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Venti di guerra sul Mediterraneo, quale soluzione contro il “pericolo islamista”?

Dobbiamo rendere "non conveniente" lo scontro armato perché "soffi la brezza della pace"

ISIS

Da qualche giorno tutti i telegiornali aprono con la notizia del pericolo islamista e degli orrori praticati nei confronti di civili in Libia dalle forze del califfo nero! Questo al di là della necessaria e doverosa denuncia di questi efferati crimini suscita nell’opinione pubblica un profondo sdegno che prepara la strada all’accettazione dell’inevitabile intervento armato.

Da molte parti si levano voci ad invocare un’azione di forza dell’occidente contro la minaccia islamista prefigurando scenari apocalittici come quello delle bandiere nere che garriscono dal cupolone di San Pietro ed anche il governo si è espresso a più voci in tal senso tanto da chiedersi se in realtà una decisione non sia già stata presa e tutto il battage mediatico non sia strumentale a far ingoiare il rospo di un nuovo intervento armato in Libia.
Sottolineiamo “nuovo” proprio perché bisogna ben ricordare che una coalizione di stati ha già usato in Libia il pugno di ferro e quello che vediamo oggi ne è solo la conseguenza.

Quindi siamo veramente sicuri che imbracciare le armi sia la cura giusta per questo male? Dalla Somalia all’Iraq e all’Afghanistan: in ogni scenario in cui si sia intervenuti con una forza di “peace keeping” il risultato è stato disastroso in termini di vite umane e sofferenza per la popolazione civile, negativo per l’economia di quel paese e per quella delle cosiddette forze di pace che in ultimo non sono mai riuscite a far ritornare la Pace. Peggio ancora: ogni intervento di guerra con la violenza e l’ingiustizia che gli è propria non fa altro che creare le condizioni per radicalizzare ulteriormente il conflitto.
La nascita dello stato islamico deve la sua gestazione ai precedenti interventi armati!

Sembra assurdo che si continuino a ricreare le stesse condizioni per dichiarare ineludibile l’intervento armato che a conti fatti nuoce gravemente a tutti i popoli in conflitto. Evidentemente c’è qualcuno che ne trae enormi profitti a scapito delle popolazioni civili.
La guerra viene travestita da guerra santa o da scontro di civiltà quando in realtà viene governata esclusivamente dall’interesse economico o geo-politico che se ne trae.

Per guarire questa situazione malata quindi quale medicina dobbiamo prendere?
Dobbiamo inseguire i sintomi sull’onda dell’emotività adeguatamente gestita dai media o abbiamo il dovere di cercare le cause profonde di questo conflitto/malattia ed avere il coraggio di toccare gli interessi economici di chi minaccia la pace e soprattutto di chi sostiene economicamente l’ingente spesa per armare le innumerevoli milizie criminali?
La guerra in Afghanistan è costata più di mille miliardi di dollari, a cosa sono serviti?
Lo Stato Islamico è stato voluto e sostenuto da altri attori internazionali prima ancora che dal califfo Al Baghdadi; è ora di prendere le distanze e rompere i rapporti economici con questi signori della guerra, rendendo non più “conveniente” lo scontro armato.

Non possiamo più tollerare che si agisca per interesse creando condizioni che portano inevitabilmente al conflitto e che poi si pretenda di intervenire per difendere la pace o la democrazia o l’occidente. La retorica bellicista non deve più soffocare i nostri media, non deve riempire il dibattito politico, non può essere l’unica alternativa per lo sviluppo e la convivenza!
I venti di guerra devono fermarsi, è ora che spiri una brezza di pace.

Commenti
Solo un commento
maria garbini 2015-02-18 08:49:21
I poveri cagnolini smarriti sono stati portati da quelli del "soffio di pace" nel rifugio antimissile appositamente allestito in una fattoria VEGANA-animalista di roncitelli, il consiglio di sicurezza dell'onu ha dato approvazione-contributo! Il RAGAZZOTTO sta ponderando? .........s.610
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