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Costanza Monti Perticari: bella, poetica e travolta dal gossip

A suo marito Senigallia ha intitolato il liceo: il Musinf ora la ricorda

Costanza Monti Perticari

Sabato 16 agosto il pittore ed incisore Natale Patrizi ha incontrato il prof. Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf e coordinatore della raccolta dei dipinti di Natale Patrizi al palazzo Cassi di S. Costanzo.

Al centro dell’incontro è stata la preparazione di un portfolio, che ha lo scopo di proporre la riedizione del poema in due canti, intitolato “L’origine della rosa”, della poetessa Costanza Monti Perticari.

L’edizione si avvarrà delle illustrazioni di Natale Patrizi, che ha pensato, dato il tema mitologico del poema, al soggetto delle ninfe, che ha più volte rappresentato. Figlia di Vincenzo Monti e moglie di Giulio Perticari, un letterato cui Senigallia ha intitolato il suo liceo classico, Costanza Monti lega la sua solida fama di poetessa al poema in due canti ”L’origine della rosa”. Il testo del poema, che sarà pubblicato in settembre dal Musinf in collaborazione con Il centro Beni culturali di Palazzo Cassi è quello di un’edizione del 1860, stampata da Felice Le Monnier, resa anche internazionalmente nota dall’Harvard College library in quanto appartenente al fondo del prof. Bennet Hubbard Nash.

“Ho avuto occasione di acquistare una copia di questa edizione del 1860” ha detto il prof. Bugatti “e la esporrò nei prossimi giorni al Musinf. Ho pensato alla riedizione illustrata da Natale Patrizi perché la sua raccolta permanente di opere è ora a Palazzo Cassi e perché il tema mitologico delle ninfe gli è caro”.

La vita di Costanza Monti è davvero un romanzo o un buon soggetto per un film drammatico e avventuroso. La poetessa ed appassionata patriota nasce a Roma nel 1792 da Teresa Pikler e da Vincenzo Monti, allora considerato il più grande poeta italiano. All’epoca della nascita di Costanza il Monti soggiornava alla corte di Pio VI, il papa Braschi di Cesena. A cinque anni, la piccola Costanza è affidata agli zii di Maiano perché il padre, diventato giacobino, deve fuggire per il pericolo di essere arrestato dai papalini. Costanza studia a Ferrara presso il collegio delle Orsoline, e giunta in età da marito si segnala come “un miracolo di bellezza”, ma anche di cultura perche conosce il greco, il latino, la storia, la geografia e le scienze. Suona, canta, dipinge, scrive poesie, conosce le lingue moderne. Brillante e piena di spirito conquista gli artisti e i letterati che frequentano il salotto milanese del padre.  Il suo primo intenso amore con un giovane letterato, esule greco viene contrastato dalla madre. Quindi  è promessa al ricco conte trentatreenne pesarese Giulio Perticari, di cui nel giugno del 1812, a vent’anni,  diventa sposa.

Si trasferisce a Pesaro nel palazzo del marito dove, bene accolta dalla suocera, gestisce un salotto frequentato dall’elite dell’alta società marchigiana e romagnola. Giacomo Leopardi raccontava come gli uomini si infiammassero davanti alla fiorente bellezza di Costanza, al suo irresistibile fascino, mentre donne la guardavano con malcelata invidia, perché oscurava tutte per intelligenza e per grazia. Al contrario pare che il marito preferisse riservare le sue attenzioni alle contadine dei suoi poderi. La giovane contessa viene travolta dal gossip anche se respinge con fermezza tutti gli spasimanti, professa idee patriottiche, coltiva amicizie illustri con donne famose come Madame de Stael e Cornelia Rossi Martinetti e frequenta artisti celebri come Rossini. Costanza si dedica con continuità allo studio: scrive poesie e un commento sulla Divina Commedia. Inventa ricette,  segue le novità della moda e, da fervente cattolica, prega e trova conforto nella fede. Nel 1820 il conte Perticari si ammala gravemente e si ritira a  S. Costanzo, ospite del cugino conte Cassi. E’ curato in extremis amorevolmente dalla moglie. Dopo la morte del marito (1822) ben circolarono sul conto della vedova maldicenze fino alle calunnie che la volevano come l’artefice indiretta della morte del marito. Le malelingue continuarono imperterrite a emettere le loro calunnie fino ad accusare Costanza come adultera, avvelenatrice, persino infanticida e ladra. Si scrissero libelli anonimi, distribuiti ad arte, dove si definisce Costanza “di indole più ferina che umana, rea femmina, scellerata, indegna moglie, scaltra vedova, novella Rosmunda, barbara figlia di Vincenzo Monti”.

Anche i genitori di Costanza, travolti da  questo mare di calunnie, finirono per credere alla vita dissoluta della figlia. Fu la madre che riuscì a convincere il celebre padre, ormai malato e quasi cieco, a non ricevere più la figlia nella loro dimora. Costanza rispose a tutte le infamie scegliendo il silenzio e rifugiandosi nella sua fede religiosa. Non si risposò. In cerca di pace la vedova Perticari ritornò nell’amata casa di Maiano ed fu ospite a Lugo di Romagna dei cugini Manzoni. In seguito dimorò a Milano nella casa del padre, caduto in disgrazia in una città ritornata sotto il governo degli austriaci, dopo che il poeta aveva cantato la restaurazione e la repubblica. Nel 1828 Vincenzo Monti morì confortato dalla figlia che, durante la malattia, lo aveva assistito per mesi con amore filiale, lo stesso  amore che anni dopo le fece soccorrere e confortare, negli ultimi giorni di vita, anche la madre, che pure  era apparsa incapace di darle un vero sentimento d’amore. Dopo varie peregrinazioni Costanza, a quarantaquattro anni, sola e con pochi mezzi, lasciò anche la Romagna, la sua Maiano. Ritornò a Ferrara, nel collegio delle Orsoline dove insegna italiano e storia alle allieve del convento. Il 7 settembre 1840 finisce i suoi giorni, stremata da un male incurabile al seno. Oggi la travolgente bellezza di Costanza ci è tramandata da un ritratto di Filippo Agricola conservato presso la Galleria d’arte moderna di Roma dove la  poetessa e patriota è effigiata assieme ai libri, che le furono tanto cari.

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