quale peso abbiano avuto le frasi terribili rinvenute in varie chat, sulla scelta compiuta da Andrea. La nuda cronaca offre però spunto per avviare importanti considerazioni sul peso delle parole, sul loro valore e sulla loro potenza. Sulle nostre responsabilità, sul senso profondo della diversità.

L’obiettivo dell’evento, infatti, è quello di prevenire episodi di cyberbullismo, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”. E per questo, assieme a “Baci Perugina“, ci sarà la possibilità per tutti i ragazzi di diventare interpreti di frasi che contengano un messaggio d’amore, trasformando così i noti messaggi dei “Baci” da reali a virtuali, in modo da farli vivere sui social network. Un modo per dimostrare che un uso positivo della rete è fondamentale e la sensibilizzazione diventa di primaria importanza. Tramite l’hashtag #UNAPAROLAEUNBACIO da condividere sul canale Twitter Baci Perugina (@baciperugina) e la pagina Facebook Una vita da social (www.facebook.com/unavitadasocial), i ragazzi delle scuole potranno postare le loro frasi e condividerne contenuti.

Questa ulteriore iniziativa – dichiara Cinzia Grucci, Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per le Marche – vuole far riflettere i ragazzi su quanto sia dirompente e drammatico per chi lo subisce un comportamento di prevaricazione e violenza operato sulla rete e non solo. Va anche detto che dopo gli incontri di sensibilizzazione nelle scuole sono aumentate le segnalazioni e le denunce da parte di minori nei confronti di altri coetanei per soprusi subiti. Solo uscendo allo scoperto, infatti, le vittime possono isolare i “bulli” e costituire una “rete amica” fatta di compagni, amici ma anche genitori, insegnanti, rappresentanti delle forze dell’ordine che attirino nella rete amicale anche il bullo stesso. Paradossalmente, il vero pericolo non è costituito da chi agisce (il bullo) ma dai soggetti terzi, ovvero persone che “non agiscono” direttamente e tuttavia, con la loro condotta omissiva, creano il substrato omertoso che rende efficace l’azione dell’agente. Senza “pubblico”, infatti, il bullo non agisce, forse neppure esiste“.

Trecento i casi di cyberbullismo segnalati alla Polizia Postale e delle Comunicazioni nel 2014, il doppio dell’anno precedente, trenta i minorenni denunciati all’Autorità Giudiziaria per aver diffuso immagini pedopornografiche sul web, aver perseguitato, diffamato e molestato coetanei, usando i nuovi media.

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