Simonetta Bucari: “alluvione di Senigallia, ecco ciò che va detto”
"Troppe verità sottaciute nella relazione del presidente Mancini"
Importante e degno di attenzione il lavoro fatto dalla Commissione speciale, nel cercare di accertare criticità e di ricostruire, certo, non senza difficoltà l’evento calamitoso di eccezionale portata verificatosi con modalità imprevedibili e anomale il 3 maggio.
Doveroso comunicare che i commissari non hanno percepito gettone di presenza e che le indennità sono state devolute al Fondo Alluvione.
Numerosi i tecnici e responsabili di servizi pubblici auditi, per poter dare risposte ai tanti interrogativi che legittimamente albergano nella mente di quanti hanno subito la violenza dell’alluvione. Alluvione cha ha colpito la città tutta, maggioranza e minoranza, per questo avremmo auspicato di giungere ad una relazione unica, per dare e fare chiarezza!
Ma ogni tentativo di dialogare, mediare con il presidente Mancini, è stato inutile. Troppe le “mezze verità”!
In primis andavano ricordate le competenze in materia di acque, sottolineando che “sono conferite alle Province tutte le funzioni relative alla progettazione, gestione delle opere idrauliche, sistemazione di sponde e degli alvei e che il Comune di Senigallia è competente ad intervenire sul fiume Misa solo nel tratto che va dal ponte della Ferrovia alla foce”.
Andava ribadito che solo alle h. 7,00 del 3 maggio arrivò, dalla Sala Operativa Regionale, al Comune di Senigallia la segnalazione del livello preoccupante del fiume Nevola ed immediatamente si inviarono le comunicazioni di allarme via sms nelle zone più a rischio, zona Marazzana-Cannella, Bettolelle.
Andava ripetuto che la terribile alluvione fu provocata non dall’esondazione del fiume per sormonto, ma dalla rottura, per ben 50 metri, di un argine in sponda destra, rottura che determinò la fuoriuscita di ben 6milioni di m3 di acqua, si disegnò così repentinamente un nuovo fiume anomalo, all’interno delle vie cittadine, fuori da ogni prevedibile aspettativa.
Andava rammentato che le zone più colpite, Borgo Mulino e il Campus scolastico non erano affatto perimetrate e comprese nel famoso PAI regionale, il primo, quello del 2001, mentre la zona di Borgo Bicchia rientrava in una zona di rischio non elevato. Quindi la riperimetrazione regionale del PAI del 2004, cavallo di battaglia della relazione di minoranza, non avrebbe di fatto toccato o alterato le aree più colpite, quelle dove purtroppo abbiamo avuto le nostre vittime!!! Aree entrambi escluse anche dal primo PAI della regione Marche.
Andava sottolineato che immediatamente dopo la fuoriuscita del Fiume Misa si interruppero tutte le possibilità di comunicazione, saltò l’energia elettrica, le linee di telefonia fissa e la maggior parte di quelle di telefonia mobile. Un blocco di circa 34 ore. Un black out che rese inevitabilmente più gravoso il coordinamento delle informazioni necessarie per la gestione dell’emergenza. La caserma dei Vigili del fuoco e della Polizia furono sommerse dalle acque. Le prime operazioni di soccorso furono rivolte a salvare le vite umane in pericolo e a mettere in salvo gli studenti rimasti negli Istituti scolastici.
Queste e tante altre “verità” sono state taciute o sottintese nella relazione del presidente Mancini, verità che tutti dobbiamo conoscere per fugare ogni sospetto su eventuali responsabilità su quel terribile evento.
Dovremmo,come scrive il presidente nella sua relazione, “evitare di cadere nel facile meccanismo di esprimere valutazioni a posteriori, viziate dal peso, certamente considerevole, degli avvenimenti seguenti e delle loro conseguenze, di fatto devastanti” e quindi tutti insieme dovremmo, aldilà delle appartenenze politiche, vigilare e monitorare l’azione politica e di controllo sul nostro fiume, affinchè gli organi competenti intraprendano e realizzino tutte quelle opere necessarie alla messa in sicurezza del nostro fiume: rafforzamento e consolidamento degli argini, realizzazione delle vasche di espansione, pulizia degli alvei fluviali, creazione di una piattaforma unica che fornisca dati e grafici in tempo reale sui livelli idrometrici dell’acqua a tutto il territorio interessato, utilizzo di nuove tecnologie per comunicare l’allerta in modo più tempestivo, ridefinizione del PAI,…
Sarà un percorso lungo, già iniziato con l’emanazione dell’ordinanza del sindaco per l’abbattimento di 3000 alberi dentro il letto del fiume, su richiesta della Provincia. Un percorso che, siamo certi, ci vorrà vedere tutti uniti nel dare priorità alla tutela dell’ambiente, mitigando il rischio del fiume Misa, da sempre parte integrante ed imprescindibile del nostro territorio.
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