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Un salto negli ‘80s con il caposaldo del Neorealismo Fantastico

Eccentrico, capellone, stralunato, baffuto, creativo e occhialuto: ecco a voi il Woody Allen italiano

20140921- Maurizio Nichetti

Eccentrico, capellone, stralunato, baffuto, creativo e occhialuto definito il Woody Allen italiano, soprannominato il Buster Keaton Longobardo , stimato per la sua costante e permanente poeticità, per le trovate geniali e gli strabilianti ed originali successi, stiamo parlando del maggior esponente del Neorealismo Fantastico di casa nostra, Maurizio Nichetti.


Amante della recitazione e della comicità fin da bambino, Nichetti si iscrive ad un corso di mimo mentre consegue la laurea in architettura e finisce a lavorare come sceneggiatore per ben otto anni fino all’esordio al cinema nel 1979 con il suo frenetico e fortunatissimo lungometraggio Ratataplan.

Trattandosi di un film quasi completamente muto e con pochissimi dialoghi in inglese e in italiano, non risultò quasi necessario il doppiaggio e fu distribuito con facilità in tutto il mondo riscuotendo un elevato successo, molti miliardi di lire e altrettanti riconoscimenti, per la maggior parte non in Italia.

Vero è che Nichetti vinse in merito a questo film il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente nel 1980, ma è fuori dalla propria patria che il giovane Maurizio ebbe più soddisfazioni e congratulazioni. In Italia il suo genere di comicità, muta e molto fisica non era capito e apprezzato in tutta la sua spettacolare essenza.

Scritto, diretto ed interpretato da lui Ratataplan racconta la storia di uno squinternato ingegnere troppo intelligente per essere apprezzato nel suo settore e perciò trovandosi perennemente disoccupato e al verde è costretto a vivere in una casa di ringhiera circondato da personaggi più squattrinati e strambi di lui, come per esempio la donna perennemente incinta che sforna bambini ogni nove mesi e che si è adattata con il tempo a partorirli da sola senza bisogno di nessuno, a pochi passi c’è poi una sgangherata scuola di ballo a cui prendono parte vecchi, giovani e ragazzini, poi ancora i membri di una scarsamente talentuosa cooperativa teatrale chiamata Quelli di Grock (nome della compagnia teatrale fondata da Nichetti tempo prima).

Colombo, l’ingegnere incompreso e perennemente muto, passa le sue giornate a costruire marchingegni che gestiscono la casa e i suoi bisogni, che gli preparano il caffe, che gli scelgono i vestiti e che lo sostituiscono nei momenti di timidezza uscendo al posto suo con la ragazza corteggiata.

Il caos e il colore, due elementi fondamentali di questo primo successo cinematografico di Nichetti sono fortemente influenzati dalla città dell’autore, Milano, set di quasi tutti i suoi film, città frenetica e perennemente indaffarata, caratteristiche appartenenti anche allo stesso Nichetti che infatti le definisce un grosso pregio ed un grosso difetto sia per la sua persona che per la sua città.

Definito “la mosca bianca della comicità italiana” poiché trasmette messaggi forti ed invita alla risata e alla riflessione non utilizzando un parlato dialettale ma puntando sul piano visivo, Nichetti naviga in un territorio artistico nel nostro paese poco esplorato, prendendo come esempio Chaplin, Keaton e soprattutto Jacques Tati.

Oltre ai molti successi cinematografici, ne citiamo solo alcuni come Ho fatto splash, Volere Volare e Ladri di saponette, Maurizio Nichetti guadagnò anche un notevole successo come presentatore televisivo per programmi per ragazzi e famiglie come Quo Vadiz? e Pista!, legato al mondo Disney.

Oggi giorno Nichetti si occupa di regia teatrale e insegna alla Scuola di Cinema e Televisione di Milano infondendo nei giovani un chiaro messaggio : “ Il cinema in generale negli ultimi anni sta cercando di sopravvivere in un tempo che non è più il suo, deve rinnovarsi non decadere nel brutto e nell’assurdo, deve rimanere l’arte nobile che è sempre stata, oggi è molto difficile fare un film, ci sono tanti compromessi da accettare e tanta concorrenza, ma non si può abbandonare l’idea di fare cinema perché è difficile lavorarci perché poi quando arrivi in cima e realizzi una storia, sai che è tempo della tua vita speso bene, perciò ora sperimentate, costruitevi una cultura cinematografica, createvi da soli i vostri film a basso costo e fateli girare in Internet, avete a vostra disposizione un mezzo che noi ai nostri tempi non avevamo. Due ore trascorse davanti ad un bel film o tre anni passati dietro ad un bel film non sono mai tempo perduto

Giulia Betti
Pubblicato Domenica 21 settembre, 2014 
alle ore 12:31
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