Secondo incontro sul fiume Misa: vietato andare contro natura?
Molto partecipata la serata in cui si è discusso di equilibri naturali e interventi dell'uomo - ASCOLTA
Se il primo incontro aveva registrato una buona partecipazione, il secondo appuntamento del ciclo di conferenze “Contro Corrente”, organizzato dall’Osservatorio Misa, non ha deluso le aspettative.
La serata, riascoltabile anche dal canale Spreaker di Radio Monk, era dedicata alla manutenzione dei fiumi e all’escavo delle ghiaie, con due relatori: Fabio Taffetani, professore ordinario di Botanica presso l’Università Politecnica delle Marche; e Andrea Goltara, membro del consiglio direttivo del Centro Italiano Riqualificazione Fluviale (www.cirf.org). Ad introdurre e moderare, il presidente di Confluenze, Luciano Montesi.
Fabio Taffetani ha offerto una panoramica dell’ambiente fluviale, dalla sorgente alla foce, concentrandosi in particolare sul tratto medio, quello più complesso e difficile da gestire, approfondendone gli aspetti botanici, curiosamente comuni anche tra fiumi geograficamente molto distanti.
Taffetani si è soffermato sull’attuale gestione dei corsi d’acqua che, a suo avviso, è sbagliata quando interviene forzatamente sul letto del fiume, anche per lunghi tratti, rimodellandone l’andamento. Questo – sostiene il ricercatore – è sia inutile che dannoso.
Inutile perché il fiume ha già i propri equilibri, diversi da quelli imposti dall’azione umana, la quale, al contrario, induce una reazione del fiume difficile da prevedere, nei tempi e nei modi.
Ad esempio la risagomatura del corso d’acqua, il raddrizzamento e la rimozione dei naturali meandri, comporta erosione ed accumulo di detriti in altri punti. E ciò è molto pericoloso, come dimostrano i numerosi cedimenti di ponti, come quello sul Cesano (2011), sull’Aso (2013), sull’Ete Morto e sull’Ete Vivo (2014), causati semplicemente dall’abbassamento dell’alveo sul quale i ponti poggiavano.
C’è un equilibrio naturale da salvaguardare, sostiene Taffetani, anche dal punto di vista botanico: la crescita di vegetazione arborea (come ad esempio i pioppi) nel mezzo del’alveo avviene proprio perché c’è stato un intervento artificiale, altrimenti il fiume autoregola la propria flora, selezionando specie ad altezza tanto minore quanto più ci si avvicina al centro.
Su tutto Taffetani sottolinea l’importanza della biodiversità quale parametro fondamentale per un buon rapporto con la natura e, in particolare, con l’ambiente fluviale.
Andrea Goltara ha innanzitutto chiarito la differenza tra i concetti di pericolosità e rischio e ha invitato a riflettere su un paradosso, accaduto in passato anche a Senigallia: se diminuire la pericolosità di un’area ne stimola una sua maggiore antropizzazione, l’effetto netto finale probabilmente sarà un aumento del rischio!
Gli interventi tradizionali sui fiumi, come quello appena eseguito sul Misa (la cosiddetta “pulitura”), comportano un aumento del rischio a valle, poiché il deflusso idrico è accelerato e i picchi di piena saranno maggiori e di minor durata. Un effetto analogo lo causano le opere di rettifica o canalizzazione dell’alveo, così come la sua escavazione.
In realtà il fiume è un ambiente dinamico e mutevole, il suo alveo naturalmente si sposta e si rimodella in continuazione. L’approccio scientificamente corretto è concedergli il suo naturale “spazio di libertà”.
Ciò non è ormai un astratto auspicio di qualche ambientalista, ma è divenuto un obbligo di legge, da molti anni. Le direttive europee in tema ambientale, a partire dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e la cosiddetta direttiva “alluvioni” (2007/60/CE), spingono per il ripristino delle pianure alluvionali e incentivano il ricorso alla laminazione diffusa, con approcci orientati alla gestione del rischio e non solo della pericolosità. Un concetto chiave è la “ritenzione naturale dell’acqua” (l’acronimo inglese è NWRM).
Interventi concreti coerenti con tali linee guida sono: la rimozione o l’arretramento degli argini e delle difese spondali, l’allargamento dell’alveo e la riapertura di canali secondari, un sostanziale recupero del naturale andamento meandriforme del fiume. Contestualmente è necessario garantire continuità del trasporto solido e, laddove richiesto, invertire nei locali fenomeni erosivi e di incisione degli alvei.
Provvedimenti come questi stanno faticosamente entrando nell’ordinamento italiano e, a cascata, nella progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico della nostra penisola. Un’inversione di tendenza non è ancora iniziata, ma ci sono le condizioni perché essa avvenga presto.
Ecco il calendario dei prossimi incontri del ciclo di conferenze “Contro Corrente” promosso dall’Osservatorio Misa al quale aderiscono: associazione Confluenze, comitati cittadini alluvionati, comitato a difesa del territorio area agricola di compensazione idrica località Brugnetto, Legambiente, Rete Economia Etica e Solidale Marche:
Mercoledì 11 febbraio 2015, ore 21
“Evoluzione del paesaggio agrario e delle tecniche agricole e implicazioni sul tempo di corrivazione” con Carlo Ponzio (agronomo);
“Boschi e fiumi: annegare di multifunzionalità?” con Maurizio Cattoi (Comandante provinciale corpo forestale dello Stato PesaroUrbino).
Mercoledì 18 febbraio 2015, ore 21
“Aumento della capacità di smaltimento di piena del tratto cittadino del fiume Misa, mediante l’eliminazione delle pile dei ponti, e sistemazione della sua foce (dragaggio, stramazzi, moli ecc.)” con Marco Petrangeli (ingegnere) e Giuseppe Fornaroli (ingegnere).
Venerdì 27 febbraio 2015, ore 21
“Ipotesi per l’ampliamento degli argini del Misa” con Marco Brunelli (geologo);
“Delocalizzazione degli insediamenti a forte rischio” con Giorgio Zampetti (geologo).
Gli incontri si svolgeranno tutti presso la sede di Confluenze, a Senigallia, s.p. Arceviese al km 6,5, a fianco a Spoga Arredamenti.
Cittadini, tecnici e amministratori sono invitati.
Siamo su Facebook e Twitter con l’hashtag: #OsservatorioMisa
Allegati
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