Mangialardi: “grazie al Contratto di Fiume Senigallia può voltare pagina”
Il sindaco: "un progetto di programmazione che faciliterà gli interventi sul Misa"
“Oggi Senigallia volta pagina. La larga adesione ricevuta da enti e associazioni alla nostra proposta per la costituzione del comitato promotore del Contratto di Fiume segna un nuovo inizio per una gestione più consapevole e partecipata del bacino idrografico del Misa e del Nevola, attenta alla valorizzazione e alla riqualificazione sia del fiume che del paesaggio circostante”.
“Personalmente sono molto soddisfatto, perché le trasformazioni che hanno interessato negli ultimi decenni il territorio richiedono nuovi modelli di gestione dell’assetto idrogeologico, capaci di garantire la sicurezza dei cittadini e la sostenibilità ambientale”.
Così il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, dopo l’incontro di lunedì 16 febbraio con l’Autorità di Bacino, la Provincia di Ancona, i Comuni dell’asta fluviale, le associazioni ambientali, di categoria, i sindacati e alcuni rappresentanti dei comitati degli alluvionati, che ha avviato ufficialmente il percorso per l’istituzione del Contratto di Fiume. Il percorso promosso dal Comune di Senigallia rappresenta il primo caso in tutta le Regione e porterà nelle prossime settimane alla sua definitiva costituzione.
“Con il Contratto di Fiume – spiega Mangialardi – il territorio si dota di uno strumento di programmazione negoziata che consentirà l’adozione di un sistema di regole condivise per la gestione del fiume rispetto alla sua pubblica utilità e un coordinamento più efficiente degli interventi pianificati a livello provinciale e regionale, a cui Comuni e associazioni potranno partecipare per contribuire alle soluzioni. Insomma, un progetto innovativo che recepisce metodi e valori espressi dai protocolli internazionali, direttive comunitarie e normative nazionali per migliorare la qualità delle acque, dell’assetto territoriale e del paesaggio ambientale”.
Durante la riunione, il sindaco è ritornato anche sugli interventi recentemente avviati dalla Provincia di Ancona, grazie ai fondi strutturali messi a disposizione dal governo ed erogati dall’Autorità di Bacino:
“Come amministrazione ci siamo presi un duplice impegno con i cittadini: adoperarci per il reperimento delle risorse necessarie agli interventi per la messa in sicurezza del Misa e la stretta vigilanza affinché i medesimi fondi, una volta stanziati, non rimanessero accantonati o spesi per altri scopi, come purtroppo avvenuto in altre parti d’Italia. Possiamo dire di aver centrato l’obiettivo”.
1) se al 3 maggio 2014 le vasche di espansione fossero state realizzate l'alluvione le avrebbe portate via in un batter d'occhio ( pertanto non sarebbero servite a niente se non a spendere denaro pubblico inutilmente)
2) se al 6 febbraio 2015 le vasche di espansione fossero state realizzate, visto che il Misa non ha esondato, non sarebbero servite a niente. Visto che sicuramente le stesse sarebbero entrate in funzione l'ente pubblico a questo punto avrebbe dovuto pagare i danni agli agricoltori ( circa 100.000 €). Altra spesa inutile.
OCCORRONO SOLUZIONI TECNICHE E NON POLITICHE. Se vi serve aiuto sapete dove trovarmi.
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