Coordinamento alluvionati Senigallia: “partirà esposto per disastro ambientale”
Relazione dell'avv. Canafoglia in un Teatro Portone gremito: "responsabilità, non evento eccezionale"
Il Coordinamento dei comitati degli alluvionati, nato dopo la tragica alluvione del 3 maggio, non si ferma e conferma l’intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica per disastro ambientale.
Ad annunciarlo – nel corso di un affollatissimo dibattito pubblico svoltosi nella serata di venerdì 21 novembre al Teatro Portone – è l’avvocato Corrado Canafoglia, responsabile dell’Unione Nazionale Consumatori per il settore Ambiente e portavoce dei comitati.
In una lunga e applaudita relazione, Canafoglia ha ricordato i numeri degli eventi alluvionali di maggio, il quale “ha reso ancora oggi Senigallia una città in ginocchio“, sottolineando ripetutamente – anche attraverso l’utilizzo di foto, vecchi articoli di giornali e documenti ufficiali “ottenuti spesso con fatica” – come “non si sia trattato affatto di un evento eccezionale, perché in passato piogge della stessa entità non hanno creato un disastro simile”.
“Il Ministero e la Protezione civile fanno sapere che il Misa è uno dei fiumi più pericolosi in Italia, ma nessuno ce lo aveva detto – ha insistito il portavoce – anzi anni fa Legambiente e la stessa Protezione Civile avevano premiato l’amministrazione comunale per le azioni contro il rischio idrogeologico, premi consegnati però solo sulla base di semplici autocertificazioni e nessun vero controllo”.
“Qualcosa non ha funzionato e per questo ci sono responsabilità precise che dovrà individuare la magistratura – ha aggiunto il responsabile dell’Unione Nazionale Consumatori -. Troppe domande necessitano ancora di una risposta. Per esempio, come è possibile che si siano avute esondazioni in ben 20 punti? Perché i tecnici dell’Autorità di Bacino, dopo il lavoro tecnico con il Comune di Senigallia per lo studio delle aree a rischio, non hanno firmato, se non per la parte normativa, nelle conclusive riunioni decisionali, in cui è stato sensibilmente ridotto l’iniziale perimetro di salvaguardia?Perché il 3 maggio la zona R3 non è stata compresa nel piano di emergenza come previsto dalla legge?”.
Evidenziate inoltre la “mancata manutenzione dell’alveo e degli argini del Misa“, l’assenza di un “serio piano di allerta“, la “scelta di chiudere la darsena portuale, che ha impedito una vasca di espansione”, e i “soldi sprecati, quando spesi, per lavori inadeguati, come quelli compiuti al Fosso Sambuco negli anni scorsi, in un progetto cofinanziato dall’Unione Europea”.
“Noi non cerchiamo un capro espiatorio, perché qui ci sono tante persone che dovevano fare ma non hanno fatto. Non solo il sindaco, che anzi è stato lasciato solo dagli altri enti, che gli hanno scaricato la patata bollente – ha concluso Canafoglia – . Ci sono responsabilità precise, ma nessuno si è dimesso o ha chiesto scusa“.
La raccolta di firme per presentare l’esposto è già iniziata; il Coordinamento, oltre a voler individuare eventuali responsabilità penali, chiede inoltre agli enti pubblici e privati che hanno lavorato sul fiume l’attivazione di polizze assicurative per i danni subiti dalla cittadinanza e politiche volte alla mitigazione del rischio di esondazione, affinché “mai più, si verifichi un 3 maggio“.
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