Fotografia: inaugurata a Senigallia la rassegna tra arte, moda e riflessione
Il primo autore ad esporre è - dal 6 al 27 dicembre - Loriano Brunetti con "Emoticons"
Arte e moda, tra esibizioni dinamiche e lente riflessioni. E’ stata inaugurata sabato 6 dicembre, con l’esposizione degli scatti di Loriano Brunetti, la prima di una serie di mostre fotografiche in programma a Senigallia fino alla prossima primavera.
La rassegna, dal titolo “Artemoda Dynamic Exhibition“, è stata promossa e organizzata dal noto fotografo Massimo Renzi che ha chiamato a raccolta diversi autori proponendo loro esposizioni temporanee presso il negozio Dinamica Moda Glamour, a Senigallia, lungo corso II Giugno 31-33.
Esposizioni fino a tre settimane degli autori personalmente selezionati da Renzi per cercare di fornire un’interpretazione, attraverso i loro scatti, che sia meno ammiccante nei confronti del fruitore, meno impattante sul piano visivo, ma decisamente più ragionata e capace di fornire stimoli sull’arte e sullo stato della fotografia.
Insomma poche cartoline, quelle in mostra a partire dal 6 dicembre in pieno centro storico a Senigallia, ma più scatti che possano far ragionare su una delle possibili direzioni artistiche della fotografia.
Il primo ad esporre è Loriano Brunetti, con una serie intitolata “Emoticons”, visibile dal 6 al 27 dicembre, di cui lo stesso organizzatore Massimo Renzi ha fornito la presentazione che riportiamo qui di seguito.
EMOTICONS – FOTOGRAFIE DI LORIANO BRUNETTI
Uno sguardo spesso rivolto al passato, alla ricerca delle radici più genuine dell’essere; una sensibilità che gli consente di percepire le più lievi sfumature della complessa tela dei sentimenti; un approccio ludico alla rappresentazione del mondo circostante; un’ironia lieve che sa farsi pungente fino alla provocazione concettuale. Sono questi i fondamenti espressivi universalmente riconosciuti di tutta la produzione fotografica di Loriano Brunetti.
Con “Emoticons” siamo alla parodia metafisica, operata forse a livello inconscio o apparentemente inconsapevole, che si avvale di oggetti antropomorfi, i manichini, splendenti nella loro perfezione – e qui la luce “sparata addosso” assolve alla duplice, contrapposta funzione di “esaltare” ciò che appare perfetto e di “svuotare” il soggetto di ogni connotazione espressiva – ma appunto vuoti e totalmente apatici.
Una riflessione semiseria come già ci ha abituati, ma quantomai precisa e spietata, sulla deriva dei sentimenti, sulla difficoltà crescente di filtrare il fluire incessante e vorticoso di cose e di informazioni, e di provare interesse per qualcosa. L’oggetto indossato o esibito assurge dunque a sola ed unica connotazione distintiva, le parole non escono, gli sguardi non s’ìncrociano.
Ognuno nella propria prigione di silenzio, senza sbarre ma senza più voglia di uscirne.
Un linguaggio semplice e diretto, com’è da un pò nel suo stile, un approccio tecnico improntato sullo “strettamente necessario e funzionale all’idea” e liberato da ogni ansia da performance visiva, conferiscono a Brunetti un tratto distintivo difficilmente equivocabile, e ne sanciscono il passaggio alla fase della maturità artistica, nell’accezione non anagrafica del termine.
Massimo Renzi
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