Nora Ephron e le altre
Uno sguardo a quelle registe e sceneggiatrici che si sono fatte largo nel mondo del cinema
Lo scorso week end sono entrata in un videonoleggio attratta forse dalla voglia di riassaporare e ricordare i tempi passati quando ogni sabato sera con la famiglia si andava in quel supermercato di storie a scegliere un paio di film da godersi la domenica invernale che ci attendeva, probabilmente fredda e piovosa.
Si entrava io e mia madre e lunghi corridoi pieni di coloratissime locandine e scatole più spesse e più sottili (c’erano già i DVD) ci attendevano in attraente immobilità mostrando con pacatezza i loro titoli stampati con mille caratteri e altrettante tonalità. Ero piccola e molte delle mie prede in quella foresta di stimoli erano commedie a lieto fine, cine-panettoni e teen-movie, che per chi non lo sapesse consistono in quelle storielle glitterate dalle tinte fluo con Hilary Duff, Zac Efron, e Tyler Gage.
Oggi come ieri entro e mi ritrovo calpestata da mille sollecitazioni, una furia impulsiva mi invade e mi spinge verso una parete dopo l’altra, con foga ed entusiasmo mi creo un mega post-it in testa in cui annoto mnemonicamente tutti i titoli da noleggiare, poi un blocco improvviso ed inaspettato placa la mia eccitazione. Ignara di ciò che il mio cervello sta elaborando poiché probabilmente troppo impegnata a ricalcare con la memoria le trame dei film che si succedono davanti a me, mi accorgo improvvisamente che tutti e dico tutti i film che vorrei affittare sono diretti da uomini.
“Capirai che tragedia” direte voi con ironia, ma in realtà si tratta di una vera e propria catastrofe! Per una donna, quale io sono, amante di cinema per di più e desiderosa di entrare a far parte di quel mondo, dover impiegare qualche istante di troppo per scovare in uno striminzito videonoleggio un film che abbia come regista una donna, è a dir poco frustrante.
Così mi sono incaponita e rigida ed indispettita come pochi altri clienti accanto a me (giusto forse qualche tizio che ha trovato non disponibile il film che si era previsto di guardare quella sera) ho iniziato con stizza e disgusto a scrutare con occhi ben serrati tutte le copertine fino a rintracciare almeno cinque nomi di registe donne in un minuto prevedendo di noleggiare il film diretto dall’ultima di queste brillanti signore del grande schermo.
A pochi centimetri da La Dolce Vita di Fellini incontrai con entusiasmo quella che molti anni prima di divenire lei stessa una grandiosa director, fu l’aiuto regista e attrice del grande Federico. Stiamo parlando della romana Lina Wertmuller che esordì dirigendo I Basilischi e ottenne fama internazionale con Pasqualino sette bellezze (1976). Tutte le sue pellicole, di straordinario impatto e lunghissimi titoli, riflettono il suo impegno politico e sociale toccando tematiche come l’anarchismo, il comunismo e il femminismo.
Non dovetti spostarmi di molto per rintracciare l’artificiosa copertina divisa in tanti riquadri di In un mondo migliore (2010), film della regista danese Susanne Bier, che si conquistò sia il Golden Globe per il miglior film straniero che l’Oscar per la stessa categoria.
A due falcate di distanza, eseguite a gambe ben distese, oltre ad accorgermi del viso scioccato di un cliente che mi stava osservando oramai da un po’ in questo mio strampalato atteggiamento, scorsi anche la terza regista che avrebbe arricchito la mia Top Five, trattasi di Julie Taylor, una director statunitense che deve la sua fama internazionale in special modo al suo meraviglioso tributo alla pittrice Frida Kahlo. Nel 2007, la Taylor, realizza una visionaria opera rock ricalcata sui celebri brani dei Beatles, stiamo parlando di Across the Universe, della quale impossibili da dimenticare sono le fragole che colano sangue inchiodate ad un quadro, riconducibili ad un esplicito riferimento e un tributo al famoso film Fragole e sangue che racconta la vicenda di due ragazzi coinvolti negli scontri degli studenti con la Guardia Nazionale ai tempi della protesta contro la guerra nel Vietnam.
Convinta di trovare di li a poco qualche opera di Liliana Cavani o di una delle due Comencini, piuttosto che la più gettonata Sofia Coppola mi imbattei con stupore in una regista britannica che nel 1995 attirò su di sé l’attenzione internazionale con la strampalata commedia A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar e che nel 2004 diresse un film che molti di voi, in special modo le donne, avranno gustato almeno una volta nella vita, stiamo parlando di Che pasticcio, Bridget Jones! e la regista in questione è Beeban Kidron.
Ed ecco a pochi passi dalla cassa, scorgere con immensa gioia e giustificata commozione lei, una scrittrice di incommensurabile talento, una delle penne femminili americane più amate in assoluto, una sceneggiatrice che ha donato al mondo una delle immagini più comiche e sensuali della cinematografia Hollywoodiana, una regista donna innamorata delle donne e desiderosa di sterminare dallo schermo quei personaggi femminili bidimensionali capaci solo di piangere ed innamorarsi. Stiamo parlando della figlia e sorella d’arte Nora Ephron, compianta dal popolo cinematografico internazionale ed in special modo dal suo fedele pubblico femminile, defunta nel 2012 per una polmonite causata dalla leucemia con la quale stava convivendo da tempo.
Il nome probabilmente non vi dirà niente, ma i suoi lavori come regista e sceneggiatrice non saranno sicuramente nuovi alla vostra memoria.
È lei la sceneggiatrice di Harry ti presento Sally, Silkwood ed Heartburn, tradotto in Italia in Affari di cuore. Una sceneggiatura quest’ultima che nasce prima come romanzo, ma ancor prima come storia vera, la sua storia vera, la drammatica esperienza vissuta con il secondo marito, Carl Bernstein, meglio ricordato come uno dei reporter dell’inchiesta sul Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon. Quando Nora era incinta del loro secondo figlio, il marito la tradì con un amica comune e lei invece di piangersi addosso, seguì fedelmente il consiglio di sua madre, sceneggiatrice come lei, che le diceva sempre con freddezza: “Ogni avvenimento, bello o brutto, è materia su cui scrivere e da cui trarre ispirazione”.
Ed ecco Nora Ephron, una grande donna che viveva le sue disavventure ed i suoi successi ripetendosi quello che più di una volta rivelò essere il suo motto: “Cerca di essere l’eroina della tua vita, non la vittima”, una grande scrittrice ma anche una grande direttrice dell’orchestra cinematografica, una grande regista che per quanto piccina possa sembrare affiancata ai grandi big del grande schermo, seppe arrivare più di altri nel cuore delle persone, in special modo delle donne, regalando loro film come Insonnia d’Amore e C’è posta per te, entrambi interpretati da Meg Ryan e Tom Hanks, Vita da Strega con Will Farrel e Nicole Kidman, Julie & Julia con la fantastica Meryl Streep. Quest’ultimo, forse il meno conosciuto fra I citati è un film dai fortissimi toni femminili, tratto da un libro autobiografico, che segue in parallelo le esistenze di due personaggi che pur vivendo in contesti e periodi storici completamente differenti hanno moltissimo in comune come l’amore per la cucina.
La Ephron resterà sempre la regina della commedia a lieto fine ed una delle donne più influenti nel mondo dello spettacolo e della cultura americana. Amata ed ammirata per le sue impeccabili rappresentazioni di tipi umani contemporanei simili a tutti noi. Saranno citate le sue battute, saranno dedicati i suoi aforismi, saranno letti i suoi libri e adorati i suoi film. Sarà raccontata nei libri come una di quelle donne che nel Cinema ce l’hanno fatta.
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!