Senigallia, edilizia pubblica contro il degrado di palazzo Gherardi
De Amicis (MSFT): "Occasione persa per riqualificare l'edificio e frenare l'esodo dal centro storico"
Nei giorni scorsi, il Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi ha rassicurato che non è volontà di questa Amministrazione alienare o mettere in vendita palazzo Gherardi e che è alla ricerca di fondi per fermare il progressivo degrado in cui versa l’edificio.
Mi dispiace essere ripetitivo, ma credo che ancora una volta questa Amministrazione, in continuità con le giunte Angeloni (di cui Mangialardi e Ceresoni erano Assessori), abbia evidenziato una scarsa capacità alla programmazione e ad una corretta visione strategica di medio e lungo periodo sulla valorizzazione del patrimonio pubblico.
Nel 1999 a seguito del restauro del Foro Annonario, la biblioteca Antonelliana si trasferiva nei nuovi locali e due anni più tardi anche il liceo classico G.Perticari abbandonava lo storico palazzo. Già all’epoca si intuiva che da parte dell’allora giunta Angeloni, per palazzo Gherardi c’era l’intenzione, al momento più opportuno, di cambiarne destinazione e tipo di utilizzo. Infatti nel novembre del 2009, la stessa Giunta adottava il piano di riqualificazione della città storica redatto dall’architetto Pier Luigi Cervellati in cui spiegava in maniera dettagliata che Senigallia, se voleva riconquistare il senso ed il valore della sua città murata, doveva aumentare la superficie abitabile.
Per frenare lo spopolamento del centro, per frenare l’esodo e garantire, se non il ripopolamento, almeno la permanenza dei 2000 abitanti (dati del 2001), oltre al recupero del patrimonio esistente alla funzione abitativa, occorrono nella città murata nuove soluzioni abitative, nuovi alloggi anche di edilizia residenziale pubblica, che favoriscano l’insediamento di giovani famiglie. Ma questa scelta e decisione occorreva prenderla al momento giusto, cinque anni fa, anche per attuare compiutamente la parte più importante del Piano Cervellati, quella riguardante la ricomposizione sociale del centro storico, strumento naturale per fermare il degrado.
Purtroppo gli ultimi cinque anni hanno evidenziato, da parte del duo Mangialardi-Ceresoni, una particolare attenzione al patrimonio privato (i cinque ambiti del piano Cervellati, l’ex Sacelit-Italcementi, gli orti della Curia Vescovile) a cui però, nell’interesse generale, non c’è stata una corrispondente e doverosa attenzione del patrimonio pubblico, tra cui lo stesso palazzo Gherardi.
Un vero peccato: la città di Senigallia ha perso l’opportunità di rifunzionalizzare un edificio importante, magari con un programma di edilizia sociale (50% del totale) aiutando quelle giovani coppie sempre più costrette a spostarsi nei comuni limitrofi. Le mancate scelte, i rinvii, i tentennamenti alla lunga si pagano e lo stato di abbandono e degrado in cui versa palazzo Gherardi ne è la prova più evidente.
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