“Io mi vergogno…”
...e vi spiego anche i perché!
Mi vergogno perché urlo la mia vergogna di essere italiano, mentre cittadini di altre nazioni sono orgogliosi di fare parte ognuno del proprio paese. Mi vergogno perché sembra che oggi, politicamente, si debba provare imbarazzo delle proprie radici.
Mi vergogno perché abbiamo la più bella Costituzione del mondo e la si vuol far passare, per interessi personali o di pochi, per carta straccia, superata e quindi da rifare.
Mi vergogno perché se quella estremissima destra politica (dove la parola “politica” esprime un eufemismo!) suona la tromba di un inumano razzismo, nell’estrema sinistra legata ai centri sociali gli rispondono le campane di un esasperato, esagerato buonismo a tutti i costi. Mi vergogno perché l’esasperazione in cui sono immersi tanti lavoratori viene salvaguardata da un Governo sordo alla richiesta di aiuti, la cui replica è la dose massiccia nell’uso dello sfollagente.
Mi vergogno perché ci si vergogna di far parte della sinistra, del centro o della destra tuffandosi nel cerchiobottismo di liste civiche tutte simili tra loro. Mi vergogno perché c’è gente che per mantenere la poltrona della micropolitica principalmente a livello locale (ancor più fanatica di quella nazionale), ma che potrebbe proiettarla sempre più in alto come quella famosa grappa, è disposta a cambiare casacca spacciandola quasi che fosse un segreto ed occulto come quelli di Pulcinella.
Mi vergogno perché ci si vergogna anche della lingua italiana, esterofilizzando anche i termini più semplici, per rendere più incomprensibile all’uomo della strada ciò che si fa nei Palazzi, in modo che meno ne sa e più facilmente può essere circuito dai capibastone del momento. Mi vergogno dei politici che non si vergognano di promettere oggi quello che sanno non manterranno mai.
Mi vergogno per l’impotenza che abbiamo nei confronti di quella delinquenza che la fa da padrone confidando in quella magistratura con la m minuscola, che rende vano il lavoro delle Forze dell’Ordine (quelle poche volte con quelle poche forze messe a loro disposizione), quando riescono a stringere le manette ai polsi di costoro.
Mi vergogno perché sono impossibilitato, incapace di escogitare, incapace di obbligare a chi deve prevenire e non lo fa, tutte quelle catastrofi (frane, alluvioni, ecc.) che loro definiscono, lavandosi così le mani, come imprevedibili ed altro invece non sono che dissesti e morti annunciate.
Mi vergogno perché non so come reagire a chi mi vuol far credere che bisogna far sentire la propria voce di protesta in modo civile con trombette, fischietti, cappellini, striscioni e fiaccolate varie, quando dall’altra parte la voce arriva, ma viene derisa con risposte dagli attuali piccoli bulli che si dicono di sinistra, ma una sinistra oggi soprattutto “ambidestra” etichettando i contestatori con una replica pubblica di “si stancheranno di protestare!” ed una in cuor loro privata come “…e chi c…. se ne frega!”.
Mi vergogno perché non so come scaricare la mia rabbia quando sento dire che la disoccupazione aumenta e nel contempo aumentano le assunzioni. Mi vergogno solo già di ascoltare quando mi viene proposto di barattare il mio voto per una dentiera. Mi vergogno altrettanto quando mi sento dire che il mio voto non vale un emerito tubo, perché si è scoperto che affluenza alle urne rappresenta un problema secondario e non un atto di democrazia.
Mi vergogno perché non posso permettermi di trattenere per la giacca, in virtù di una pusillanime privacy, trattenere in questa nostra oramai “piccola italy” quei capitali, che quasi sempre sono mal guadagnati e oltre a questo per non pagarci su il dovuto, sono trasferiti in “paradisi” che di già il solo nominarli la bocca mi si riempie di bile.
Mi vergogno per il non poter far nulla per evitare che filibustieri dell’industria striscino di notte e negli angoli delle nostre aree industriali simili a tanti topi di fogna (spero non si offendano i topi!) per svuotare i magazzini e trasferirli in terra straniera per farci conoscere un nuovo vocabolo: la delocalizzazione. Filibustieri che nulla hanno a che fare con l’onesta, capace, intelligente e vera imprenditoria (rimasta come i Panda in via di estinzione).
Mi vergogno perché quando si parla di anziani, per trovare una briciola di rispetto, si debba emigrare in qualche piccola tribù equatoriale che noi bianchi dall’alto delle nostra supponenza definiamo “selvaggi”.
Mi vergogno ancor di più, però, (ed è da questa principale che scaturisce questo elenco “striminzito”, ridottissimo rispetto all’assoluto numero di enormità di vergogne italiane come i reati di corruzione della sola politica!) perché non mi permettono d’infondere quell’ottimismo di un futuro più accettabile che meriterebbero sia mio figlio prima, che ora e soprattutto, i miei nipoti, ma che suonerebbe come l’eterna ed ennesima illusione che ha colpito il nonno nei suoi numerosi anni di una “lunga inutile carriera” fatta non di sogni ma di incubi. Meglio quindi, per loro una spiacevole realtà che una falsa, crudele, becera illusione. Preferibile che conoscano immediatamente i problemi che si prospettano loro toccando l’acqua calda e temendo conseguentemente anche la fredda. E nel contempo (meglio quanto prima!) a riconoscere quei figli di quelle buone, pie, sante madri, che tali individui hanno generato e che purtroppo, per chi deve subire, sembra che la loro fertilità non abbia mai termine.
No, non sono ottimista, sono un realista che vede il famoso bicchiere con l’acqua che ha segnato una riga con il suo contenuto di calcio. Non dico certamente che è mezzo pieno, perché in una terra come la nostra, con i personaggi che ci comandano, dovrei aggiungere una parola offensiva. E già, il non proferirla, è per me uno sforzo notevolmente positivo.
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