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Novità su Radio Monk: è nata parlando di “Marchenoir” la rubrica “A la p’dossa”

Il duo Bacianini - Maddamma incontrerà scrittori senigalliesi e marchigiani - ASCOLTA la 1^ puntata

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La copertina del volume MarcheNoir

Il palinsesto di Radio Monk si arricchisce: è nata la rubrica culturale “A la p’dossa”! Il relax totale che proverete ascoltandola è quello necessario per occuparsi degli “ozi letterari senigalliesi”, come recita il sottottitolo. Si occuperà soprattutto di scrittori senigalliesi o marchigiani in generale, in modo serio ma non serioso, nello stile di Radio Monk.

I curatori saranno Andrea Bacianini e Antonio Maddamma, tra i responsabili del sito letterario Librisenzacarta. In questo numero 0 gli storici conduttori di Radio Monk, Leo Barucca e Simone Quilly Tranquilli li hanno affiancati per parlare dell’antologia di racconti della Carboneria LetterariaMarcheNoir da loro stessi curata e pubblicata dalla casa editrice Italic Pequod. Il primo ospite della trasmissione era Giuseppe D’Emilio, docente dell’Istituto Superiore “A. Panzini”, membro della Carboneria Letteraria e autore di due racconti presenti nell’antologia, uno scritto insieme a Ramona Corrado e uno come parte dello scrittore collettivo Pelagio D’Afro.

ASCOLTA la prima puntata di “A la p’dossa” sul canale Spreaker di Radio Monk o utilizzando il lettore audio qui di seguito

L’antologia ha già avuto un buon successo di pubblico, non solo nelle Marche, com’era prevedibile, ma in tutta Italia, ed è persino presente nella biblioteca della californiana Stanford University. Il libro è costituito da 19 inquietanti racconti di scrittori marchigiani e non, alcuni già noti alla critica (il vincitore del Premio Urania 2009 Alberto Cola, Adrian N. Bravi, Paolo Agaraff, Pelagio D’Afro ecc.), che disegnano una nuova mappa del “bel paese con i dolci colli” al di fuori di ogni olografia turistica. Per chi non avrebbe mai immaginato che le Marche, una delle regioni più tranquille d’Italia, avessero un lato oscuro.

Dall’introduzione dei curatori: “L’invidia, cancro dei marchigiani. Aveva visto bene settecent’anni fa il poeta e astrologo Cecco d’Ascoli, nome d’arte di Francesco Stabili. Le Marche, il “bel paese con li dolci colli” sono marce d’invidia. L’invidia “che il mondo no abandona”, che riempie di male lo sguardo dei marchigiani prima ancora che i suoi corollari, avarizia e follia, ne ottenebrino gli animi. […]

Nelle città più grandi, dove i benpensanti non vogliono vedere, ma sanno molto bene cosa succede quando lo specchio della virtù si incrina e il vizio perdona; nelle campagne dell’idillio ferito, dove riaffiorano le oscure radici di un male a lungo celato; lungo la riviera adriatica, che odora di alcool, sangue e polvere da sparo, sulla quale allunga le mani la cupa ombra della criminalità organizzata; nelle pieghe del suo passato ricco di misteri, che si sfoglia come un libro di anime in pena; nei suoi anfratti segreti, dove le menti corrono il rischio di inabissarsi; nelle calde ovatte della remota provincia, dove si annidano i germi fecondi della follia.

Dall’Ascolano al Pesarese, dalle montagne alle coste, nessuna zona è rimasta indenne dallo scontro con la complessità del reale, cui il noir guarda quasi sempre in modo disperato.”

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