Senigallia, un nuovo esposto sull’alluvione del 3 maggio
Paradisi, Zinni e Ciccioli: “Il caso Macchia è una censura preventiva. Chi si vuole proteggere?”
Un nuovo esposto alla Procura della Repubblica sull’alluvione che il 3 maggio scorso ha devastato Senigallia. A presentarlo saranno il consigliere comunale Roberto Paradisi, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Zinni ed il coordinatore regionale Fdi-An, Carlo Ciccioli.
A finire sotto la lente d’ingrandimento il trasferimento del funzionario regionale Vito Macchia a cui in precedenza era stato negato di partecipare alla commissione d’inchiesta nonostante nel 2002 avesse preso parte alle riunioni con il Comune di Senigallia, opponendosi alla modifica del perimetro della zona a rischio esondazione.
“Siamo delusi – ha detto Paradisi- dalla decisione del dirigente Regionale Mario Pompei di non aver concesso l’audizione dell’ingegner Macchia alla commissione d’inchiesta, perché si trattava di una figura chiave della vicenda per altro con motivazioni poco plausibili. Ora per giunta, quello che ritenevamo un boicottaggio vero e proprio ha avuto un epilogo ancora più grave che la dice lunga sulla dubbia trasparenza: Macchia è stato rimosso dal suo incarico e trasferito ad altre mansioni. Un’epurazione bella e buona: eppure fu proprio Macchia ad opporsi alla modifica del Pai nel 2002 e furono proprio l’allora assessore Mangialardi ed i suoi consulenti ad insistere ed ottenere l’esclusione di diverse zone come quella del Portone, ovvero una tra le più colpite lo scorso 3 maggio.”
A rincarare la dose ci pensa Zinni – “Esiste un filo rosso che collega in maniera diretta l’alluvione del 1976 a quella dello scorso maggio: una continuità caratterizzata dalla medesima cattiva amministrazione fatta di negligenze e cavilli burocratici. Come spiegare altrimenti la decisione unilaterale di ridurre l’area a rischio estromettendo zone come il Portone o anche l’area ex Sacelit?” .
Zinni pone l’accento anche sulla mancata realizzazione delle vasche di espansione del fiume Misa – “Nel 1980 vennero stanziati dal Fio 15 miliardi di vecchie lire per la creazione delle vasche di espansione: nel 2000 la Regione girò il progetto al comune che, a sua volta, nel 2009 lo rigirò ancora alla Regione e quindi alla provincia. Dopo 34 anni le vasche non sono state realizzate e non è ben chiaro come quei soldi siano stati impiegati.”
Gli fa eco Ciccioli: “L’alluvione di Senigallia ha tantissime analogie con quella del 2011 di Casette d’Ete per la quale l’ex Sindaco è stato rinviato a giudizio. Anche nel nostro caso ci sono numerosi aspetti su cui ancora è necessario fare luce. Che interessi si stanno tutelando? Chi si vuole proteggere? Auspichiamo che, dopo l’apertura di un fascicolo da parte della Procura, i giudici decidano di nominare un consulente per verificare se tutto quello che c’era da fare in termini di prevenzione e gestione dell’emergenza è stato fatto o se esistono responsabilità oggettive.”
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