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Vecchi cimeli dalla soffitta: “Ad Ovest di Paperino” e “Piccoli Equivoci”

"Essenza di una generazione abbandonata dallo spirito sognatore dei vent’anni"

Ad ovest di Paperino

Il Natale è fatto per starsene allegri, si sà… è fatto per bersi una cioccolata calda sul sofà, per sorridere, per riflettere, ma soprattutto è fatto per godersi un buon relax, per andare a trovare i parenti lontani e frugare nella soffitta della nonna alla ricerca dei nostri vecchi giocattoli.

Ecco, immaginiamo di ritagliarci un po’ di tempo in queste vacanze per dare aria ad una vecchia cassapanca abbandonata nel sottotetto, alla ricerca di qualche storico aggeggio che a qualcuno prima di noi ha fatto divertire, e se è rotto proviamo ad aggiustarlo, se è impolverato soffiamoci sopra e diamogli una strofinata con la manica della camicia o con un angolo della sottana. Quando avrete scelto quello che più vi avrà colpito, impegnatevi a scrutarlo, giratelo e rigiratelo, studiatelo bene e provate ad immaginarvi immersi nel suo tempo, in quel tempo cioè in cui il giocattolo che avete scelto era ancora un Giocattolo Nuovo e lasciatevi sovrastare dalle vostre sensazioni, non addomesticate i vostri sensi, calatevi in quell’atmosfera, e lasciatevi Stupire”

Io ho scelto di rovistare in una vecchia valigia di cartone, piena di accordi e di ricordi, piena di facce conosciute, di spacchi vertiginosi, piena di motivetti indimenticati e di parole. E’ la valigia del Cinema, il cinema di sempre, un fortino condiviso ed insaziabile di documenti storici e squarci di vita e di vite, lì proprio lì, tra tanti tantissimi ricordi impolverati, ne ho scelti due ancora non sovrastati dalla ruggine. Se ne stavano vicini in un angolino nascosto poco dietro Edward mani di Forbice (1990) di Tim Burton e poco sopra a Il Marchese del Grillo(1981) di Mario Monicelli , così li afferrai entrambi e bastò un po’ di sano sputo ed una rapida strofinata per far tornare a brillare i loro titoli : “Ad Ovest di Paperino” e “Piccoli Equivoci”.

Dopo averli guardati, ribaltati, ascoltati e studiati, capìì finalmente il perché se ne erano stati per tutto questo tempo così vicini in quella valigia, nonostante non condividessero né il regista né l’anno di uscita e nemmeno gli interpreti, neanche uno!
La verità è che nella loro diversità, si somigliavano e tutt’ora si somigliano moltissimo, ad esempio sono entrambi opere d’esordio al cinema per i loro registi: Alessandro Benvenuti per Ad Ovest di Paperino (1982) e Ricky Tognazzi per Piccoli Equivoci (1989).

Ma di certo, si capisce, questo non può essere l’unico motivo, ed infatti eccone un altro… entrambe le vicende raccontate nei due film iniziano e si esauriscono nell’arco di una sola giornata, dalla mattina alla tarda serata, una scelta molto intelligente, ad oggi troppo poco sfruttata nel cinema, che permette ai due registi non solo di dedicarsi in maniera più verosimile e dettagliata alle piccole sfumature, ai piccoli gesti e alla dilatazione temporale, ma anche e soprattutto si evidenza come una scelta ottimale per disegnare nel dettaglio la psicologia dei personaggi.

Altra analogia molto interessante tra le due pellicole è che non nascono come tali, ma in forma di ben altro linguaggio. Ad Ovest di Paperino per esempio nasce come libro, sempre di Benvenuti, ma intitolato I Principi Piccioni, mentre Piccoli Equivoci prende vita, prima, in forma di Pièce teatrale per opera di Claudio Bigagli e solo poi in quella del sopracitato film.

Avrei potuto concludere informandovi che per queste opere sia Benvenuti che Tognazzi furono premiati con il Nastro d’Argento come Migliori registi esordienti, sperando che questo importante riconoscimento potesse avere una qualche influenza in voi, facendovi incuriosire e desiderare di andarli a vedere o rivedere, ma in realtà ho deciso di salutare voi e queste pellicole in bel altro modo… raccontandovi di come, la semplicità e l’apparente banalità delle due vicende raccontate, ambientate una a Firenze, nelle sue vie storiche e nei cortili più inverosimili e l’altra nelle stanze di una bella casa romana con ampio giardino, sono esattamente la sintesi di tutto ciò che la vita ha da darci. Da una parte la stramba vita di tre strambi individui con le rotelle diligentemente posizionate fuori posto, e dall’altra la pesantezza di cinque esistenze tormentate dal vuoto di una esistenza fatta di finzione e sentimento.

Ad Ovest di Paperino ci immerge nella giovinezza dell’animo di tre “Bischeri” quasi Adulti che adulti non lo saranno mai, alla ricerca di un inesistente Principe dei Piccioni. Un avventura quasi fiabesca nel territorio nella incomunicabilità e del girovagare senza senso e senza meta, per il puro bisogno di aspettare l’indomani. Tre incivili ragazzotti scartati da una società che carbura e va avanti senza di loro, che non riesce ad inglobarli e che continuerà sempre a soffrire il solletico delle loro burle.
Piccoli Equivoci ci fa entrare furtivamente in una casa, unica location del film, per spiare la nevrosi e le fobie di cinque trentenni immersi nell’ambiente dello spettacolo, sovrastati dal peso di una concorrenza invisibile ma permanente tra loro, cinque attori, amici, amanti e traditori l’uno dell’altro, schifiti dei compagni perchè schifiti di loro stessi. Essenza di una generazione abbandonata dallo spirito sognatore dei vent’anni e raggiunta da una cronica depressione post-palcoscenico.

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