Libera professione intramoenia in Area Vasta, FSI contro nuove regole
L'ipotesi sottoscritta tra sindacati e Asur non piace a tutti: "favorisce la sanità privata"
La FSI (Federazione Sindacati Indipendenti) non concorda con l’ipotesi di accordo sottoscritta il 6 agosto 2014 tra sindacati ed Area Vasta 2 sulla libera professione intramoenia (Alpi).
“Ad oggi – spiega il sindacato FSI – nelle varie ex zone territoriali alcune attività che sono state “eliminate” dai Lea (Livelli essenziali di assistenza), quindi escluse dall’attività ordinaria, vengono erogate solamente in regime di libera professione intramoenia.
L’applicazione dell accordo, oltre alle problematiche enunciate nel comunicato stampa che segue (di cui la piu grave è l’allungamento ulteriore dei tempi di attesa) porterà al completo abbandono di dette attività, costringendo l’utenza a doversi rivolgere alla sanità privata”.
Il Comunicato stampa FSI
La segreteria territoriale della FSI non concorda con l’ipotesi sottoscritta in data 6 agosto 2014 sulla libera professione.
Oltre al mancato rispetto dell’autonomia alle professioni del comparto della sanità l’applicazione dell’accordo in questione risulterà lesivo dei diritti dei cittadini assistiti.
Ma “l’assurdità più assurda” dell’intero impianto è l’ipotesi che con questo sistema si ponga un limite all’Alpi a favore dell’attività istituzionale! Vero è invece che con questo accordo si porranno limiti… ma a favore della libera professione extramoenia e della sanità privata.
Considerando che l’Alpi, ad oggi, è l’unico strumento riconosciuto per ridurre i tempi di attesa delle prestazioni (senza agire sulle tecnologie e sull’aumento di personale), senza costi per l’azienda e fiscalmente trasparente, non riusciamo a comprendere l’accanimento verso una sua limitazione.
Concordiamo con una sua regolamentazione, volta alla tutela dell’utenza, dei lavoratori e delle aziende pubbliche; ma siamo consapevoli che una sua limitazione porterà all’allungamento esponenziale delle liste di attesa per le prestazioni istituzionali (chi non si rivolgerà più al sistema libero professionale intramoenia o si recherà dalla sanità privata o graverà sulle già lunghe liste di attesa istituzionali).
Non si ritrovano nel testo dell’accordo i principi di tutela e trasparenza richiesti dalla legge 189/2012 (ex dl Balduzzi) ma al loro posto trovano spazio due obiettivi congiunti dichiarati dall’Area Vasta 2 ed i sindacati firmatari:
– i tempi di attesa delle attività svolte in regime pubblico di s.s.n. non siano superiori a quelle delle attività svolte a pagamento in libera professione (chi pagherebbe di più per avere lo stesso trattamento negli stessi tempi?).
– il tetto delle prestazioni rese a pagamento in libera professione non superi il numero delle prestazioni rese in regime pubblico di s.s.n. (dipende da quante prestazioni il s.s.n. eroga, e soprattutto se eroga ancora quel tipo di prestazione, vedi riduzione Lea regionali).
Quindi il cittadino non troverà più nel servizio pubblico, neppure a pagamento ridotto e controllato, alcune prestazioni oggi escluse dai Lea regionali; venendo di fatto costretto a rivolgersi al mercato privato!.
Questi gli obiettivi siglati dagli stessi che hanno discusso e definito i livelli minimi assistenziali, quegli stessi che hanno dato vita ad un fondo di assistenza sanitaria integrativa (san.arti) in cui vengono rimborsate le visite fatte in regime di s.s.n. (ticket) o in strutture convenzionate (non quindi in libera professione intramoenia), anche extra Lea!. Alla faccia del conflitto di interessi.
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