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“Rovine”, Anna Secondini espone a Senigallia

Pittura e fotografia si incontrano in una mostra di grande suggestione

"Rovine", manifesto

Ha preso il via sabato 27 dicembre, presso Dinamica Moda (corso 2 giugno, Senigallia), nell’ambito della rassegna Artemoda Dynamic Exhibition, la mostra “Rovine”, della giovane ostrense Anna Secondini, laureata all’Accademia delle Belle Arti di Urbino.


Parafrasando Magritte, le cui suggestioni sono ben ravvisabili in diverse di queste immagini, pensando alla sua “Trahison des images” potremmo reinterpretare il titolo in  “Queste non sono rovine”,  a discapito però del fascino ermetico del più minimalista “Rovine”.

Poiché è chiaro che non si tratta solo della rappresentazione nostalgica o poetica di una casa abbandonata, né di una mera registrazione degli effetti del tempo su “cose che appartennero a persone”:
le Rovine sono piuttosto la metafora di un palcoscenico, quello della vita umana, che anche quando su di sé cala il sipario conserva le tracce più o meno latenti di innumerevoli rappresentazioni.

Fotografia e pittura operano in simbiosi, in queste immagini, e concorrono senza rivendicazioni di supremazia ad una loro re-immaginazione che parte dagli elementi materiali, già portatori di energia archetipa.

I legami con il concetto di “Imagination matérielle” sono evidenti in quanto potremmo usare le stesse parole di Bachelard per raccontare, in questa operazione, il nesso creativo tra elementi materiali e immaginazione: “Essa (l’immaginazione materiale) produce forme a partire dalla materia, e alla materia riconduce, per dissolverle e rigenerarle (…). L’immaginazione materiale non si ferma alla surface ma scava nella profondeur (…). Sognando la materia, la coscienza si ritrova origine e creatività (…), forza formante”.

Le vecchie pareti divengono così spazi della mente e materia da plasmare, suggestioni pittoriche che s’intersecano e interagiscono con oggetti reali, in una dimensione onirica in cui ricordo e immaginazione si fondono in una visione, la “dimora”, che il doppio inganno -fotografico e pittorico- ha reso reale e al contempo effimera, riconoscibile ma espoliata da qualunque funzione pratica al di fuori di quella ricreata dalla “manipolazione”.

Le immagini che ne risultano non vanno necessariamente interpretate o spiegate, ma più semplicemente contemplate affinché se ne possa cogliere il mistero, e, perché no, nuovamente re-immaginate in un’azione della coscienza, alla ricerca delle più intime verità.

 

da Massimo Renzi

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