SenigalliaNotizie.it
Versione ottimizzata per la stampa

Il graduale impoverimento del verde urbano a Senigallia

La strategia locale all'esame di Italia Nostra e Gsa tra vivibilità, manutenzione e sicurezza

2.620 Letture
commenti
Optovolante - Ottica a Senigallia
I filari di alberi e i "vuoti" in via La Marca a Senigallia

Percorrendo le strade e i viali del quartiere Portone, a Senigallia, non si può fare a meno di notare i vuoti sempre più ampi e frequenti lungo i filari di alberi ai lati delle strade, frutto di uno stillicidio di abbattimenti che va avanti ormai da qualche anno. Lo scopo evidente è quello di eliminare gradualmente gli alberi esistenti, come conifere, platani, pioppi, aceri e via via fino ai modesti ligustri, per sostituirli con specie per lo più ornamentali o da giardino oppure non sostituirli affatto, come già avvenuto in varie strade.

Le ragioni non sono legate alla necessità di liberare i marciapiedi e renderli più agevoli per i pedoni, visto che la loro ampiezza resta la stessa e i nuovi impianti vengono collocati nelle stesse aiuole dei vecchi. Le motivazioni addotte sono l’eccessivo costo della gestione e della manutenzione del verde stradale, l’incompatibilità di alcune specie (conifere in primis) con la dimensione delle strade, il timore che i rami troppo estesi sulla carreggiata possono rappresentare un ostacolo per i mezzi di trasporto di una certa altezza e così via.

Il nuovo marciapiede sul lungofiume di Senigallia, in via Portici ErcolaniRagioni tutte su cui certamente si può discutere, ma quando dietro c’è un atteggiamento pregiudiziale anche le ragioni possono diventare pretesti, e così si ha l’impressione che il verde venga sentito più come un impiccio fastidioso, che come una componente essenziale della qualità della vita del contesto urbano e che quindi non sia degno di attenzione e risorse al pari di altri servizi, quali la manutenzione delle strade, l’illuminazione, i parcheggi ecc. Così si spiega perché ad esempio l’eliminazione degli oleandri e delle aiuole che bordavano un tratto del lungofiume (vd. foto, Ndr) dal foro annonario al ponte per far posto ad un brutto e sovradimensionato marciapiede o il taglio imposto qualche anno fa ai bagnini a quegli “alberi del paradiso” che davano un tocco di esotico ad un tratto di lungomare.

Però poi, siccome un po’ di verde lungo strade ci vuole, lo si riduce a sole funzioni ornamentali, senza preoccuparsi della funzione ben più importante che invece dovrebbe avere sulla qualità della vita, come ombreggiare, depurare l’aria, filtrare i rumori, abbellire il paesaggio urbano, offrire habitat ai volatili ecc. con effetti positivi sulla mitigazione del caldo e sul conseguente risparmio energetico, sulla mitigazione dell’inquinamento, sul rapporto dell’uomo con la natura, sulla bellezza del paesaggio urbano.

I filari di alberi e i "vuoti" in via Mercantini a Senigallia Basti pensare cosa sarà via Mercantini quando verrà privata del tutto (non manca molto) degli alberi che finora hanno attenuato gli effetti negativi del traffico. Si risponde che nelle aree verdi vengono impiantati nuovi alberi; sarà anche vero, ma qui il verde ha funzioni diverse, magari abbellisce il paesaggio, contribuisce alla riduzione dell’anidride carbonica, ma non ha niente a vedere con le funzioni che dovrebbe svolgere nelle aree residenziali.
Questo pesante ridimensionamento del verde viene visto come il toccasana del problema stradale, come se non fosse necessaria invece una riprogettazione delle funzioni delle strade, che permetta la convivenza di auto, pedoni, ciclisti e alberi.

E’ legittimo chiedersi a questo punto che cosa resterà fra dieci o quindici anni del ricco patrimonio arboreo che a partire dal dopoguerra ha via via caratterizzato e dato un’impronta particolare al quartiere del cosiddetto Piano Regolatore. Certo, si è trattato di un verde realizzato con molta improvvisazione e senza una strategia precisa, utilizzando fino a tempi recenti specie non sempre idonee e seguendo metodi di impianto palesemente inadeguati. Però era pur sempre segno di un’attenzione verso il paesaggio del verde senz’altro superiore a quella attuale e il risultato ha contribuito caratterizzare per decenni il quartiere e a farne uno dei più vivibili della città.

Poi le cose sono cambiate, è aumentata l’invasività delle auto e sono apparsi sempre più evidenti i limiti e gli errori dei metodi seguiti in passato, non solo negli impianti, ma anche nella manutenzione, che tuttavia si è fatto ben poco per cambiare. Ci sono alberi che danneggiano con le radici il manto stradale, altri che sono troppo ravvicinati e si contendono il poco spazio a disposizione, altri che non sono più contenibili entro i marciapiedi per le dimensioni raggiunte; altri infine sono in cattive condizioni vegetative anche per le frequenti, inutili ed eccessive potature.

Nel 2008, dietro sollecitazione delle associazioni ambientaliste, venne messo in cantiere un nuovo Piano del verde, ma con criteri talmente inadeguati che ne è scaturito uno strumento di poca capacità normativa. Tuttavia nemmeno le indicazioni utili e le proposte ragionevoli sulle modalità di gestione del verde e sui criteri di sostituzione delle vecchie alberature vengono tenute in considerazione e niente si è fatto per migliorare le esigue risorse, economiche ed umane, destinate all’ufficio che si occupa del verde urbano, che oltretutto è subordinato alle esigenze dell’ufficio strade e dei lavori pubblici, che ha altre finalità e sensibilità.

Il gelso piramidaleCosì le sostituzioni degli esemplari eliminati vengono effettuate utilizzando le aiuole preesistenti, a distanza eccessivamente ravvicinata e all’interno di marciapiedi spesso poco ampi, che restano così poco praticabili. Le specie scelte per le sostituzioni presentano una chioma di forma piramidale e di modeste dimensioni o poco compatta, sono per lo più ibridi progettati per fini ornamentali, spesso non autoctoni e con problemi di attecchimento, come i peri e meli in via Matteotti e via Venezia, il gelso piramidale ibrido (vd. foto, Ndr) e il ciliegio selvatico in via Bolzano, alcuni esemplari di ginko biloba in via Marche, di alloro in via Feltrini e di Liriodendron in via Capanna e altro. Non sappiamo che aspetto assumeranno a crescita ultimata, ma sicuramente il risultato sarà molto modesto e privo delle caratteristiche adeguate alle funzioni richieste dal verde nelle aree residenziali.

Si tratta di soluzioni che finiscono solo per sacrificare il verde senza risolvere i problemi alla radice, i quali richiederebbero invece una pianificazione generale di lungo periodo, ripensando e riprogettando di volta in volta anche l’assetto delle singole strade (una è diversa dall’altra) secondo funzionalità e razionalità nuove, regolamentando diversamente anche i parcheggi, specie laddove i privati hanno spazi interni per la sosta delle loro auto.

I filari di alberi e i "vuoti" in via Pola a SenigalliaMa anche in assenza di un piano generale, esistono metodi alternativi per contenere i costi e garantire la sicurezza. Innanzitutto praticare una attenta e intelligente manutenzione ordinaria degli alberi, basata su potature leggere, al fine di pulire e correggere le chiome secondo le necessità, con minori costi e minori danni; infatti le potature radicali e le capitozzature spingono l’albero ad emettere una gran quantità di polloni lungo il tronco anche a basse altezze e quindi a riprodurre nel giro di tre anni una situazione peggiore di quella di partenza.
Poi si può procedere al diradamento degli esemplari esistenti nei vecchi filari e aumentare le distanze fra un esemplare e l’altro nei nuovi impianti con il risultato di diminuire i costi e nel contempo rendere possibile l’utilizzo di specie di adeguata grandezza e una loro crescita più naturale. La diminuzione degli esemplari e l’aumento delle distanze possono essere ottenuti anche collocandoli in posizione alternata sui due lati o limitandoli ad un solo lato nel caso di vie anguste e molto transitate come via Mercantini. Questo permetterebbe di continuare ad utilizzare specie di maggiore grandezza, come alcune varietà di acero, frassino, tiglio e olmo, il platano, l’orniello, la betulla, ma anche l’ontano, il carpino ecc. sempre tenendo presente però il contesto in cui vengono inserite.

da Italia Nostra e Gruppo Società e Ambiente

Commenti
Ci sono 2 commenti
Giovanni Gregoretti
Giovanni Gregoretti 2014-11-18 00:21:46
...e pensare che in varie grandi città mettono il verde verticale nei palazzi al fine di purificare l'aria.... a Senigallia invece.... agli amministratori piacciono il puzzo delle auto, dell'asfalto che d'estate si surriscalda, le polveri sottili.... forse così facendo si illudono di governare una di quelle orribili megalopoli e si sentono grandi... che teste!
Alberto Diambra
Alberto Diambra 2014-11-18 11:48:09
Mi vuol spiegare l'Assessore CERESONI le motivazioni per cui non si procede all'abbattimento degli alberi nell'alveo del Misa ,che in caso di piena ostacolano il deflusso delle acque e poi nega la piantumazione a fianco del ponte Zavatti che sarebbe una barriera antinquinamento e la piantumazione nella zona PEEP MISA al posto di far realizzare un campo di calcio utile solo all'UISP? Grazie
ATTENZIONE!
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password

Già registrato?
... oppure Registrati!


Scarica l'app di Senigallia Notizie per AndroidScarica l'app di Senigallia Notizie per iOS

Partecipa a Una Foto al Giorno





Cronaca
Politica
Cultura e Spettacoli
Sport
Economia
Associazioni
Fuori dalle Mura