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Perini al Consiglio comunale sulle conclusioni delle commissioni d’inchiesta

"Indizi di una sottovalutazione fondamentale del rischio"

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L'alluvione di Senigallia: 3 maggio 2014

Di seguito vi proponiamo il testo integrale dell’intervento di Maurizio Perini fatto alle 23.45 al Consiglio comunale del 29 gennaio.


“In Italia in materia di ambiente gli amministratori sono tutti competenti dal lato del potere
, ma incompetenti dal lato delle responsabilità (disse Gianfranco Amendola) Ecco questa potrebbe essere la conclusione che accomuna entrambe le relazioni che discutiamo qui stasera (Ndr: 29 Gennaio). 

Appurato che le responsabilità coinvolgono più livelli (regione , provincia, comune) non coincidenti con l’Autorità di bacino, è grave più di tutto il fatto dell’inesistente dialogo tra esse in un contesto di rischio elevato come nel territorio di Senigallia. Riflettiamo però anche sulle conclusioni tratte dalle varie commissioni e sul come siano articolate.

Ai punti 9 e 10 della relazione di maggioranza vengono collocati piano di emergenza e sistema di allerta, dopo una serie di punti con interventi specifici e costosissimi che non sappiamo ad oggi quando saranno realizzati.

Da pagina 15 a 18 della relazione cd di minoranza(stesa dal presidente mancini) si citano gli interventi strutturali e la rivisitazione delle perimetrazioni e dunque del quadro urbanistico generale e solo succsessivamente a pagina 18 si parla di sistema di allertamento.

Gli interventi sono di certo necessari (si parla di circa 13 mld di euro) e avrebbero forse salvato beni, ma quello che palesemente non ha funzionato sono i meccanismi posti a tutela della incolumità delle persone, e che si esplicano attraverso il Piano di protezione civile locale. Questo si è rivelato inadeguato rispetto all’entità del rischio e non già rispetto al quadro urbanistico o alle perimetrazioni. Pensate a questo. Come volontario ho appurato in prima persona l’assenza di materiali base come le idrovore che a Senigallia non c’erano. Dunque onore al grande lavoro da parte dei volontari ma se non mettiamo loro a disposizione strumenti adeguati nessun piano può funzionare o peggio dirsi realmente efficace.

Questi sono indizi di una sottovalutazione fondamentale della tipologia del rischio a cui la città è sottoposta e per ovviare alla quale non sarebbero serviti di certo milioni di euro né anni e anni di discussioni, relazioni e confronti.

Dunque Esercitazioni non attuate, mancanza di cultura nella gestione delle emergenze, struttura di protezione civile da potenziare e sistemi di allerta in cui ciascun cittadino sappia cosa fare. Sfido chiunque presente qui a indicare qual è il percorso di messa in sicurezza che dovrebbe seguire in caso di alluvione , terremoto o altra calamità. Se non lo conoscete, significa che qualcuno ha fallito nel proprio lavoro e non ha pensato alla vostra incolumità.

Venga vagliata dico io la possibilità di inserire interventi nelle scuole perché in un territorio a rischio come quello di Senigallia e delle Valli Misa e Nevola, non può non esservi una campagna seria di coinvolgimento della popolazione sul tema della sicurezza fino a partire dalle giovani generazioni e di coloro che per incarico debbono provvedere alla loro sicurezza. Rendiamoci conto di quello che sarebbe potuto succedere nei plessi scolastici colpiti quel 3 maggio e chiediamoci se oggi a 9 mesi sia cambiato qualcosa oppure se il rischio di essere impreparati sia lo stesso.

Non leggiamo l’alluvione come fatto di cronaca o peggio ancora come strumento per la campagna elettorale, ma come momento che ha dimostrato l’inadeguatezza di un sistema nella sua interezza. La legge infatti non salva la vita delle persone, come dimostra il fatto che il Regio Decreto che sovraintende ai rischi idrogeologici è addirittura del 1904. Da oltre un secolo si parla di opere idrauliche a tutela della salvaguardia delle persone. Dunque Sacrosanti e tuttavia lontani i 13 mln di euro di interventi previsti o preventivabili, ma è lecito chiedersi , avrebbero salvato le persone che hanno perso la vita al Borgo Bicchia? A quelle dobbiamo pensare e a tutti i nostri concittadini che indipendentemente dalla previsione normativa, dal Pai, dalle perimetrazioni, sono esposti al rischio. Nella strategia che un amministratore responsabile deve mettere in campo , a nostro avviso, non devono essere trascurati concetti come la cultura di base della emergenza che chi vive il mondo del volontariato in Protezione civile conosce bene.

Non abbiamo bisogno di spendere milioni per mettere in sicurezza le persone e aggiungo, i loro beni, sapendo che prima di tutto la questione è, evitare che qualcuno perda la vita a causa di un evento naturale che solo un incauto definirebbe eccezionale.
Per questo affermiamo che una macchina di protezione civile efficiente e dotata di mezzi adeguati in un contesto nel quale le persone sono informate e formate sui rischi e su come affrontarli, tragedie e vittime sono evitabili.

Vogliamo guardare alla tragedia del 3 maggio come a un punto di partenza dal quale iniziare un percorso per tutti i cittadini senigalliesi. Salvaguardia delle cose e salvaguardia delle persone da trattarsi in maniera congiunta, con primo obiettivo, la difesa della vita.”

Commenti
Solo un commento
stefano 2015-01-30 19:55:36
Il Regio Decreto sulle opere di difesa idraulica sarà del 1904 ma da allora molta acqua , in termini normativi, è passata sotto i ponti. Fino ad arrivare al D.Lgs. n.49/2010 in attuazione alla Direttiva europea relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi alluvioni.
Lasciamo stare la valutazione preliminare che a quanto pare nessuna Regione ha fatto, ma la mappatura di pericolosità e di rischio delle aree che potrebbero essere inondate, secondo i diversi scenari e con le potenziali conseguenze negative associate conseguenti negli scenari adottati, avrebbero potuto mettere la città in condizione di conoscenza e prevenzione migliore di quella che aveva
. In più il Piano di Gestione del rischio inondazione sarebbe potuto essere uno strumento di Protezione Attiva nel fronteggiare l'evento. Forse bisognerebbe domandarsi a che punto è la Regione Marche nell'attuazione di detta Direttiva , e perché tanto silenzio in materia.
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