W il Cinema italiano, quello con la C maiuscola
Quanto conosciamo il mondo cinematografico? E se la settima arte venisse insegnata a scuola?
Eh giá, viva, viva e speriamo che non muoia, perché se va avanti così ci rimane ben poco in cui sperare. Il cinema italiano, il buon caro, amato, amatissimo in tutto il mondo cinema italiano, conosciuto ed apprezzato dagli stranieri, è rifiutato in patria, rinnegato, esiliato dalle nostre memorie, disprezzato!
No, non crediate che io sia troppo tragica, vorrei, vorrei fosse così, vorrei fosse tutta una mia invenzione, una mia paranoia, un incubo personale, ma ahimè non lo è… Ora spiego, in modo da giustificare questo mio sfogo, questo mio lamento funebre! Perché di un funerale si tratta.
Grazie ad un interessante progetto sulla settima arte che ho condotto, da settembre ad oggi, assieme alla mia amica e collega Erica Belluzzi, studiosa di filosofia e giornalista di Cinema Contemporaneo, sono venuta a conoscenza di quanta ignoranza il popolo italiano si trascini dietro riguardo la sua stessa arte, in questo caso..cinematografica.
Il progetto implicava “conversare” riguardo al cinema nostrano con persone di diversa età incontrate in strada, fuori da una scuola, sedute al bar o in una biblioteca e proporre loro alcuni semplicissimi quesiti di altrettanto semplice risposta. Le risposte ottenute sono risultate a dir poco sconcertanti.
Una delle prime domande era: le piace il Cinema Italiano?
La maggior parte delle risposte, per lo più quelle di persone sotto i trent’anni, possono essere facilmente riassunte con la seguente affermazione: “No, i Cinepanettoni fanno schifo, il cinema italiano è solo un marasma di culi, tette e coatti“.
Ora signori, voi sapete meglio di me che il Cinema Italiano inteso nella sua più totale globalità non merita, e sottolineo “Merita”, di essere definito in questa maniera, per un’infinità stratosferica di motivi che non potrebbero essere contenuti naturalmente nel più lungo dei romanzi e che cercherò di riassumere citando cinque delle decine di straordinari autori e cineasti che la settima arte italiana ha ospitato per anni ed anni nel suo scenario: Ettore Scola, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Sergio Leone. (Tanto per non citare il solito Federico de La Dolce Vita)
Tornando alle nostre “domande”, un’altra piuttosto gettonata fu: attori o attrici italiane preferite del panorama cinematografico globale?
Alla sopracitata domanda grazie al cielo molti degli intervistati, o meglio, quelli sopra i quarant’anni sono riusciti a proferire parole sensate o quantomeno accettabili citando la Loren, la Lollobrigida e qualche manciata di erotic-diva della loro adolescenza, pescata nel colorito genere della commedia sexy, le quali (sempre parlando delle signorine Vedo non Vedo) certamente non possono essere definite grandi attrici italiane, ma evidentemente quello che dovevano fare, o far vedere, lo facevano “bene”. La restante fetta di intervistati, quelli più giovani, o rispondevano “la Ferilli era Bona, ma adesso si è invecchiata e preferisco Belen” oppure ci guardavano storto e dicevano “gli attori italiani fanno schifo, abbiamo solo Scamarcio, Raoul Bova, la velina di turno e qualche youtuber“.
Allora io mi chiedo, perché quando ci si riferisce ad una cosa tanto immensa come la cinematografia italiana globale, della quale potrebbero essere citati attori grandiosi come Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Aldo Fabrizi, Claudia Cardinale, Ninetto Davoli, Laura Betti, Gian Maria Volonté, Monica Vitti, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, o se vogliamo citare personalità più recenti Sergio Castellitto, Carlo Verdone, Margherita Buy, Alessandro Benvenuti, Mariangela Melato, Francesco Nuti, Athina Cenci, Roberto Benigni, Toni Servillo, Michele Placido, Giancarlo Giannini (molti dei quali sono anche registi) …perché se ad un giovane non studioso del cinema gli parli di cinema italiano gli vengono in mente solo le scorregge di Boldi, le bocce di Belen, gli occhi azzurri di Raoul Bova e i tre metri sopra il Cielo di Scamarcio. Perché?
La risposta è semplice, molto banale, tanto sciocca quanto triste. Il cinema in Italia è sottovalutato, non è considerato una forma umana di espressione pari alla letteratura e all’arte e quindi non viene insegnata nelle scuole. Se il Cinema fosse impartito in tutte le scuole, dalle medie alle università, forse ci sarebbe un pubblico italiano migliore, un cinema italiano odierno migliore (anche se sono molti i registi italiani attivi oggi di grandi potenzialità) forse più rispettoso del suo celebre passato, forse lo Stato finanzierebbe di più il suo cinema sperimentale, darebbe più opportunità ai giovani cineasti, così come fanno la Francia, la Spagna e tante altre nazioni che si ricordano di ciò che nel XX secolo è stato creato e che non hanno alcuna voglia di gettarlo “dans la toilette“.
Ma infondo, cosa vogliamo pretendere da un’Italia che si dimentica persino delle grandi opere d’arte, che venderebbe il Colosseo, che lascia crollare Pompei e restaura la Cappella Sistina solo grazie ai diciotto miliardi investiti dalla Nippon Television… Insomma, se lascia marcire ciò che lei stessa considera arte a tutti gli effetti, figuriamoci se se la sentirebbe di proteggere e tutelare il Cinema, che in fondo si sa, non è altro che una “grossa televisione“, che poi è ciò che oggi è realmente diventato.
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!