Aroldo Belardi, il sindaco del primo Novecento senigalliese
Dopo lo sguardo sulle figure di Fagnani e Marchetti, ecco un ricordo dell'ex primo cittadino
Dopo aver ricordato le figure di Giulio Fagnani e Giovanni Marchetti, tocca ora a quella di AroldoBelardi, con Alberto Zavatti e Giuseppe Orciari sicuramente il sindaco che ha lasciato l’impronta più evidente nella Senigallia del Novecento.
Nato a Senigallia nel 1878 dall’ex garibaldino Abelardo, Belardi intraprese studi classici in città laureandosi poi alla facoltà di lettere di Roma con Theodor Mommsen, studioso a tutto tondo tra i più importanti del XIX secolo: tornò quindi a insegnare storia e geografia nella sua città.
Sposatosi con Vera Castelli, figlia di Raffale Castelli, garibaldino e internazionalista senigalliese nonché nipote di Girolamo Simoncelli, Belardi ebbe tre figli.
Apprezzato come uomo di cultura e insegnante, per tre mandati (sempre col partito Repubblicano) fu sindaco di Senigallia (1910-1914, 1914-1919, 1920-1922), dando un notevole contributo allo sviluppo turistico della stessa, ma dimostrandosi pure capace di fronteggiare con carisma e decisione il drammatico periodo bellico.
Sotto il fascismo abbandonò la vita politica, pur aderendo formalmente al regime per mantenere la professione di insegnante nelle scuole locali.
Ormai quasi settantenne, dopo la Liberazione l’ex sindaco tornò ad occuparsi di politica, risultando l’esponente più votato nelle amministrative del 1946, testimonianza del grande rispetto e stima che i suoi concittadini continuavano a riporre in lui: per due anni fu assessore nella Giunta del comunista Alberto Zavatti, prima di uscirne polemicamente come altri membri del Partito Repubblicano.
Belardi è morto a Senigallia nel 1950: all’ex sindaco è da tempo intitolata la scuola media della frazione Marzocca.
Per approfondimenti si consiglia Un sindaco del primo Novecento. Aroldo Belardi, di Luca Frontini (2011).
Nella foto la targa commemorativa posta nella sala del Consiglio Comunale.
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