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Senigallia, insufficienti gli aiuti delle banche per gli alluvionati

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Senigallia sott'acqua per l'alluvione del 3 maggio 2014

Ancora i cittadini alluvionati stavano spalando nelle proprie abitazione e nelle aziende colpite dai tragici eventi del 3 maggio scorso, ed il sottoscritto in maniera informale, ma in ogni caso decisa, si rivolgeva al sindaco chiedendo un suo impegno forte per cercare di sensibilizzare con forza le banche locali e nazionali, al fine di porre in essere interventi finalizzati al credito agevolato e la sospensione dei mutui.

Due interventi fondamentali per garantire la rinascita della città, in un momento come questo, in cui le finanze pubbliche sono ridotte all’osso e la effettiva possibilità di ottenere un risarcimento dallo Stato diviene sempre più difficile ed in ogni caso la tempistica sarà sicuramente lunga e la procedura complessa.

Operare in sinergia con gli istituti di credito per garantire interventi di finanziamento agevolato, con tassi ridotti ai minimi e piani di rientro spalmati in più anni, rispetto agli ordinari, costituisce ancor oggi l’unico strumento effettivamente valido per la ricostruzione della città.

Ho sentito più volte, forse troppe volte, il nostro sindaco vantarsi di come la città pubblica sia stata ripristinata in tempi brevi, di come le strade siano state ripulite, di come la città abbia potuto affrontare la stagione turistica presentando il proprio volto migliore, ma troppe poche volte ho sentito il nostro primo cittadino soffermarsi sulla tragica situazione delle aziende e delle abitazioni private, quasi come se il compito dell’amministrazione comunale fosse solo quello di garantire la pulizia delle strade e non anche quello di prendersi cura di chi oggi non ha più nulla o quasi.

La città è pulita, ma le case private sono purtroppo ancora vuote, puzzolenti e umide. Certo ci sarà anche qualcuno che ha dato fondo ai propri risparmi personali, ma oggi, con la crisi economica che sta attanagliando il paese e la nostra città, molte persone si sono per ora arrangiate alla meno peggio, prendendo in prestito da amici e parenti i beni essenziali per la sopravvivenza dentro abitazioni chiaramente insalubri.

E passi la stagione estiva, dove si cerca di stare il più possibile fuori casa, tempo permettendo, ma ora ci avviamo velocemente alla stagione invernale ed i disagi inizieranno a farsi sentire ancora più fortemente, quando i nostri concittadini saranno costretti a stare rinchiusi in abitazioni che poco hanno a vedere con le loro vecchie e dolci case, ma saranno umidi luoghi con pochi ed improvvisati mobili e utensili.

Ebbene, all’appello del sindaco e dell’amministrazione comunale di aprire i cordoni della borsa per aiutare le famiglie e le imprese i nostri istituti di credito non hanno risposto come ci saremmo dovuti e potuti aspettare.

I finanziamenti per i c.d. alluvionati hanno pur sempre tassi ben distanti dallo zero ed i piani di ammortamento rimangono fermi su tempistiche tradizionali 5-6 anni al massimo, il che vuol dire che per ottenere 10.000 euro, i nostri concittadini dovranno pagare al mese circa 200 euro per 5 anni. E con 10.000 euro si fa ben poco, quando c’è da ricomprare tutto e si devono sistemare porte, intonaci ed infissi. Per di più serve sempre la busta paga a garanzia ed il cud. E 200 euro al mese, aggiunti al mutuo o ad altri finanziamenti in essere o se si è pensionati o disoccupati rappresentano i soldi per mangiare, tolte le bollette, le spese fisse e le tasse che sono state solo in qualche caso prorogate, ma mai assolutamente eliminate.

Per non parlare delle aziende, nei confronti delle quali il sistema creditizio è già da tempo in forte chiusura e che l’alluvione non ha minimamente modificato positivamente.

Per quanto riguarda la sospensione dei mutui, è stato necessario l’art. 11 dell’Ordinanza n. 179 del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, che prevede il termine della sospensione al 31 dicembre 2014, ma ciò è assolutamente insufficiente: alcuni al 31 dicembre non avranno nemmeno ritinteggiato casa e dovranno riiniziare a pagare le rate.

Lo sappiamo che il sindaco è una autorità politica che non ha potere verso le banche, ma vorremmo sapere con quale forza e con quale capacità persuasiva il nostro sindaco si sia mosso verso le autorità regionali (Presidente della Regione e Capo della Protezione Civile) e verso le autorità bancarie, con l’ABI in testa, per risolvere e correggere questo tipo di andazzo, come al solito troppo attento agli interessi del credito bancario e ben poco a chi oggi soffre e rischia di non avere nulla come prima del 3 maggio.

Commenti
Solo un commento
Alberto Diambra
Alberto Diambra 2014-09-22 10:52:23
Il COMITATO PEEP MISA,si associa a quanto molto esaurientemente esposto, ma,a quanto le opere per ripristinare almeno parzialmente,la sicurezza idrogeologica della città?E,per quale motivo non ci si attiene a quanto disposto dalle leggi vigenti nell'approvare e far realizzare opere che aumentano il pericolo per chi abita nelle zone perimetrate PAI R4 con argini che sono divenuti invisibili?
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